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L'INTERVISTA

«Il Campiello? Ne sono molto onorata»

Primella Zignani racconta il suo libro ‘Sorelle non si nasce’. Il romanzo d’esordio esplora temi delicati e riflessioni personali, mentre l’autrice lavora già al secondo libro

Elisa Calamari

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03 Dicembre 2025 - 12:02

«Il Campiello? Ne sono molto onorata»

La copertina del libro. Primella Zignani seduta fra la figlia Chiara e Giancarlo Bissolotti

PIZZIGHETTONE - Candidata al Premio Campiello 2026 dalla casa editrice Bré edizioni, Primella Zignani racconta il suo amore per la lettura che l’ha portata a scrivere. Prima si è dedicata al fantasy e poi al romanzo d’esordio Sorelle non si nasce, firmato con lo pseudonimo Catherine Moore. Sta già lavorando ad un secondo libro di narrativa e dice di non avere aspettative in merito al prestigioso riconoscimento letterario: «Ciò che conta, per me, è il parere dei lettori».

Primella, ci parli del suo primo romanzo.
«Mi piace mischiare i generi e l’idea di questo libro risale a sette anni fa. Poi è morta mia madre e mi sono fermata. Nel frattempo ho scritto di altro, fino a quando tre anni fa l’ho ripreso in mano e in parte stravolto. Alla fine, quando mi è sembrato un buon lavoro, l’ho inviato a quattro case editrici e due mi hanno risposto quasi in contemporanea. Ho scelto quella con le recensioni migliori e il romanzo è uscito nelle librerie ad aprile. Non è un racconto autobiografico, ma inevitabilmente qualche elemento è tratto dal vissuto. Questo romanzo, però, più che di personaggi parla di argomenti importanti. Dalla tossicodipendenza all’aborto, tanto per citarne alcuni. Ci sono pochi dialoghi e poche descrizioni, perché ho dato più spazio alla parte introspettiva: è un viaggio nei ricordi di una persona che fa un’esame di coscienza delle sue azioni e, col tempo, capisce che quello che le era sembrato giusto una volta non è più giusto dopo».

Com’è il riscontro?
«Molto buono: coloro che mi hanno ricontattato mi hanno detto che grazie al libro hanno riflettuto sulla loro vita. Questa è la cosa più bella che potesse succedermi, è ciò che volevo».

Come ha reagito alla candidatura al Campiello?
«Ne sono onorata, ma non nutro particolari aspettative perché so che ci saranno molte candidature. Una prima scrematura ci sarà a marzo, poi ce ne sarà una seconda per arrivare infine alla cinquina. Il mio obiettivo comunque non è il riconoscimento letterario».

Come mai ha scelto di usare uno pseudonimo?
«Perché ritengo che un libro, proprio come un’opera d’arte, non debba essere legato al nome di chi l’ha scritto. É qualcosa che ha vita sua, che diventa di tutti. Anche quando scrivevo di fantasy usavo uno pseudonimo. Per questo romanzo ho scelto Catherine perché è dedicato a mia madre, che si chiamava Caterina».

Progetti futuri?
«Ho quasi completato la stesura del secondo libro di narrativa, che anche stavolta sarà un miscuglio di generi perché comprenderà storia e giallo. Prima di consegnarlo all’editore dovrò fare diverse revisioni, io sono una precisina. Faccio una scaletta, ma poi le mani vanno per conto loro...».

Cosa ama leggere?
«Di tutto, ma deve attirarmi la quarta di copertina. In ogni caso arrivo fino alla fine anche quando il libro nelle prime pagine non mi convince».

Ma c’è un libro o un’autore che le ha acceso la passione per lettura e scrittura?
«Pirandello, con ‘Uno nessuno e centomila’, fin dai tempi della scuola superiore».

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