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Pronto soccorso veterinario: «Ipotesi impraticabile»

Addio al sogno, lo ha spiegato ai consiglieri comunali il Garante Raimondi. L’input di Ceraso

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

29 Ottobre 2025 - 18:43

Pronto soccorso veterinario: «Ipotesi impraticabile»

CREMONA - Il Pronto soccorso veterinario resta un sogno: «Non è sostenibile economicamente e sono poche le urgenze reali». A dare il colpo di grazia ad un’idea che è stata avanzata da più parti ed era finita anche nel programma elettorale sia di Andrea Virgilio, candidato sindaco del centro sinistra, sia di Alessandro Portesani, candidato sindaco del centrodestra, è stata la veterinaria Alessandra Raimondi, Garante per il monitoraggio ed il benessere degli animali. Lo ha fatto nel corso dei lavori della Commissione Ambiente che si è riunita nelle settimane scorse per affrontare il tema che poi è stato illustrato nuovamente lunedì, nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, durante la discussione della mozione sull’argomento presentata da Maria Vittoria Ceraso (Oggi per Domani). Che oggi dice: «Basta con le promesse elettorali impraticabili».

L’assessore con delega al Benessere animale, Simona Pasquali, ha illustrato ai consiglieri ciò che era stato spiegato sia nella commissione del 7 aprile, quando era intervenuta la Garante precedente, Laura Mori, sia nella successiva del 24 settembre, con Raimondi. Entrambe hanno spiegato i limiti strutturali ed economici che impediscono la nascita di una struttura veterinaria privata o pubblica. Per quanto riguarda la seconda possibilità, «oggi in Italia — è stato spiegato — non esistono ospedali veterinari pubblici. Tutti i pronto soccorso sono privati, e aprirne uno comunale è, al momento, impossibile.

Inoltre «le Ats non hanno competenze cliniche: si occupano di salute pubblica, controllo degli allevamenti e gestione del randagismo. Le cure agli animali da compagnia restano responsabilità esclusiva dei liberi professionisti». Niente da fare nemmeno per l’ipotesi di una struttura privata che non sarebbe sostenibile economicamente, nemmeno con un contributo del Comune. «A Cremona, come in molte altre città di medie dimensioni, non esiste un servizio veterinario attivo 24 ore su 24. Gli ambulatori sono autorizzati solo all’attività diurna e non possono effettuare ricoveri notturni». Esiste un servizio di reperibilità attivo dal 1990 al quale avevano inizialmente aderito 14 strutture veterinarie che, ad oggi, si sono ridotte a 5. Garantiscono una reperibilità dalle 8 alle 20 nei giorni festivi e si accede tramite un numero telefonico segnalando l’urgenza e portando poi eventualmente l’animale in struttura. In 35 anni di attività entrambe le veterinarie hanno precisato che gli accessi sono stati pochissimi e non tali da garantire la sostenibilità economica di un pronto soccorso veterinario rispetto al quale a Cremona non ci sono nemmeno ambulatori che avrebbero i requisiti e la strumentazione per essere autorizzati come ospedale: «Le vere emergenze notturne sono pochissime: spesso i proprietari chiamano tardi per problemi trascurati da giorni. In Puglia esiste un solo pronto soccorso per tutta la regione; in generale in Italia le strutture 24h sono rare e concentrate nelle grandi città». Si è anche discusso di una delibera regionale che potrebbe sostenere la creazione di un Pronto soccorso con fondi appositi e si è deciso di interpellare al riguardo i tre consiglieri regionali del territorio.

In commissione poi, ha spiegato Pasquali si è parlato anche del tema dei bocconi avvelenati: «Purtroppo molte segnalazioni si fermano ai social e non sono confermate con esami tossicologici, creando allarmismo e di fatto impedendo interventi di bonifica. Esiste un protocollo con Prefettura, Ats, Istituto Zooprofilattico e forze dell’ordine per gestire i casi di avvelenamento». In base a questo protocollo chi sospetta che il proprio animale sia stato avvelenato deve portarlo dal suo veterinario, il quale, nel caso, farà la segnalazione all’Istituto Zooprofilattico per le analisi e il sindaco aprirà un’indagine, bonificando il luogo e intensificando i controlli. «In Commissione — ha spiegato Pasquali — si è deciso di dare maggiore visibilità e comunicazione al protocollo».

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