L'ANALISI
10 Ottobre 2025 - 11:18
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Alle 12.20 era davanti al giudice civile per la causa di separazione giudiziale e divorzio (scioglimento del matrimonio). Dieci minuti dopo, Sofia (nome di fantasia) a passo veloce ha attraversato il corridoio, si è accomodata davanti al giudice penale e ha testimoniato contro il marito accusato di aver violato il divieto di avvicinamento. L’uomo, già a processo per maltrattamenti, ieri è stato condannato a 6 mesi per la violazione della misura cautelare.
Il 24 luglio 2023, nonostante da febbraio avesse quel divieto, ha fatto irruzione in casa, nel bel mezzo della festina di compleanno di uno dei due figli. Gli ha portato il regalo. L’ex moglie al giudice: «Lui aveva ancora le chiavi del cancello esterno, non quelle della porta d’ingresso. Ha dato pugni alla porta. Si è messo a urlare: “Aprite la porta, sennò chiamo i carabinieri”. Io non gli ho aperto. Ha fatto il giro da dietro, ha sfondato un’altra porta. Tutti lo abbiamo guardato. Aveva una busta, l’ha lasciata per terra e se ne è andato».
Nella busta c’era il regalo di compleanno per il figlio. «Una maglietta e i pantaloncini, tra l’altro di una misura sbagliata», ha precisato l’ex moglie. Un’amica presente alla festa di compleanno ha confermato. Resa la testimonianza, l’ex moglie, 40 anni, originaria dell’Est, laurea in Economia e commercio, ha ripercorso il corridoio e si è accomodata davanti al giudice civile. Intanto, nell’aula penale, il pm ha concluso: «L’imputato ha palesemente violato la misura: chiedo la condanna a 1 anno».
Dopo il pm, l’avvocato della difesa ha parlato di un gesto lodevole (il regalo di compleanno al figlio), ma «con modalità sbagliate». Certo, il regalo poteva lasciarlo davanti al cancello. Intanto, il 4 novembre prossimo continuerà il processo all’ex marito per maltrattamenti: si difenderà. L’8 luglio scorso, Sofia aveva reso una lunga testimonianza. «Lui mi ha controllato e manipolato per tutta la vita, mi ha trattata come una schiava. Aggressioni fisiche? Tantissime. All’inizio uno schiaffo, poi un pugno, poi ‘ti ammazzo’. Era diventata la normalità».
A fine settembre del 2022, Sofia era andata al Pronto soccorso con un occhio al burro, una ferita sul sopracciglio e il naso fratturato. In lacrime, alla dottoressa «per vergogna» non aveva subito detto chi l’aveva conciata così: il marito. «Sono scivolata». La dottoressa l’aveva fatta spogliare. Sofia era «nera da capo a piedi». La dottoressa: «Lei non è scivolata». «Io le dico, ma non scriva, perché ho tanta paura». «Come vuole». Dal Pronto soccorso, Sofia era uscita con il bigliettino del centro anti-violenza. «Sono andata a casa, lui voleva ancora picchiarmi, sono andata a denunciarlo».
«Una donna coraggiosa», Sofia, per l’avvocato di parte civile, Alessandra Casula del Foro di Lodi. «Le donne non devono accettare», aveva detto quel giorno l’ex moglie. Alla quale, secondo l’accusa, il marito ha rotto il naso due volte, nel 2012 e dieci anni dopo. In mezzo, botte, pugni, calci e umiliazioni. «In casa lui comandava, lui alzava le mani anche davanti ai figli (il maggiorenne ha confermato). Io posso, tu no. Io non potevo uscire da sola, lui rincasava tardi la sera. Gli chiedevo perché, ma io non avevo il diritto di chiedere». E giù botte. Sofia non aveva nemmeno il diritto di lavorare. Un lavoro lo aveva trovato «in un contesto bancario». «Ah no, tu sei donna».
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