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Morti sul lavoro, la provincia di Cremona resta da ‘bollino rosso’

Indagine dell'osservatorio Vega: 50,9 infortuni mortali ogni milione di occupati, e cioè un’incidenza infortunistica superiore al 125% alla media nazionale

La Provincia Redazione

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05 Novembre 2025 - 15:34

Morti sul lavoro, la provincia di Cremona resta da ‘bollino rosso’

CREMONA - La nostra resta una provincia da ‘bollino rosso’ per incidenza delle morti sul lavoro: con 8 decessi registrati nei primi nove mesi dell’anno su 157.155 occupati, si colloca al poco edificante decimo posto nazionale. Peggio sono solo le situazioni di Matera, Brindisi, Savona, Siracusa, Verbano Cusio Ossola, Forlì Cesena, La Spezia, Caserta, Barletta Andria Trani. Cremona, dunque, è anche ‘maglia nera’ in Lombardia, nonché unica provincia della regione ad essere appunto in ‘zona rossa’: 50,9 infortuni mortali ogni milione di occupati, e cioè un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale.

I dati si evincono dall’ultimo report dell’osservatorio Vega, che si occupa di sicurezza e ambiente. Il presidente Mauro Rossato sottolinea: «Il panorama della sicurezza sul lavoro in Italia rimane preoccupante. Tra gennaio e settembre 2025 le vittime totali sul lavoro sono state 784. In occasione di lavoro sono stati 575 i lavoratori deceduti, 99 dei quali appartengono al settore dell’edilizia, che risulta essere il più colpito. Rispetto allo scorso anno si contano 8 vittime in più, con oltre metà del Paese in ‘zona rossa’ e ‘zona arancione’. I dati confermano la gravità di un problema nazionale spesso sottovalutato. Per questo è assolutamente necessario promuovere la formazione e la cultura della sicurezza, risorse essenziali per ridurre il numero degli infortuni sul lavoro e migliorare la vita dei lavoratori stessi».


Ecco l’identikit del rischio per fascia d’età: l’incidenza più elevata si registra tra gli ultrasessantacinquenni (78 decessi ogni milione di occupati) e tra i lavoratori con età compresa fra i 55 e i 64 anni (37,5); seguono quelli tra i 45 e i 54 anni (incidenza pari a 24,6). In totale sono 68 le donne decedute nei primi nove mesi del 2025 in Italia (5 in più rispetto allo stesso periodo del 2024). Di queste, 33 hanno perso la vita in occasione di lavoro e 35 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Infine gli stranieri: sono 171 le vittime, di cui 46 in itinere.

Per gli stranieri, dunque, in rapporto agli occupati il rischio di morte sul lavoro risulta essere più che doppio rispetto a quello per gli italiani. Vega ha anche analizzato i settori, scoprendo che il più colpito è appunto quello delle costruzioni, con 99 decessi. Seguono le attività manifatturiere (83), trasporti e magazzinaggio (71) e commercio (54). Il venerdì risulta essere il giorno più luttuoso della settimana.

Nei giorni scorsi a lanciare l’allarme era stata anche la Cisl, in occasione della Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Ivan Zaffanelli, segretario generale Cisl Asse del Po, aveva parlato di 2.888 infortuni denunciati nei primi otto mesi dell’anno, in calo del 5,6% rispetto ai 3.058 del 2024, ma di morti quasi raddoppiate perché passate da 5 a 9 (una in più di quelle registrate da Vega) e purtroppo già salite a 11 tenendo conto dei due infortuni dell’ultimo mese. Un +80% che fa tremare.

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