L'ANALISI
12 Ottobre 2025 - 05:30
Un frame dal film commedia ‘Armiamoci e partite’ del 1971 con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, ispirato alla poesia di Olindo Guerrini
«Salute o ben pensanti, in cui l’onor s’imbotta e si travasa; ma dite un po’, perché gridate ‘avanti!’ e poi restate a casa?/ Perché, lungi dai colpi e dai conflitti, comodamente d’ingrassar soffrite, baritonando ai poveri coscritti ‘Armiamoci e partite’?/ Partite voi, se generoso il core sotto al pingue torace il ciel vi diede. O Baiardi, è laggiù dove si muore che il coraggio si vede/ Ma no, non partirete! A questi tempi, se dovesse mancar ‘la parte sana’, chi resterebbe a predicar gl’esempi della virtù romana?/ Chi resterebbe a consolar coi detti le vedove beltà che il bruno adorna? Chi li farebbe i brindisi ai banchetti per chi parte o chi torna?».
Ovviamente lasciando in secondo piano l’invito a partire per una guerra, il caustico e anticonformista poeta Olindo Guerrini (Forlì 4 ottobre 1845 - Bologna 21 ottobre 1916) bollava un tratto del carattere umano con la poesia ‘Agli eroissimi’, pubblicata nel 1897 nella raccolta ‘Rime di Argia Sbolenfi’ (uno dei suoi mille pseudonimi, Argia dal greco argos, significa anche brillante o splendente), dalla quale sono stati ripresi alcuni versi in apertura di questa riflessione. Allargando il ragionamento, una sorta di ante litteram sindrome Nimby (not in my backyard, non nel mio cortile per dirla con parole nostre).
Cioè l’ipocrisia di chi pensa che un’azione o una decisione possano anche essere giuste e necessarie ma poi pretende che gli effetti prendano terra lontano da casa sua, dalla confortevole sfera della sua vita quotidiana. Che deve essere protetta, gli altri si arrangino. Un vizio antico e non solo italiano. Un vezzo indice di egoismo. Belle parole non seguite da altrettanto positivi atteggiamenti concreti. Se ne è avuto conferma dal recente sondaggio condotto dall’Osservatorio di CremonaFiere che ha visto coinvolti mille cremonesi.
Con un questionario a risposte multiple, il sondaggio aveva l’obiettivo di verificare la reale consapevolezza dei cittadini su temi cruciali del settore lattiero-caseario: dal benessere animale alla sostenibilità ambientale, dall’innovazione tecnologica alla nutrizione, fino ai prodotti vegetali e alla sicurezza alimentare. I risultati sono stati tutt’altro che rassicuranti. Le conoscenze dei consumatori appaiono spesso superficiali e, in alcuni casi, addirittura fuorvianti, più influenzate da strategie di marketing che da informazioni oggettive e corrette.
In particolare, il 72 per cento degli intervistati identifica correttamente la libertà da fame e sete come principio base del benessere animale, e in nove su dieci sono consapevoli della necessità di rispettare le esigenze fisiche e psicologiche degli animali. Nonostante il 65 per cento del campione si dichiari molto sensibile al benessere animale al momento dell’acquisto, solo una minima parte, appena 5 su cento, si dice disposta a pagare fino al 5 per cento in più per prodotti certificati in tal senso. Stiamo parlando di pochi centesimi.
Un divario ancora più marcato emerge sul fronte della sostenibilità ambientale: pur essendo un tema considerato importante da 8 intervistati su dieci, solo il 3 per cento si dichiara disponibile a spendere qualcosa in più e ammette apertamente di non voler contribuire economicamente alle spese sostenute dalle aziende per rendere le proprie attività più ecologiche.
Insomma, la strada per passare dalle parole ai fatti resta lunga e difficoltosa. «Sunt facta verbis difficiliora» (i fatti sono più difficili delle parole), scrive Cicerone in una delle sue Epistulae. Per dire che questo tipo di atteggiamento non si scopre certo oggi e che va ben al di là delle questioni (giustamente) evidenziate dal sondaggio di CremonaFiere. Non si tratta di un problema semantico, ma di uno stile, che andrebbe corretto se non si vuole correre il rischio di una deriva individualistica, egoistica, che tanto nuoce al vivere civile in una comunità sempre più ampia e complessa.
Un’alea ben sottolineata da Maurizio Viroli, professore emerito di Teoria politica all’università di Princeton sia nella bella intervista sul senso più profondo della cittadinanza con il nostro Riccardo Maruti che nel corso della serata organizzata in sodalizio dai Lions Cremona Host e Cremona Duomo. Bisogna riscoprire quella che Machiavelli chiamava ‘la dolcezza del vivere libero’, ci ha spiegato: «Un vivere nella città, insieme, pronti ad assolvere ai propri doveri. Il vivere libero è luminoso, genera gioia, libera dalla paura. È il gaudium del bene comune che prevale sull’interesse particolare. È da lì che bisogna ricominciare».
Il bene comune che prevale sull’interesse particolare è il cuore di questa affermazione. Primo comandamento per questa ripartenza non può che essere l’impegno per una corretta informazione, la sola categoria dello spirito che può mettere in condizione il singolo individuo di essere cittadino consapevole e non suddito. Come ricorda ancora Viroli, «educare alla cittadinanza significa ispirare, accendere la volontà di vivere da cittadini. Io e mia moglie abbiamo fondato un master in educazione civica: ha funzionato, dimostrando che servono formatori, visione, coraggio politico. Quando mancano i cittadini, restano i sudditi. E dove ci sono sudditi, presto arriva un demagogo. La folla sembra forte, ma è debolissima perché è manovrabile».
Per questo servono maestri, categoria umana che oggi sembra essere molto poco affollata di menti libere. Le fake news dilagano in ogni settore e mietono sempre più vittime annichilendo lo spirito critico che è alla base della libertà individuale. A proposito di maestri: «È necessario possedere lo strumento dell’analisi critica. Se il giovane a scuola non ha avuto questo strumento, difficilmente potrà costruirselo da solo una volta che è finita la scuola, e non potrà capire quel che accade nel mondo in cui vive», ammonisce il cremonese Mario Lodi nel suo ‘Cominciare dal bambino’, pubblicato nel 1977.
La deriva qualunquista e violenta che si registra oggi nei social trova le sue radici proprio, come spiegano i manuali, nella mancanza della capacità di affrontare e sconfiggere i pregiudizi individuali attraverso processi di riflessione con l’intento di formarsi un giudizio solido che riconcili l’evidenza empirica con il senso comune. Le persone che hanno l’abitudine di criticare tutto sono generalmente quelle che hanno meno spirito critico, come ricordava già nel 1918 il grande antropologo e filosofo francese Gustave Le Bon, in ‘Ieri e domani’.
Si spara nel mucchio per mascherare una propria capacità di giudizio fingendo di avere qualcosa di dire su tutto. Ma così facendo la fine è tristemente nota: si resta facili prede e vittime dei benpensanti che gridano ‘Avanti!’ e poi restano comodamente a casa a farsi gli affari propri. Quelli di ‘Armiamoci e partite’ sui quali punta ironicamente l’indice Olindo Guerrini, appunto.
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