L'ANALISI
26 Ottobre 2025 - 05:05
È inevitabile nella vita di ogni persona fisica così come in quella dei corpi sociali: ci sono momenti in cui ci si gioca tutto, occasioni imperdibili per progettare il futuro.
Fasi in cui, consapevolmente e realisticamente, è necessario possedere contezza della situazione reale del momento e, ovviamente, degli errori del passato.
Ma soprattutto, come insegnano le antiche sapienze, nella chiara consapevolezza dell’approdo: «Non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare» ( Seneca, filosofo stoico, 4 a.C. – 65 ).
Con un rischio, sempre restando nella metafora del viaggio, ben evidenziato quasi duemila anni dopo dal filosofo e teologo danese Søren Kierkegaard (1813-1855): «State attenti, la nave è ormai in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani».
Vale a dire che se si smarriscono il fine ultimo, il senso e la direzione del proprio percorso si rischia di rimanere inchiodati costantemente a un punto zero. Al timone servono comandanti, non cuochi di bordo.
Mai come in questi mesi il territorio cremonese si trova di fronte a scelte fortemente decisive. Non si parte da zero, alcuni di questi impegni sono già stati felicemente messi a terra (pensiamo allo sviluppo deciso verso Cremona città universitaria come premessa per ogni altro tipo di investimento), altre sono alle viste.
Con le recenti Assise dell’economia si è tracciato il quadro preciso della situazione; l’irruzione sullo scenario economico e politico delle Zis, Zone di Innovazione e Sviluppo progettate da Regione Lombardia, è carburante per il ‘viaggio’ verso il futuro che si può e si deve intraprendere.
Degli errori del passato - su tutti quelli relativi alle infrastrutture - si è già troppo scritto, inutile flagellarsi ulteriormente. Meglio puntare l’attenzione su una voglia di nuova attenzione per l’analisi dell’esistente in un territorio - va onestamente riconosciuto - francamente povero di centri studi capaci di fotografarlo nella sua evoluzione.
Si collocano in questa direzione le già citate Assise dell’economia, ma anche l’impegno dell’Associazione Industriali di Cremona che ormai da qualche tempo pubblica, con il nostro giornale, Top 500, un’analisi annuale dettagliata e puntuale sullo stato di salute delle imprese; sulla stessa scia, mutatis mutandis, l’analogo Terziario magazine prodotto per la prima volta proprio in questi giorni da Confcommercio e da noi distribuito.
La provincia di Cremona, come si è capito dall’analisi sulla competitività illustrata alle Assise, si conferma un territorio dall’enorme potenziale, dimostrato da performance economiche e sociali di assoluto rilievo. Ma ammonisce Fernando Alberti, docente della Liuc e alla guida del think tank Strategique che l’ha presentata, «la vera sfida, ora, è non disperdere questo valore: è necessario lavorare con decisione per superare le storiche frammentazioni e le divisioni interne, adottando una visione comune orientata all’innovazione collettiva. È fondamentale che il territorio stimoli il proprio fermento imprenditoriale per garantire un’efficace rigenerazione del proprio tessuto. Questo impone la creazione di nuove imprese e opportunità di lavoro, soprattutto per le giovani generazioni».
Una sfida che deve vedere coesione tra imprese e politica, con un ruolo centrale delle amministrazioni pubbliche. Analizzando il cosiddetto ‘cruscotto’ dei valori in termini di prosperità, cioè di Pil pro capite, la provincia di Cremona si colloca al 19° posto in Italia, ma scivola all’83° quanto a creazione di nuovi posti lavoro e all’80° nella classifica dei generatori di nuove imprese. Dato, quest’ultimo, in miglioramento certo, ma si può fare di più. Male nella performance delle infrastrutture, ma questo si sapeva, è il buco nero storico del territorio. Stupisce invece il crollo della posizione nell’indice di innovazione, in cui la provincia precipita addirittura all’89° posto, avendo perso in soli 12 mesi ben 45 posizioni. Situazione preoccupante, dal momento che è soprattutto dalla capacità di rinnovarsi che discende la possibilità di pianificare un sereno domani.
Il vento oggi è favorevole e indica la strada ai naviganti. Un vento chiamato Zis, strumento concepito per valorizzare il potenziale ancora inespresso del tessuto produttivo lombardo e sostenerne l’evoluzione. Si tratta di aggregazioni spontanee di enti pubblici e soggetti privati di un territorio, anche sovra provinciale, che condividono una vocazione produttiva ed economica ben chiara. Guarda caso, uno dei principali obiettivi è proprio favorire la cultura dell’innovazione, potenziare i flussi di conoscenza tra università, centri di ricerca, imprese e mercati, rafforzare la competitività dei territori e costruire nuove traiettorie di sviluppo, anche attraendo investimenti privati.
Stavolta in provincia c’è una consapevolezza molto chiara sull’urgenza di perseguire questi scopi e si è partiti con il piede giusto. Venerdì, proprio a Cremona, è stata sottoscritta la lettera di intenti che avvia il percorso condiviso per la candidatura congiunta delle province di Cremona, Brescia, Lodi e Mantova per la creazione della Zis dedicata all’agroalimentare, notoriamente uno dei punti forti dell’economia provinciale. L’iniziativa, spiegano i quattro presidenti firmatari alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo Guido Guidesi, il ‘padre’ delle Zis, segna l’inizio di un cammino comune che nascerà dal dialogo e dal confronto tra territori, con l’obiettivo di costruire una visione di area vasta e omogenea del Sud Lombardia, capace di mettere a sistema le migliori energie produttive, formative, di ricerca e istituzionali.
Analogamente, nell’altro gioiello della produzione locale, il settore della cosmesi, viene da tutti gli enti e le imprese interessati una forte spinta a una richiesta equivalente. Che non restino solo parole e che idee e progetti siano chiari, se non si vuole incappare nel rischio paventato da Seneca e Kierkegaard, finendo per essere il quarto cane di una famosa canzone di Francesco De Gregori, quello che «non sa dove andare, comunque ci va».
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