L'ANALISI
09 Novembre 2025 - 05:10
CREMONA - Dopo una lunga attesa, il Contratto Collettivo Nazionale per il comparto Istruzione e Ricerca 2022-2024 è stato firmato da Cisl e Uil, mentre la Cgil ha scelto di non sottoscrivere l’accordo. L’intesa interessa oltre un milione di dipendenti, tra docenti e personale Ata, e sblocca aumenti e arretrati relativi al contratto ormai scaduto.
I due sindacati firmatari sottolineano il carattere concreto dell’operazione: «Meglio – sintetizza la Uil – un contratto firmato oggi, con risorse vere, che un’attesa indefinita per promesse future». Salvatore Militello, segretario generale di Cisl Scuola Asse del Po, definisce il rinnovo «un risultato importante che dà certezze a lavoratrici e lavoratori che hanno atteso troppo». In termini numerici si parla, «per docenti e personale Ata, di incrementi lordi tra 110 e 140 euro al mese, oltre ad arretrati fino a 2.000 euro in base al ruolo e all’anzianità di servizio».
La posizione è condivisa dalla Uil con Oreste Pegno, segretario provinciale Uil Scuola Rua di Cremona: «Abbiamo scelto il realismo e la responsabilità, non le promesse della luna. In un momento di inflazione e incertezza economica, la priorità era garantire subito aumenti reali e risorse certe».
Secondo i dettagli forniti dalla Uil, «per il 2025 è prevista un’anticipazione delle risorse del triennio successivo, con aumenti medi stimati di 585 euro per i docenti e 455 euro per gli Ata. Dal 1° gennaio 2026 gli incrementi mensili medi saranno di circa 245,20 euro per i docenti e 179,13 euro per il personale Ata, per poi salire dal 1° gennaio 2027 a circa 293 euro e 214 euro rispettivamente. Su queste cifre si concentrano le perplessità della Cgil, che ha annunciato di non firmare la bozza di contratto.
Alba Caridi della Flc Cgil contesta la sufficienza dell’accordo: «Queste cifre non recuperano nemmeno una parte dell’inflazione. Una parte consistente delle risorse (circa il 60%) sarebbe già stata anticipata in busta paga, e l’aumento netto percepito a gennaio potrebbe ridursi a una cinquantina di euro». C’è poi un tema di pratiche sindacali: la scelta, rivendicata da Cisl e Uil come «realismo», di chiudere la trattativa prima dello stanziamento definitivo dei fondi è vista dalla Cgil come «una rinuncia a ottenere ulteriori risorse».
Sul welfare lavorativo: «A inizio trattativa si parlava del riconoscimento dei buoni pasto per insegnanti e personale Ata, ma questi elementi sono spariti dal tavolo». Ora il sindacato inizierà le consultazioni per presentare la bozza di contratto a lavoratori e lavoratrici: «Presenteremo le nostre perplessità e ascolteremo il parere della nostra base». Intanto, la Cisl pensa al prossimo rinnovo: «Ora bisogna aprire immediatamente la trattativa per il nuovo contratto 2025-2027. Servono risorse aggiuntive per recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e per intervenire sulla parte normativa: stabilizzazioni, progressioni di carriera, condizioni di lavoro più sostenibili». Anche per la Uil la battaglia non è finita: «Continueremo a lavorare perché il prossimo rinnovo contrattuale porti risorse più adeguate e migliori condizioni per tutto il personale della scuola, dell’università e della ricerca».
Una divisione, quella tra i sindacati, più sui metodi che sulla sostanza: per la Cgil si doveva puntare da subito a aumenti capaci di recuperare l’inflazione, mentre per Uil e Cisl prevale la necessità di firmare subito e ottenere aumenti più modesti, da incrementare nelle prossime contrattazioni.
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