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Violenza di genere, la ‘stretta’ funziona: «Reati in calo del 10%»

Carabinieri in prima linea. Il comandante del nucleo operativo di Cremona, Massimiliano Girardi: «Nel 2025, 141 denunce contro le 160 dell’anno scorso»

Claudio Barcellari

Email:

cbarcellari@laprovinciacr.it

23 Novembre 2025 - 05:25

Violenza di genere, la ‘stretta’ funziona: «Reati in calo del 10%»

il comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Cremona, Massimiliano Girardi

CREMONA - Si vede la luce in fondo al tunnel. Secondo i dati diffusi dai carabinieri di Cremona, gli episodi di violenza contro le donne sono gradualmente in calo, con un decremento del 10% tra il 2025 (da gennaio al 15 novembre) e lo stesso periodo del 2024. Le denunce più diffuse riguardano casi di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni in ambito familiare.

In un’intervista che si è svolta nella redazione del Quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, il comandante del nucleo operativo dei carabinieri di Cremona, Massimiliano Girardi, è entrato nel merito della questione, offrendo un’analisi dello sviluppo del fenomeno.

Gli episodi di violenza contro le donne stanno diminuendo.
«Nel corso del 2025, le denunce registrate dai carabinieri di Cremona sono state 141, contro le 160 dell’anno scorso. Il trend è in costante discesa. È la conferma che le nuove norme, ridisegnate con l’ultima legge del 2023 (che ha inasprito le pene), ha reso le misure cautelari molto più efficaci, con un impiego del braccialetto elettronico sempre più stringente. Di conseguenza siamo riusciti ad agire in maniera più incisiva sul territorio».

Come avviene l’intervento dei militari in caso di violenza?
«L’approccio alla vittima è fondamentale. Nel corso degli anni il Comando generale dell’Arma ha sviluppato percorsi formativi specializzati su questo tema e destinati ai futuri carabinieri: si tratta di imparare a riconoscere le condotte maltrattanti, capire come approcciarsi alle vittime, come effettuare gli interventi, come rispondere al telefono. La nostra attività si sviluppa sulla base delle “quattro p”. La prima: prevenire. Per conoscere e intercettare. La seconda: proteggere. Abbiamo realizzato in caserma una stanza con il supporto dell’associazione Soroptimist International per offrire custodia a chi si sente in pericolo. La terza: perseguire. L’ultima, anche se non per importanza, è quella delle politiche integrate. In questa attività preventiva, le reti di monitoraggio sono indispensabili, così come il contatto con gli enti locali».

Quali sono i segnali con cui le vittime chiedono aiuto?
«C’è il “signal for help”, riconosciuto in tutto il mondo: un gesto che consiste nel portare il pollice al centro della mano destra, per poi chiudersi sulle quattro dita. Inoltre, è possibile chiamare il 112 ponendo domande “in codice”, come “ho bucato una ruota”, “vorrei ordinare una pizza”; oppure con una telefonata muta, in cui chi chiama semplicemente non parla. Gli operatori che rispondono dall’altro capo del telefono sono preparati per comprendere la situazione e intervenire. Nel caso in cui la vittima si trovi in un locale pubblico (soprattutto a Firenze e Roma), basta avvicinarsi al bancone e chiedere: “C’è Angela?”. Durante la pandemia, infine, le vittime entravano nelle farmacie chiedendo una “mascherina 15-22”. In tutte queste circostanze, scatta la chiamata ai carabinieri. L’operatore può sempre localizzare il cellulare di chi telefona con un margine d’errore di pochissimi metri».

Le vittime di violenza tendono a farsi avanti con più coraggio.
«È così. Negli ultimi tre anni, la maggior tutela legislativa ha incoraggiato le donne a presentarsi nelle nostre caserme, che sono i primi punti di ascolto sul territorio. Inoltre, le cittadine che si trovano in questa situazione sanno che, facendosi avanti, possono contare su un alloggio totalmente sicuro in una casa rifugio, sradicandosi dalla violenza famigliare. Si tratta di luoghi protetti e sconosciuti all’offender, nonché vigilati dalle Forze dell’Ordine. La legge ha poi disposto ulteriori strumenti di supporto, come congedo indennizzato e percorsi psicologici gratuiti, con un anno di reddito per l’istruzione dei figli. Da parte nostra, ci impegniamo anche sul fronte della sensibilizzazione, con campagne di informazione nelle scuole, prevalentemente superiori».

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