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Anziana morta per legionella, la titolare della locanda accusata: «Nessuna incuria»

Sentiti i testimoni portati dalla difesa. Il consulente tecnico: «È un germe infido, non esiste un metodo infallibile per debellarlo. I controlli sono stati fatti»

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

30 Ottobre 2025 - 20:05

Uccisa dalla legionella, maxi risarcimento

CREMONA - «Non parlerei di incuria. Da parte della titolare i controlli sono stati fatti. La legionella è un germe molto infido. Un metodo infallibile per debellare completamente questo batterio non esiste». Giuseppe Alì è direttore del Dipartimento di medicina legale dell’Inail di Brescia. È consulente tecnico messo in campo dall’avvocato Luca Curatti, difensore della titolare di una locanda con camere immersa nella campagna.

Qui, a gennaio 2022, una cliente 80enne, rimasta vedova, pernottò per tre giorni (dal 13 al 15 gennaio) nella stanza numero 4 con la figlia risalita da Pisa per aiutarla nel traslocare definitivamente da lei. Arrivata in Toscana, l’anziana fu ricoverata in ospedale per infezione polmonare da legionella contratta nell’albergo. Morirà il 27 gennaio.

Omicidio colposo, l’accusa da cui si sta difendendo la proprietaria della locanda? O caso fortuito? Oggi sono stati sentiti i testimoni portati dalla difesa. Dalla madre dell’imputata («Io ero in cucina e coadiuvante familiare assunta; i controlli sono sempre stati fatti, veniva una ditta per togliere i batteri dall’acqua») alla figlia di un anziano con abitazione confinante alla locanda. Ad aprile di quello stesso anno, il padre era stato ricoverato perché aveva contratto la legionella. «Per fortuna mio padre si è salvato. L’Ats è venuta da noi per controllare le tubature sia all’interno della casa che all’esterno, in cortile dove c’è il rubinetto per il giardinaggio».

Da tempo il rubinetto non era utilizzato. In quei giorni il padre lo aveva usato. Dai controlli è emerso che «la legionella era presente in minima quantità in cucina, in alta quantità in quel rubinetto», ha riferito la figlia. «È suggestivo che nella casa confinante ci sia stata la legionella», ha detto il medico legale Alì, rispondendo alle varie domande della difesa. «A suo parere, risulta accertata nella comunità scientifica l’esistenza di un sistema chimico o farmacologico in grado di eliminare completamente il rischio del batterio legionella dal sistema idrico di una struttura?». «Un metodo infallibile non esiste».

«La mia assistita — ha commentato l’avvocato Curatti — ha fatto tutto ciò che poteva fare per cercare di prevenire ed evitare qualsiasi rischio di contagio. C’era la presenza del registro di controllo della legionella. C’era un rapporto negativo sulla ricerca del batterio, è documentato che per il controllo e la verifica del funzionamento degli impianti la titolare si era rivolta ad un’impresa specializzata che aveva anche fatto la manutenzione ordinaria. Nel registro di controllo della legionellosi era presente una tabella chiamata ‘spurgo dei punti terminali non utilizzati o poco utilizzati’ e il 15 novembre del 2021 era stato effettuato uno spurgo di acqua della camera 4». Il 22 gennaio, la titolare della locanda si difenderà.

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