L'ANALISI
09 Novembre 2025 - 17:52
CREMONA - «Giubileo, rigenerazione della terra e speranza per l'umanità», questo il tema della 75ª Giornata di ringraziamento coincidente, nell’Anno santo, con il Giubileo dei lavoratori della terra, celebrato stamattina con il concorso di dirigenti e soci della Libera associazione agricoltori cremonesi, a partire dal presidente Cesare Soldi e di una delegazione della Cisl, presente anche il direttore de «La Provincia di Cremona e Crema» Paolo Gualandris.

L’appuntamento è stato all'ingresso dell’episcopio, dove l’assistente spirituale don Claudio Anselmi ha letto il messaggio diffuso per l'occasione dalla Conferenza episcopale italiana incentrato su dignità del lavoro, tutela e riposo della terra e agricoltura sostenibile. Poi i partecipanti, preceduti dalle bandiere di Confagricoltura e Cisl, si sono avviati in processione al portale maggiore della Cattedrale (un richiamo alle porte sante giubilari) dove li attendeva il vescovo Antonio Napolioni, e da qui all’altare e alla navata centrale, introdotti dalla recita del «Cantico delle creature» di San Francesco d'Assisi.

All’inizio della Messa, concelebrata dal vescovo con don Anselmi e con il vicario episcopale don Antonio Bandirali, il direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro Eugenio Bignardi ha brevemente illustrato il significato della giornata: gratitudine per i doni della terra che ‘è di tutti’ e destinata ad un’equa distribuzione, e richiamo alla comune responsabilità, in particolare nel comparto agricolo, anche rispetto ai cambiamenti climatici.

«Dio ci vuole coltivatori e allevatori di speranza», attraverso quelle attività di cui la nostra terra è maestra, ha detto fra l’altro monsignor Napolioni nell'omelia, non senza un riferimento alla Festa del Torrone, anch’esso frutto della terra e del lavoro, in corso in città. Partendo dalla lettura del profeta Ezechiele e dal Vangelo della cacciata dei mercanti dal tempio, ha ricordato che esiste anche «la sagra», il cui nome rimanda al sacro, dunque a una festa di gratitudine. Gesù – ha spiegato - «non vuole punire ma purificare» e donarci una festa «che nessuno ci può togliere e che non dipende dal portafoglio».

Si è pure collegato all'immagine biblica della città di Dio, rallegrata da un fiume e dai suoi canali che distribuiscono acqua e rendono fertile la terra – «sembra la fotografia della Pianura Padana» – nella quale l'uomo fa sorgere case, templi, monumenti, seppure spesso segnati da «trionfalismi, campanilismi e guerre» proprio in nome della terra.
«È importante – ha aggiunto – che il lavoro della terra sia umanizzante, non solo foriero di profitto, ma di bene e di cibo per tutti. Occorre tenere aperta una ferita che venga risanata dall’acqua che sgorga dal tempio: la coscienza del nostro limite, del nostro peccato, della nostra fallibilità, dunque il bisogno di Dio, del Padre che ci corregga, che ci prenda per mano e del fratello, il figlio Gesù, che sulla croce ci riconcilia e ci rende fratelli».
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