L'ANALISI
09 Dicembre 2025 - 05:00
CREMONA - Lo spettro dell’usura sulle aziende cremonesi, in particolare le piccole attività, comprese quelle artigianali. Aumenta del 2% il numero di imprese che rientrano nella categoria delle ‘affidate con sofferenze’, ovvero che risultano insolventi. Lo certifica la Cgia di Mestre in un recente studio. In città e provincia erano 571 nel 2024, sono saliti a 582, dato aggiornato alla fine di giugno di quest’anno, con un incremento di 11 unità. La percentuale di incremento pone il territorio è al 65esimo posto nazionale, in una graduatoria che vede al primo posto la provincia di Grossetto, dove le aziende considerate a rischio usura sono aumentate di quasi il 21%. Poi Arezzo, con il +18,7% e Siena (+17,2%).
«Siamo entrati nel periodo delle festività natalizie e, come ogni anno, aumenta il rischio di usura. Nelle settimane che precedono il 25 dicembre, infatti, molte famiglie italiane ricorrono al credito al consumo, prestiti personali, dilazioni di pagamento, ‘buy now, pay later’ e rateizzazioni, per far fronte alle spese legate ai regali e ai consumi natalizi – chiariscono dal centro studi della Cgia –: un incremento delle spese coinvolge anche gli artigiani e i piccoli commercianti che, a differenza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non dispongono né di entrate certe né della tredicesima mensilità».

In altre parole, le festività generano pressioni sociali, regali, cene, doni e impegni percepiti spesso come ‘necessari’, anche a chi si trova in difficoltà economiche. «Tale situazione induce molte persone a ricorrere a prestiti per non deludere le aspettative, determinando un aumento dell’accesso al credito che frequentemente assume anche forme illegali». Le abitudini sociali, le consuetudini e le tradizioni hanno insomma un peso specifico importante e vengono considerate un fattore di rischio.
«Una recente indagine commissionata da Facile.it a mUp Research – prosegue il report – ha rilevato come nelle settimane scorse 800mila italiani hanno dichiarato di aver utilizzato il credito al consumo per acquistare i regali del prossimo Natale tramite finanziamenti o prestiti personali. È opportuno chiedersi: tutti hanno rivolto la propria richiesta a banche o istituti finanziari ufficiali, oppure alcuni hanno cercato sostegno presso amici o semplici conoscenti, accettando offerte potenzialmente rischiose?».

Dalal Cgia segnalano come siano «in aumento le aziende insolventi, in particolare nel Mezzogiorno. Se osserviamo l’andamento delle insolvenze scorgiamo un ulteriore segnale di difficoltà che attanaglia tante piccolissime imprese. Dopo la contrazione registrata nel periodo Covid, da due anni le aziende con sofferenze sono tornate ad aumentare. Al 30 giugno 2025 il numero complessivo ha sfiorato le 122mila unità (+3,6% rispetto allo stesso periodo del 2024)».
La ripartizione territoriale più a rischio è il Mezzogiorno: qui si contano 42.032 aziende in sofferenza (pari al 34,5% del totale) con un incremento percentuale rispetto l’anno prima del 6,3%. Seguono il Nordovest con 29.780 imprese (24,4% del totale), il Centro con 29.725 (24,4% del totale) e infine il Nordest con 20.431 (16,8% del totale).

«Questa platea di cattivi pagatori – prosegue l’indagine della Cgia – è costituita in massima parte da lavoratori autonomi, artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono ‘scivolati’ nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. Ricordiamo che, per legge, questa classificazione impedisce a questi operatori economici di accedere a un nuovo prestito. Pertanto, se vogliono accedere al credito non hanno alternative: devono ricorrere a forme alternative al sistema bancario. Con tutti i rischi e i pericoli che ciò comporta.
In merito anche al rischio usura, di recente lo stesso prefetto Antonio Giannelli aveva lanciato un monito: «Bisogna porre attenzione alle storie di successo, alle aziende che arrivano a gestire e investire rilevanti quantità di denaro nell’arco di poco tempo o che fanno registrare uno sviluppo vertiginoso. Dobbiamo alzare l’attenzione anche per tutelare la stragrande maggioranza degli imprenditori che operano nel pieno rispetto delle regole, che non accettano finanziamenti a tassi bassi, non legati alle banche, e altre situazioni non chiare».
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