L'ANALISI
OPERAZIONE DELL'ARMA. IL VIDEO
06 Novembre 2025 - 07:56
CREMONA - Nella mattinata di giovedì 6 novembre, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Cremona, coadiuvati in fase esecutiva dai Comandi Provinciali di Foggia, Pescara e Mantova, dalle Compagnie Carabinieri di Cremona e Casalmaggiore, e con l’impiego delle unità cinofile dei Nuclei di Orio al Serio (Bg) e Modugno (Ba) e della Stazione Carabinieri presso l’Aeronautica Militare di Ghedi (Bs), hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Cremona su richiesta della locale Procura della Repubblica.
La misura riguarda sei uomini, tra i 40 e i 61 anni, tutti pregiudicati o con precedenti, due residenti in provincia di Cremona ma di origine foggiana, e quattro residenti in provincia di Foggia. Il settimo componente del gruppo è attivamente ricercato. Contestualmente, sono stati eseguiti quattro decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti indagati, uno in provincia di Cremona e tre in provincia di Foggia.
Quasi tutti gli arrestati vantano un elevato profilo criminale: uno di loro, nel 2017, durante un assalto a un bancomat in provincia di Foggia, aveva sostenuto un conflitto a fuoco con le Forze dell’Ordine.
Tutti sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata a furti predatori su sportelli bancomat mediante esplosivi e su aziende, in particolare del settore alimentare.
Due di loro sono indagati anche per tentato furto aggravato, detenzione e porto di materiale esplosivo, ricettazione e danneggiamento, in relazione all’assalto a un bancomat avvenuto il 1° febbraio scorso a Cella Dati.
Le indagini sono iniziate a seguito del tentato furto del bancomat della Cassa Padana Banca di Credito Cooperativo di Cella Dati, avvenuto poco dopo le 2.00 del 1° febbraio, con l’uso di due ordigni esplosivi artigianali, le cosiddette “marmotte”. L’auto utilizzata era rubata a Cremona poche ore prima. Uno dei componenti rimaneva alla guida, mentre gli altri tre, travisati e con guanti, inserivano i manufatti nel distributore. Nonostante le esplosioni non fossero sufficienti a scardinare la cassa, venivano causati ingenti danni alla sede bancaria. Il gruppo fuggì prima dell’arrivo dei Carabinieri.
Le successive investigazioni hanno consentito di individuare un’auto “staffetta”, ripresa da telecamere, e avviare servizi di osservazione, pedinamento e intercettazioni, oltre all’analisi dei tabulati telefonici. È stato così accertato che due degli arrestati sono i presunti autori del tentativo di furto, insieme ad altri tre non ancora identificati, e che il gruppo aveva una strutturata organizzazione criminale con base nel cremonese, suddivisione dei compiti e finalità predatoria su bancomat e aziende/logistiche.
Il gruppo, definito dal Giudice paramilitare, era composto da capi organizzatori e partecipanti esecutivi (“la squadra”), alcuni legati da parentela. Pianificavano i furti usando utenze telefoniche fittizie, telefoni privi di connessione internet e radio ricetrasmittenti, individuavano case, garage o capannoni come basi logistiche e spostavano materiale esplosivo e auto rubate.
Erano molto prudenti: spegnevano le utenze per non essere localizzati, acquistavano mezzi pesanti intestati fittiziamente per trasportare refurtiva e distruggevano telefoni e SIM già usati. Gli incontri avvenivano solo di persona, in garage o luoghi sicuri, e avevano dichiarato di poter organizzare anche assalti a portavalori con armi da guerra.
Durante le susseguenti attività tecniche ed investigative, veniva accertato che avrebbero commesso altri due furti di analoga tipologia, uno tentato e uno consumato. Nel primo caso, due mesi dopo il furto di Cella Dati, alcuni appartenenti alla cosiddetta “squadra” avrebbero tentato il furto di un bancomat ubicato all’interno di una casa di cura in provincia di Verona, avvenuto ad inizio aprile scorso e non portato a termine perché gli esecutori erano stati sorpresi dai dipendenti del luogo di cura e costretti a fuggire prima dell’arrivo dei carabinieri. In questo caso, i presunti autori del fatto erano in possesso di un furgone rubato poco prima al quale erano state applicate delle targhe contraffatte.
Il secondo caso sarebbe il furto consumato di una cassaforte di una banca ubicata in una località della Repubblica di San Marino, avvenuto nella seconda metà dello scorso maggio. Quella notte, utilizzando un’auto rubata a Rimini, avrebbero raggiunto San Marino e, dopo avere forzato due porte, avrebbero rubato la cassaforte contenente la somma di 45.000 euro. In alcune telefonate intercettate dai carabinieri, su cui sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi, gli appartenenti alla “squadra” avevano fatto esplicito riferimento a tale evento criminoso, descrivendo in maniera chiara e dettagliata alcuni particolari che potevano conoscere solo coloro che avevano partecipato all’assalto.
La Procura della Repubblica di Cremona, valutata la pericolosità e la spregiudicatezza del gruppo, ha richiesto e ottenuto dal Gip la custodia in carcere per sette persone, sei delle quali rintracciate e arrestate: 2 a Cremona, 1 a Foggia, 1 a Cerignola, 2 a Pescara. Contestualmente, sono stati eseguiti i decreti di perquisizione anche nei confronti di altri quattro indagati, tutti pregiudicati e specializzati in furti, assalti a bancomat e ricettazione di veicoli rubati.
Sono stati sequestrati: cellulari, SIM card, radio ricetrasmittenti, due jammer, una sega circolare a motore, una marmotta priva di innesco e arnesi da scasso.
L’operazione è iniziata alle 3.00 in contemporanea nelle diverse località, con il contributo dei carabinieri di Foggia. Due arrestati sono stati fermati in viaggio in provincia di Pescara grazie all’intervento delle pattuglie di Pescara e Montesilvano (Pe). I sei arrestati sono stati portati nelle carceri di Cremona, Foggia e Pescara.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris