L'ANALISI
12 Dicembre 2025 - 19:08
CREMONA - La promessa di incontrare gli studenti del Torriani Gino Cecchettin l’aveva fatta mesi fa, durante una fiera Didacta quando, incontrando la preside, Simona Piperno, aveva esteso ancora una volta la sua solidarietà all’istituto per gli attacchi subiti (il manifesto imbrattato, la scritta Itis Femminismo Tossico, ndr) in conseguenza del forte impegno dimostrato nelle iniziative contro la violenza sulle donne.
Oggi in un collegamento dalla Fondazione Cecchettin con le due aula magne del Torriani, sede centrale e sede associata, Cecchettin raffreddato e non in perfetta salute ha subito rotto il ghiaccio ringraziando: «Grazie per avermi accolto, è una responsabilità enorme parlare a voi, ma è anche una speranza, so che questa generazione può cambiare il modo di vivere le relazioni».

Ha subito dichiarato lo scopo del suo impegno di testimonianza: «Quell’11 novembre si è spezzato tutto, Giulia è stata uccisa da chi doveva amarla e aveva un’idea sbagliata dell’amore e della libertà delle persone. Come è possibile? La missione che ci siamo dati con la Fondazione, partendo da questa storia dolorosa, è di salvare vite incontrando gli studenti».
A Singh Dijeet di seconda meccanica che gli chiede come abbia potuto controllare le emozioni vendicative, Gino ha spiegato che, anche se si fosse vendicato non sarebbe cambiato niente. Nessuno avrebbe potuto restituirgli Giulia.
A Matilde che gli ha domandato come abbia reagito, durante il processo, quando fu detto che le 75 coltellate furono inflitte per inesperienza e non per cattiveria, Gino ha risposto, con una pacatezza e una profondità disarmante, che a lui non interessa giudicare, che si fida della legge e della giustizia per il patto sociale in cui vive.

Ad Anna della seconda liceo sportivo che ha domandato dove trovi la forza di andare avanti ha risposto che è sostenuto dall’amore smisurato per i suoi due figli e anche dall’amore per Giulia.
In chiusura, Maxim di seconda Scienze Applicate si è avvicinato al microfono semplicemente per chiedere a Gino: «Volevo sapere, lei, adesso, in questo momento, come sta, come si sente?». È stato un attimo di forte empatia. Gino ha ringraziato. «Sto abbastanza bene, amo i miei due figli e il mio lavoro di elettronico, ho degli hobby, a parte i malanni di stagione non mi posso lamentare, ti ringrazio per il tuo interesse, fa bene al cuore, dimostra una cura, una vicinanza reale nei miei confronti».
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