L'ANALISI
21 Dicembre 2025 - 05:00
La premiazione dei tre ragazzi vincitori delle borse di studio alla memoria di Maria Vailati Checchi ed Enrico Checchi
Siamo alla vigilia di Natale e questi giorni possono essere l’occasione per una riflessione sui valori della vita e sui rapporti quotidiani con gli altri per chi vuole andare oltre il ‘rito laico’ dei regali e un generico ‘vogliamoci bene’ per poi tornare a essere, dal giorno dopo, il solito egoista di sempre.
«Tutti noi desideriamo questa pace per le nazioni ferite dai conflitti, ma ricordiamoci che la concordia e il rispetto iniziano dalle nostre relazioni quotidiane, dai gesti e dalle parole che scambiamo in casa, in parrocchia, con i compagni di scuola e di sport».

Lo ha detto papa Leone ricevendo in udienza i ragazzi dell’Azione Cattolica, poi esortati così: «Prima della notte di Natale, pensate a una persona con la quale fare pace. Sarà un regalo più prezioso di quelli che si possono comprare nei negozi, perché la pace è un dono che si trova, davvero, solo nel cuore».
Chissà come queste parole sono risuonate nella mente del quattordicenne Marco Grimaldi, che giovedì ha ricevuto a Cremona una delle tre borse di studio Vailati-Cecchi destinate agli studenti capaci di coniugare eccellenza scolastica e valori civili.
Lui lo scorso anno frequentava la 2ª B della primaria di secondo grado Benvenuti di Bagnolo Cremasco.
Il giovanissimo Marco ha ricevuto il premio «per aver dimostrato impegno serio e costante, autonomia organizzativa e capacità di riflessione critica», e per essere diventato «punto di riferimento anche nella gestione delle dinamiche di classe».
In sostanza, si è rivelato «una figura capace di fare la differenza nei contesti in cui vive, per valore umano e consapevolezza».
A modo suo un pacificatore quindi.
Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda gli altri premiati. Melissa Pillone, 13enne l’anno scorso frequentava la 1ª A della secondaria di primo grado di Vaiano Cremasco al Rita Levi Montalcini di Bagnolo Cremasco. Si legge nella motivazione: «Un’alunna gentile, autentica e di esempio per i compagni, con un impegno costante in tutte le discipline», nonché «brillante nel percorso scolastico» e con il sogno di diventare magistrato.
Premiato anche il giovanissimo Mattia Bervicato, di appena 8 anni, alunno della 1ª B della Primaria Bianca Maria Visconti di Cremona. Mattia «ha partecipato con spontaneità e coinvolgimento a tutte le attività educativo-didattiche». Nonostante la perdita del padre, avvenuta nel 2024 a causa di un incidente stradale, non si arrende, e «continua a vivere la quotidianità con sorriso ed entusiasmo». In ambito familiare si prende cura del fratello maggiore disabile. Il tutto a soli otto anni, è bene sottolinearlo.
Questi ragazzi hanno dato grandi lezioni agli adulti. C’è da sperare che possano fare scuola in un mondo in cui la voglia di potere prevale sul senso del dovere e dove domina l’egoismo perdendo l’attenzione per il rispetto degli altri, una realtà dove trovano poco posto concetti come umiltà, solidarietà, empatia, rapporti umani: sentimenti positivi sostituiti da concetti algidi come utilità e calcolo. Fortunatamente, spesso e felicemente, ci ritroviamo a narrare fatti che vanno in senso opposto, che danno speranza.
L’ultimo in ordine di tempo è quello raccontato giusto ieri. Accade alla Coim di Offanengo, dove direzione e dipendenti si sono autotassati per andare in soccorso alla cooperativa Lo Scricciolo di Fiesco, che fornisce servizi a persone con disabilità e alle loro famiglie. Questo — come altri — è un esempio di buone pratiche; ma è inutile nascondere che, per lo più, viviamo in una società che perde di vista i valori fondamentali dell’essere umano, come la dignità, l’empatia, la libertà e la cura per l’altro, per privilegiare logiche puramente economiche, tecnologiche o di potere, con il rischio di diventare fredda, disumanizzante, e sacrificare la persona sull’altare del mercato o della sicurezza, portando a una crisi dei legami sociali e della stessa libertà individuale.
«Anche nei luoghi in cui rimangono soltanto macerie e dove la disperazione sembra inevitabile, proprio oggi troviamo chi non ha dimenticato la pace» — ha ricordato il pontefice giovedì, Giornata mondiale per la pace —. La pace di Gesù risorto è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali. Di questa novità i cristiani devono farsi, insieme, profeticamente testimoni, memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici». Un appello che, benché dedicato alle nazioni in guerra, può essere allargato anche alla sfera della vita quotidiana.
Quante volte abbiamo preparato guerre private? Quanto spesso abbiamo anteposto alla gentilezza e all’umanità la protervia dell’egoistico interesse privato? Nei grandi come nei piccoli fatti quotidiani. Erich Fromm (1900-1980) ci ha ricordato che «l’egoismo è una forma di avidità». E che come ogni forma di avidità, «è insaziabile, per cui non c’è mai una vera soddisfazione».
Come sempre, la sapienza antica può guidarci perché, come ha efficacemente riassunto il filosofo romano Marco Tullio Cicerone, non nobis solum nati, non siamo soltanto per noi. In particolare, Fromm, psicoanalista umanista, analizza la contrapposizione tra la vita basata sull’avere, cioè possesso e alienazione, e quella che si fonda sull’essere, il cui caposaldo è l’autenticità. Una visione capace di offrire all’individuo e alla società la possibilità di realizzare un nuovo e più profondo umanesimo.
Proviamo per un attimo a pensare a tutto ciò. E arriviamo a delineare una società che perde di vista i valori fondamentali dell’essere umano sia a livelli alti, quelli dei poteri nazionali e internazionali, così come nella relazioni individuali. Chi può auspicare o accettare tutto ciò? Riflessioni, quelle di oggi, che certamente molti dei nostri lettori avranno già fatto e che forse ne indurranno altri a imitarli. La speranza è proprio questa.
A tutti, comunque, vadano i migliori auguri di Buone feste dell’editore de La Provincia di Cremona e Crema e dell’intera redazione.
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