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CA' DEL FERRO

Un progetto artistico trasforma due corridoi del carcere

Detenuti e Simona Angeletti firmano un intervento che cambia lo sguardo sugli spazi chiusi. Un laboratorio condiviso ha portato nuova energia visiva grazie a un percorso che ha unito tecnica, creatività e attenzione al dettagli

La Provincia Redazione

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03 Dicembre 2025 - 09:03

Un progetto artistico trasforma due corridoi del carcere

CREMONA - Il carcere si abbellisce con qualche nota di colore: due corridoi lunghissimi e completamente bianchi della Casa Circondariale di Cremona sono stati trasformati in un intervento pittorico di grande impatto visivo e simbolico. Il «maquillage» è stato realizzato da una squadra di detenuti sotto la guida dell'artista Simona Angeletti, selezionata tramite bando nazionale per guidare un laboratorio creativo rivolto a un gruppo di detenuti.

Per due settimane, Angeletti ha lavorato con un team di partecipanti accompagnandoli in un percorso che ha unito tecnica, estetica e consapevolezza del processo artistico. Il primo intervento ha dato nuova vita a un corridoio di oltre venti metri, trasformato in un bosco neopop: foglie, rami e linee morbide che aprono una via immaginaria in un luogo per sua natura chiuso e ripetitivo.

carcere

Il tratto riconoscibile de “lo Zoo di Simona” — questo il nome con cui Angeletti porta avanti da oltre trent'anni la sua attività — ha portato colore, ritmo e un cambiamento percettivo immediato dell'ambiente. «L'arte può restituire respiro anche dove sembra mancare — spiega Angeletti —. La mia ricerca parte proprio da qui: portare natura, simbolo e colore in luoghi che non li prevedono». Il secondo corridoio, più lungo e strutturato, ha seguito la stessa linea stilistica ma con un elemento aggiuntivo: un omaggio all'immaginario di TommyLab104, giovane artista neurodivergente noto per la sua comunicazione visiva diretta e iconica.

L'inserimento non è stato il tema principale del laboratorio, ma una «appendice poetica» che ha trovato spontaneamente spazio durante il percorso creativo. Il racconto di Tommy, partendo dal suo libro uscito nel 2025, ha toccato profondamente i partecipanti, che hanno voluto rappresentare alcuni elementi del suo linguaggio grafico come segno di vicinanza e riconoscimento.

«È stato sorprendente vedere come si siano sentiti coinvolti — continua Angeletti —. Hanno spiegato ai compagni chi è Tommy, perché i suoi disegni sono importanti, e hanno perfino creato schizzi da inviargli. Un esempio di come l'arte possa generare legami imprevisti». Il progetto ha valorizzato il contributo dei detenuti sia dal punto di vista tecnico (uso dei materiali, precisione, cura del dettaglio) sia da quello umano, generando un clima di collaborazione attiva e rispettosa.

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