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DIOCESI DI CREMONA

La santità come via per la pace: il messaggio del vescovo Napolioni nel giorno di Ognissanti

Dall’esperienza in Terra Santa alla riflessione sul valore del perdono: nell’omelia in Duomo il presule ha richiamato l’impegno dei cristiani a rendere il mondo segno concreto dell’amore divino, ricordando il dolore e la speranza di chi vive nei luoghi del conflitto

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

01 Novembre 2025 - 16:30

La santità come via per la pace: il messaggio del vescovo Napolioni nel giorno di Ognissanti

CREMONA - «La Terra santa ci aspetta». Di ritorno dal pellegrinaggio compiuto nei giorni scorsi con gli altri vescovi della Lombardia, monsignor Antonio Napolioni ha sviluppato attorno a questo concetto l'omelia del pontificale di Ognissanti, concelebrato questa mattina in Duomo con il vicario episcopale per la pastorale don Antonio Bandirali, con monsignor Antonio Trabucchi, presidente del Capitolo e gli altri canonici e sacerdoti dell'unità pastorale, e accompagnato dai canti del coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi.

duomo

Nelle parole rivolte ai numerosi fedeli, non tanto un racconto dettagliato delle esperienze spirituali e degli incontri avuti, quanto la ricerca di un collegamento fra la santità di quella «Terra benedetta» e quella della vita di quanti hanno compiuto in pienezza, secondo il Vangelo, il pellegrinaggio terreno. Una Terra santificata dalla rivelazione di Dio, dalla sua incarnazione, dalla nascita e dalla storia della Chiesa, ma anche segnata dalla faticosa convivenza di culture e religioni, nonché – storia, in particolare, di questi ultimi due anni - dalle tragedie dell'odio e della guerra.

«La Terra santa – ha detto il vescovo – ci aspetta là, qui, in ogni parte del mondo, e ci aspetta lassù». «Quei luoghi, i luoghi santi – da Betlemme, a Gerusalemme, a Nazareth – ci fanno bene», ha aggiunto, ricordando la nascita di Gesù, rivisto bambino negli occhi dei bambini incontrati, poi la passione e la resurrezione, ritrovate in «tanti lutti» e in «tante speranze». Se quella Terra è già santa, tutta la Terra è stata fatta e ci è affidata per essere santificata, perché i cristiani sono chiamati ad essere, come lo sono stati i santi, i rappresentanti nell'universo dell'amore di Dio.

Citando il prefazio della liturgia, monsignor Napolioni ha sottolineato che la «città del cielo» è identificata come «la santa Gerusalemme che è nostra madre», verso la quale noi, pellegrini sulla Terra, siamo invitati ad «affrettare il passo». E invece la nostra Terra è litigiosa, come lo è spesso anche «ogni famiglia», e «ha bisogno di essere visitata dal balsamo del perdono», dal «non rispondere alle provocazioni».

I santi rappresentano «il cielo sulla Terra, perché sono vissuti credendo e praticando il Vangelo». Vediamo «moltiplicate le bandiere, innalzati muri, eserciti schierati», come se la Terra fosse nostra, piuttosto che imparare ad «abitare la Terra con le nostre diversità riconciliate», ha aggiunto, ricordando a questo proposito gli incontri con un padre israeliano e un padre palestinese, entrambi devastati dall'uccisione di giovani figli nell'attacco terroristico del 7 ottobre 2023 o nella guerra nella striscia di Gaza: «Il sangue dei loro figli è lo stesso».

Accanto ai lutti, le speranze, come quelle suscitate dalle missionarie comboniane messicane che, nel deserto, si prendono cura degli ultimi e dei bambini, per i quali hanno aperto un asilo, perché «Dio è nel tempio e, altrettanto, nella vita dei piccoli e dei poveri», come hanno testimoniato anche molti santi della terra cremonese, a cominciare da Sant'Omobono.

Ancora monsignor Napolioni ha citato la visita a un parroco palestinese che non ha abbandonato l'unica comunità cristiana rimasta in una zona della Cisgiordania assediata dai coloni; poi quella a un giovane parroco napoletano che, a Gerusalemme, guida una piccola comunità cattolica di cultura ebraica e cittadinanza israeliana; e ancora l’iniziativa di riconciliazione e di speranza, promossa dal patriarcato latino, che ha fatto ritrovare insieme giovani israeliani e giovani palestinesi.

I riti proseguono domani, giornata della Commemorazione dei defunti. Il vescovo celebrerà la Messa in Cattedrale alle 11 (trasmessa in diretta televisiva su Cremona1 e in streaming sui canali web e social della diocesi) e, alle 15, al monumento centrale del cimitero civico, presiederà la preghiera di suffragio con i parroci della zona pastorale cittadina. In caso di pioggia, la celebrazione sarà spostata in un androne laterale.

Sempre domani al cimitero, alle 11, è prevista una cerimonia in onore dei Caduti militari, con lo schieramento del picchetto d'onore davanti al loro sacrario, l'afflusso delle associazioni d'arma, la deposizione delle corone d'alloro, la celebrazione della Messa e l'accensione del cero, da parte delle autorità civili e militari, alla statua della Madonnina del Grappa nella cripta dei Caduti. Infine, lunedì 3 novembre, monsignor Napolioni presiederà in Duomo alle 18 la liturgia di suffragio per i vescovi di Cremona defunti, con la preghiera sulle loro tombe. Concelebreranno il vescovo emerito Dante Lafranconi e i canonici del Capitolo.

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