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LA MORTE DI ELISA

«La verità non ci toglie il dolore»

Parla Laura Conzadori, sorella della 34enne di Pizzighettone travolta dal treno a Maleo. Dopo la sentenza del giudice civile dice: «Il nostro obiettivo era un riscontro dei fatti»

Elisa Calamari

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05 Dicembre 2025 - 05:25

«La verità non ci toglie il dolore»

a Conzadori abbracciata dalla sorella Laura

PIZZIGHETTONE - Ciò che il procedimento penale ha sempre negato, ovvero la responsabilità di Rfi nel drammatico incidente che il 15 agosto 2020 è costato la vita alla 34enne Elisa Conzadori, è stato invece riconosciuto dalla sentenza del tribunale civile di Lodi. Per la famiglia della pizzighettonese «è finalmente emersa la verità, ma nulla può lenire il nostro dolore».

A parlare, all’indomani della decisione del giudice Ada Capello, è Laura Conzadori, che porta sempre al collo l’immagine dell’abbraccio con la sorella. Dice di provare una sorta di senso di colpa. «Non so come spiegare la sensazione di queste ore – spiega –. Da una parte c’è soddisfazione perché finalmente qualcuno ha fatto una ricostruzione sensata di quanto avvenuto cinque anni fa: Elisa non ha e non può avere avuto colpe, come invece lasciava intendere l’assurda perizia Romaniello e come si ipotizzava anche nell’atto di archiviazione. Accanto a questo senso di giustizia, provato di fronte all’affermazione della verità che in questi anni è stata purtroppo nascosta in ogni modo, c’è però una quantificazione economica che, appunto, quasi mi fa sentire in colpa. So bene che è la legge a prevedere il risarcimento per i familiari delle vittime ed è giusto che ciò avvenga, ma nessuna cifra ci restituirà Elisa e questo vorrei che fosse chiaro. Il nostro obiettivo principale non è mai stato il risarcimento. Lo è invece, ancora oggi, ristabilire la verità. Questa sentenza finalmente lo ha fatto e ciò che mi auguro è che possa portare anche ad una riapertura del procedimento penale: io non mi arrendo».

Oltre al coinvolgimento dei politici, locali e non, la famiglia sta valutando tutte le strade possibili per non fare spegnere i riflettori sul caso. Ancora di più ora che una sentenza civile ribalta completamente, e contraddice, l’archiviazione del procedimento penale.

Laura sottolinea che Capello ha dato il giusto peso anche ai testimoni, che non hanno mai ritrattato. Anzi: hanno ribadito sempre di avere visto la sbarra del passaggio a livello alzata all’arrivo del convoglio che ha travolto la vettura della 34enne. «Nella causa civile sono stati giustamente ritenuti credibili, mentre nel procedimento penale la loro parola è stata considerata quasi pari a zero – commenta la sorella della Conzadori –. Insomma, sono state smentite in modo incisivo le schifezze degli anni scorsi, sostenute talvolta anche con mezzi meschini». Capello, infatti, contraddice il perito del pm, facendo riferimento proprio alle dichiarazioni testimoniali, ma anche alla relazione dell’altro consulente. Il giudice ritiene «provato che Elisa Conzadori attraversasse i binari con la semibarriera alzata in assenza di segnali acustici o luminosi accesi». Quella sbarra alzata l’hanno vista in cinque, ma solo ora sono stati considerati.

Come già riferito lo scorso agosto, Laura ha iniziato a parlare della sorella con uno scrittore: c’è l’idea, ancora in fase embrionale, di scrivere un libro. Perché al di là delle aule di tribunale, chi ha voluto bene ad Elisa non si stancherà mai di raccontare la verità.

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