L'ANALISI
28 Novembre 2025 - 17:24
Da sinistra Tamburiello, Della Giovanna, Canale, Iubini, Grossi, Bertoluzzo
CREMONA - Incontro pubblico nel pomeriggio di oggi (venerdì 28 novembre), nella Sala della Consulta di Palazzo Comunale, nel corso del quale sono stati illustrati e commentati gli esiti del progetto Creare sicurezza contro le truffe, promosso dal Settore Polizia Locale e dal Settore Politiche Sociali del Comune di Cremona, finalizzato a comprendere meglio il fenomeno delle truffe rivolte agli over 65 residenti in città, un segmento della popolazione in crescente aumento e spesso più esposto per fragilità e solitudine. Il progetto nasce all’interno di un percorso intersettoriale che da anni vede Polizia Locale e Servizi Sociali collaborare per rafforzare prevenzione, prossimità e tutela delle persone più vulnerabili.
“La ricerca, effettuata durante l'estate e presentata oggi, nasce dal bisogno di comprendere meglio il fenomeno delle truffe indirizzate agli over 65 residenti nella nostra città, una fascia della popolazione che sappiamo essere in crescente aumento e maggiormente esposta per fragilità e spesso per solitudine, mettendoci a disposizione una mole importante di informazioni utili per progettare, insieme alla comunità, oltre che naturalmente alle forze dell'ordine, interventi di prevenzione e sostegno più mirati ed efficaci”, ha dichiarato nel suo intervento introduttivo l’assessora alle Politiche Sociali e Fragilità Marina della Giovanna.
A seguire, nel portare il suo saluto alle numerose persone intervenute, l’assessore alla Sicurezza e Polizia Locale Santo Canale ha detto: “Le persone anziane rappresentano una delle categorie più fragili che la società ha il dovere di tutelare, per questo motivo l’attenzione al tema è alta e come Amministrazione promuoviamo attività di sensibilizzazione che hanno lo scopo di fornire consigli, semplici ma efficaci, nelle situazioni quotidiane che possono verificarsi per esempio nella propria abitazione, in banca o per strada. La mia raccomandazione rimane sempre quella di rivolgersi al numero unico di emergenza al primo sospetto, scongiurando sin da subito il rischio di essere raggirati”.
Dopo l’intervento del comandante della Polizia Locale, Luca Iubini, ha preso la parola la ricercatrice Alessandra Tamburiello che ha presentato i dati dell’indagine esplorativa fatta tramite survey su 130 persone over 65 residenti nel Comune di Cremona raggiunte utilizzando un campionamento non probabilistico a valanga con questionari somministrati con il supporto di Auser Insieme Città di Cremona.
Prima di tutto un accenno al contesto. Diversi studi dimostrano che l’esposizione alle truffe tra la popolazione over 65, spesso caratterizzata da condizioni di salute compromessa, solitudine o ridotta familiarità con strumenti digitali, aumenta la vulnerabilità a truffe e frodi. Le truffe ai danni degli anziani risultano difficili da quantificare a causa del numero oscuro, ovvero l’insieme dei reati non denunciati e quindi assenti nelle statistiche ufficiali. Vergogna, sfiducia e difficoltà nel riconoscere la truffa contribuiscono a una sottostima del fenomeno, limitando una comprensione completa della sua reale diffusione.
QUATTRO OBIETTIVI PRINCIPALI
Gli esiti dell’indagine hanno messo in evidenza che le truffe agli anziani sono un fenomeno sociale complesso, non solo criminale o economico. I canali più utilizzati sono il telefono e gli strumenti digitali, che favoriscono anonimato e ingegneria sociale. Forte è la presenza del numero oscuro in quanto la maggior parte delle truffe non viene denunciata. La mancata segnalazione è legata alla percezione che l’evento sia stato poco grave; inoltre la truffa genera sentimenti negativi ed effetti sociali quali rabbia, isolamento, perdita di fiducia, percezione di insicurezza.
I fattori di rischio principali sono la solitudine e l’isolamento, la bassa alfabetizzazione digitale, le scarse reti di supporto familiare/sociale. La consapevolezza è inoltre parziale: vi è infatti una buona conoscenza delle truffe tradizionali, mentre è minore per quelle digitali. Infine la percezione di rischio è moderata, ma gli strumenti sono spesso insufficienti.
Quali le prospettive di fronte a questo scenario? Innanzitutto rafforzare la prevenzione e l’informazione accessibile, la alfabetizzazione digitale mirata, le reti di supporto e la prossimità. È necessario rendere più visibili e accessibili i servizi, promuovere una cultura della denuncia non colpevolizzante. Serve pertanto un approccio integrato che coniughi informazione, formazione, supporto sociale e fiducia istituzionale. L’obiettivo è dunque trasformare la vulnerabilità in resilienza e protezione sociale.
I dati illustrati sono stati commentati dal criminologo Marco Bertoluzzo. A Eugenia Grossi, dirigente del Settore Politiche Sociali del Comune, il compito di trarre alcune conclusioni per futuri interventi.
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