L'ANALISI
28 Novembre 2025 - 15:23
CREMONA - Come rendere davvero credibile la transizione energetica? E quali strumenti servono per costruire un futuro sostenibile che non resti solo sulla carta? Sono le domande al centro dell’incontro organizzato dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica, che nel campus di Santa Monica ha riunito docenti, istituzioni e imprese per fare il punto sulle energie rinnovabili e sulle ricadute per il territorio.
Un tema che parla da vicino alle nuove generazioni, sempre più sensibili alla «cura della casa comune» richiamata da Papa Francesco. «Siamo impegnati ad alimentare questo interesse», ha sottolineato il direttore di SMEA, Edoardo Fornari, ricordando il peso del comparto agroalimentare, che vale circa il 20% del PIL nazionale ed è tra i settori che più stanno vivendo l’impatto della transizione».
Il professor Giuseppe Monaco, coordinatore dell’appuntamento (che si inserisce nelle attività del progetto Cremona Agri-food Lab 2024-2026), introducendo il tema ha allargato lo sguardo al contesto internazionale, dalla COP30 agli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. «Siamo lontani dai traguardi prefissati, ma l’Unione Europea sta avanzando con decisione verso la neutralità climatica, portando al 45% il contributo delle fonti rinnovabili».
In Italia il percorso verso la transizione energetica è intrecciato al delicato tema delle aree idonee, tra tutela del paesaggio, salvaguardia dei suoli agricoli e necessità di accelerare lo sviluppo di energia pulita. «La Corte Costituzionale ha chiarito che la diffusione delle rinnovabili è un interesse fondamentale per le future generazioni», ha ricordato Monaco.
Il vicedirettore del Campus, Matteo Burgazzoli, ha poi ringraziato il Comune di Cremona per il sostegno alle iniziative sul fronte energetico e per la collaborazione nell’ambito dei progetti sulla sostenibilità agroalimentare. Un apprezzamento particolare è andato alle scuole presenti: «La partecipazione dei ragazzi è sempre un valore aggiunto».
L’urgenza di un cambio di passo è stata al centro dell’intervento dell’ingegner Francesco Casella del Politecnico di Milano: «Non abbiamo più tempo. La prima strategia, prima ancora degli strumenti tecnici, è la consapevolezza. Ognuno deve fare la propria parte». Investire in efficienza energetica e rinnovabili, ha aggiunto, significa scegliere un futuro più sostenibile, ma anche più competitivo sotto il profilo economico.
Alla dimensione comunicativa ha dedicato il suo intervento la professoressa Francesca Negri, che ha richiamato un nodo spesso trascurato: «Parlare di sostenibilità richiede consapevolezza e strumenti di monitoraggio affidabili. Ma significa anche ricostruire fiducia: oggi, davanti alla parola ‘sostenibilità’, molti consumatori pensano immediatamente al greenwashing. È su questo scarto percettivo che dobbiamo lavorare».
Sul piano normativo, il professor Simone Rodolfo Massera ha sottolineato la necessità di una maggiore semplificazione sia delle norme che delle procedure e ha aggiunto che: «Non può esserci un conflitto pregiudiziale tra tutela ambientale e sviluppo delle rinnovabili. Sono due elementi complementari per la protezione del paesaggio, della salute e degli ecosistemi».
Il tema della tassazione e degli incentivi legati alla vendita dell’energia è stato trattato da Umberto Volontè, che ha evidenziato come, di fronte all’incertezza, lo strumento da utilizzare sia «l’interpello all’Agenzia delle Entrate».
A chiudere l’incontro è stata la testimonianza dell’Oleificio Zucchi. «La nostra sostenibilità ha radici lontane», ha spiegato l’ingegner Lorenzo Carnevali. L’azienda ha scelto di spostare il trasporto dell’olio dalla gomma alla ferrovia, togliendo dalle strade fino a 400 camion al mese e riducendo del 70% le emissioni di CO₂.
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