Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

IL CASO

Fuori dal carcere la banda dei bancomat

Cade l’accusa di associazione a delinquere, cinque in libertà, due ai domiciliari

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

28 Novembre 2025 - 11:42

Fuori dal carcere la banda dei bancomat

CELLA DATI - Ai primi di novembre, la banda dei bancomatsette pugliesi, due residenti nel Cremonese — era finita in carcere per associazione a delinquere finalizzata a far saltare gli sportelli con esplosivi e razziare il denaro. Ma per cinque di loro, il Tribunale del Riesame ha annullato gli arresti. È caduto il reato più grave che li teneva in carcere: l’associazione a delinquere, appunto. I cinque sono tornati liberi.

Agli arresti domiciliari sono stati mandati un 40enne nato a Foggia, residente in un paese del Cremonese, e un 47enne di Foggia, accusati del tentato furto, in concorso con tre rimasti ignoti, al bancomat della Cassa Padana Banca di Credito Cooperativo di Cella Dati, nella notte dell’1 febbraio di quest’anno.
È l’assalto da cui è partita l’indagine del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Cremona che, attraverso l’esame dei tabulati telefonici, ha collocato il 40enne e il 47enne, ora ai domiciliari, sulla scena. Assistito dagli avvocati Marco Soldi di Brescia e Guido Priori di Cremona, il 40enne è ai domiciliari nella sua casa in provincia di Cremona, l’altro già, a Foggia. In libertà sono tornati un pugliese di 62 anni residente nel Cremonese, tre foggiani di 59, 53 e 47 anni, e un 51enne di Cerignola.

Il 31 gennaio scorso, nel bancomat dell’istituto di credito di Cella Dati erano stati caricati 30mila euro. Alle 2:17 di notte l’assalto. Erano in cinque. Quattro di loro sono arrivati in via Roma a bordo di un’Alfa Romeo Stelvio di colore blu. Un quinto, il “palo” — il 40enne che abita in provincia di Cremona — sulla sua auto, una Fiat Bravo.
Tre banditi, volto travisato e mani coperte da guanti, armati di accendino e di ordigni esplosivi metallici artigianali, avevano puntato al bancomat. È la tecnica “marmotta”.

Una doppia deflagrazione a distanza di 2 minuti l’una dall’altra. Lo sportello era stato gravemente danneggiato, ma le cassaforti avevano retto all’esplosione. Il colpo mancato aveva messo in fuga i cinque. Quattro erano a bordo dell’Alfa poi risultata rubata a Cremona il 31 gennaio.

I due mandati ai domiciliari sono accusati, in concorso con altri tre della banda «rimasti ignoti», del tentato furto del bottino al bancomat, di aver detenuto illegalmente il materiale esplosivo, le “marmotte”, di aver portato illegalmente in luogo pubblico, nei pressi della banca, il materiale esplosivo, di ricettazione dell’Alfa rubata. E ci sono le aggravanti.

La gang era monitorata da mesi. Nelle carte dell’indagine c’è, ad aprile, l’assalto fallito alla cassaforte di una casa di cura. I banditi erano stati sorpresi dai dipendenti e costretti a scappare. E poi l’altro nella Repubblica di San Marino: la fuga su un’auto rubata con 45mila euro di bottino.

Gli arresti, tra il Cremonese, Pescara, Foggia e Cerignola, erano scattati nel cuore della notte. I militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Cremona erano stati coadiuvati dai colleghi dei Comandi provinciali di Foggia, Pescara e Mantova, dalle Compagnie di Cremona e Casalmaggiore, dalle pattuglie delle Radiomobili delle Compagnie di Pescara e Montesilvano, dalle unità cinofile per la ricerca di armi ed esplosivi dei Nuclei Cinofili di Orio al Serio (Bergamo) e Modugno (Bari) e dalla Stazione presso l’Aeronautica Militare di Ghedi (Brescia). Abitazioni perquisite, sotto sequestro telefoni cellulari, sim card, varie radio ricetrasmittenti, due disturbatori di frequenze (jammer), una sega circolare a motore, un manufatto in ferro (“marmotta”) privo di innesco e vari arnesi da scasso.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400