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LEA GAROFALO: CONTRO LE COSCHE

«Lei ha dovuto morire per diventare credibile»

A Cremona la 4ª edizione del premio nazionale in memoria della testimone uccisa

24 Novembre 2025 - 20:56

«Lei ha dovuto morire per diventare credibile»

CREMONA - «Lea ha dovuto morire per essere credibile, ma dobbiamo essere tutti Lea, tutti testimoni di verità e giustizia». Si è aperta questa mattina, nella biblioteca Pier Paolo Pasolini del Liceo Daniele Manin, una tre giorni di eventi in memoria di Lea Garofalo, testimone di giustizia brutalmente assassinata il 24 novembre 2009, che vede Cremona in prima linea nell’impegno contro la criminalità organizzata. La città, infatti, è stata scelta per ospitare la quarta edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo, un’iniziativa che vuole promuovere, tra i giovani e i giovanissimi, il valore della legalità e della lotta alla malavita.

Da oggi, 24 novembre 2024, fino a mercoledì si tengono una serie di incontri e conferenze per sensibilizzare sul tema, alla presenza di Marisa Garofalo, sorella di Lea, e di Paolo De Chiara, presidente dell’Associazione Dioghenes, che da anni opera per promuovere la legalità e la lotta alle mafie, e di rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine.

Il ricordo di Lea è iniziato domenica quando, con un momento più intimo, la sorella Marisa e alcuni membri di Dioghenes si sono recati a Milano, nei luoghi in cui Lea ha vissuto, ha avuto la sua bambina, ed ha anche sofferto fino ad essere uccisa a soli 35 anni. La giovane, infatti, nata in una famiglia di ‘ndranghetisti, dopo essersi trasferita nel capoluogo lombardo per amore, scoprì che anche il suo compagno era un criminale, e da quel momento iniziarono anni di violenze. Esausta, Lea decise di denunciare l’uomo, diventando così una testimone di giustizia: una scelta dolorosa, anche per la presenza della figlia Denise, piena di sofferenze e rinunce, e che le costò la vita.

Proprio contro questa mentalità patriarcale, tipica anche delle logiche mafiose, si è concentrato l’intervento del sindaco Andrea Virgilio alla conferenza stampa di presentazione della tre giorni di questa mattina insieme alla preside del Manin Maria Grazia Nolli, a Giusy Rosato, Marisa Garofalo e Paolo De Chiara. Un intervento volto sia a sottolineare i passi avanti compiuti dalla comunità cremonese nella lotta alla disparità di genere, sia a ricordare che le infiltrazioni mafiose sono presenti anche sul nostro territorio, e non solo in altre regioni.

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De Chiara, Garofalo, Nolli, Virgilio e Rosato al Manin

Il senso del premio, infatti, è proprio quello di spronare gli studenti di tutte le età ad agire e a vivere combattendo le mafie, cosicché domani «nessuno si senta più abbandonato come si è sentita Lea», ha spiegato De Chiara. «Quando era in vita — ha domandato provocatoriamente — dov’erano le istituzioni, le associazioni e i cittadini? Quello che è successo a Lea potrebbe succedere a tutti — ha spiegato Marisa visibilmente commossa — per questo i giovani devono ricordare ciò che è successo. Io rivivo l’uccisione di mia sorella ogni notte da 16 anni, un’uccisione che è stata sia un femminicidio che un omicidio di Stato».

E questo senso di solitudine e di tradimento da parte dello Stato è stato al centro anche dell’incontro pomeridiano, presso il Teatro Monteverdi, quando è stato proiettato il documentario ‘Pino, vita accidentale di un anarchico’, alla presenza di Claudia e Silvia Pinelli. Il film racconta dell’arresto di Giuseppe Pinelli (Pino) il 12 dicembre 1969, dopo la strage di piazza Fontana, e di come l’uomo, trattenuto illegalmente per più di 48 ore, morì dopo una caduta dalla finestra. Le figlie, Claudia e Silvia, hanno raccolto il testimone della madre, Licia, che ha deciso di non tacere e di non credere ad un suicidio, e da decenni lottano affinché venga fatta luce su uno dei momenti più bui della storia italiana.

Gli eventi riprendono domani mattina, alle 10, presso l’Aula Magna del campus Santa Monica dell’Università Cattolica, per la cerimonia di premiazione delle scuole vincitrici del premio alla presenza degli assessori Roberta Mozzi e Luca Burgazzi.

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