L'ANALISI
SCUOLA. IL PROGETTO
28 Novembre 2025 - 14:10
Giulia Tenca, Simone Chiari, Cristina Aroldi, Laura Grandi, Matteo Longo, Mattia Dilzeni
CREMONA - Cosa ti rende infelice? E cos'è la felicità? Due domande semplici che scoperchiano un mondo e aprono all’intimità di un’adolescenza che brilla d’entusiasmo, se adeguatamente motivata. Questo è successo al Torriani con il progetto «La filosofia come tetrafarmaco», curato dalla docente Cristina Aroldi, in collaborazione con le colleghe Riccarda Gavazzi e Rossana Banti.
Gli studenti della classe 4ª BLSA hanno incontrato alcune classi seconde per raccontare loro che cos’è la filosofia e a cosa serva. «Nelle settimane passate abbiamo chiesto agli studenti cosa li renda infelici, raccogliendo i loro messaggi anonimi — racconta Aroldi —. Poi i ragazzi hanno elaborato i materiali e individuato i temi ricorrenti che sono motivo di infelicità: le relazioni, tenere a bada l’ansia, la paura di non essere accettati, l’amore, i social e la scuola. Hanno poi elaborato le possibili risposte: la cura e il sostegno di senso che la filosofia può offrire, formulando frasi proprie e citando i filosofi studiati».

A tenere la lezione-laboratorio sono stati Giulia Tenca, Simone Chiari, Laura Grandi, Matteo Longo e Mattia Dilzeni, spigliati e capaci di coinvolgere i ragazzi di seconda, che inizieranno lo studio della filosofia solo il prossimo anno. «Che cos’è la filosofia?», chiedono. Denis risponde: «Pensare fuori dagli schemi», e scattano gli applausi. Dal fondo dell’aula Varalli una voce femminile aggiunge: «Ci aiuta a capire cosa proviamo e pensiamo», altri applausi. E un ragazzo interviene: «Può essere un aiuto per la salute mentale di noi adolescenti».
I ragazzi alla cattedra ascoltano, annotano e analizzano i diversi temi. In cima alle preoccupazioni emergono le relazioni, i social, la paura di essere esclusi, ma anche la salute. «Il male e il dolore sono passeggeri — dice Matteo —. Parola di Epicuro». Ne emerge l’immagine di un’adolescenza normale, consapevole di sé, composta da ragazzi che s’interrogano e che sono disposti ad aprirsi se qualcuno li ascolta.
Aroldi è raggiante: lo sguardo le brilla di felicità. Si volta verso una collega e dice: «Che bravi che sono». Uno a uno, i ragazzi sfilano davanti alla cattedra e depositano in un barattolo i bigliettini in cui raccontano ciò che li rende felici: gli amici, il tempo trascorso con la famiglia e i compagni, l’amore… Ma anche i soldi, e qualcuno scrive: «Andare a ballare con Johnny, il bello!».
Alla fine, la professoressa Aroldi distribuisce a tutti piccoli sacchettini con un dolcetto e un pensiero filosofico. Un po’ di dolcezza non guasta, e si esce dalla Varalli con un senso di fiducia nel futuro che brilla nei sorrisi degli studenti.
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