L'ANALISI
13 Ottobre 2025 - 18:19
CREMONA - «Ci spiavano dalle montagnole. Sono scappato, ma quando sono tornato, mio fratello era immerso nel sangue». Lo ha riferito oggi il fratello marocchino del 17enne (all’epoca dei fatti) aggredito da un «commando» di indiani, con un machete, la notte del 26 marzo di tre anni fa. Una spedizione punitiva nei giardini pubblici di piazza Roma.
La vittima era finita in sala operatoria con un trauma cranico alla testa: l’intervento, la Terapia intensiva, tre settimane di ricovero. A processo c’è un indiano di 24 anni, accusato di tentato omicidio aggravato dai «futili motivi»: una precedente discussione con l’aggredito, che è parte civile con l’avvocato Cristina Pugnoli. Mentre al Tribunale per i minori di Brescia è pendente il processo a un minorenne della gang di indiani.
«Sto meglio, ma ancora mi dimentico le cose, quello che faccio» aveva testimoniato il giovane marocchino che ha rischiato di perdere la vita, tre anni fa. «Ho sentito le urla, c’erano tante persone che stavano venendo dietro di me. Il machete io non l’ho visto. I medici mi hanno parlato di un machete, che ero stato aggredito con un machete. Il tutto è durato neanche cinque minuti, un attimo».
Oggi, davanti ai giudici si è accomodato il fratello 19enne: «Ricordo, ma non benissimo. Mio fratello era seduto sulla panchina, io ero in piedi davanti a lui con due miei amici. Ho visto un gruppetto di quattro, cinque correre giù dalle montagnole. Erano armati, si vedeva che impugnavano qualcosa. Sì, ho avuto una sensazione di pericolo». Quali armi? «O bastone o coltello». All’epoca, alla polizia il giovane parlò di «bracciali come tirapugni». «Io e i miei amici siamo scappati, c’era una Golf nera che ci ha inseguito. Ho sentito delle urla, poi sono tornato. Mio fratello era immerso nel sangue. Io non l’ho visto aggredire. Quando in ospedale mio fratello si è svegliato, mi ha raccontato quello che è successo. Ad oggi, posso dire di non aver visto il pestaggio. Io non so chi abbia colpito mio fratello. Sicuramente era in quel gruppetto di indiani che si è diretto verso di noi con le armi in mano».
Il fratello ha sfogliato l’album fotografico. Ha indicato la foto numero 5 (non si tratta dell’imputato). E della foto numero 4 ha detto: «Non mi ricordo bene». «L’imputato? Non so chi sia». Il fratello sa che «mio fratello aveva litigato qualche ora prima con questo tizio».
Quella notte, ai giardini pubblici arrivò la Volante, la Squadra Mobile indagò sul tentato omicidio, ma gli elementi in mano «erano pochi sia perché la telecamera era lontana, sia per il buio», ha spiegato l’inquirente. Il 3 aprile successivo, alla polizia si rivolsero gli amici della vittima. In un negozio in via Dante erano stati minacciati da un gruppetto di indiani. Le indagini accertarono il fatto. Del gruppo facevano parte quelli del commando delle montagnole. Il processo è stato aggiornato al 10 febbraio 2026.
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