L'ANALISI
01 Ottobre 2025 - 08:41
Il tribunale di Cremona e l'avvocato Consuelo Beber
CREMONA - La pm: “Lei ha mai usato violenza sui figli?”. Il papà: “Come faccio a minacciarli e maltrattarli che hanno vissuto questa situazione in Tunisia con la loro madre, la mia prima moglie, che li picchiava? Si sono inventati tutto, niente di quello che hanno detto è vero”. Il presidente del collegio: “Si sarà domandato perché i suoi figli l’accusano di simili nefandezze?”.
Le “nefandezze” di cui sono accusati il padre e la matrigna: da settembre 2021 “in molteplici occasioni, con cadenza plurisettimanale”, avrebbero percosso i figli - la femmina allora sedicenne e il maschio tredicenne – con calci, pugni e schiaffi. A volte, il papà avrebbe usato la doga del letto, una volta avrebbe provocato al figlio un gonfiore al polso. Un’altra la matrigna avrebbe colpito la figliastra con il filo di una lampada. L’11 febbraio 2022, nel corso di una lite per futili motivi, il papà avrebbe preso a sberle il figlio, lo avrebbe graffiato al braccio e avrebbe cercato di colpirlo con un bastone. La figlia si sarebbe messa in mezzo per difendere il fratellino e sarebbe stata picchiata anche lei.
Le “nefandezze”. Per la pm Federica Cerio, papà e matrigna avrebbero “ripetutamente ricattato i figli”. Il ricatto di non mandarli più a scuola. Il ricatto di rispedirli in Tunisia se non si fossero comportati come richiesto o se avessero raccontato ad altri di come in casa venivano trattati.
Le “nefandezze”. In un paio di occasioni, la matrigna avrebbe picchiato il maschietto, una volta brandendo un coltello e minacciandolo di ucciderlo.
Le “nefandezze”. Il padre avrebbe umiliato la figlia: “P…, hai rovinato la mia vita come tua madre, ti caccio via e ti faccio tornare in Tunisia, ti faccio smettere di andare a scuola”. Il padre avrebbe preteso che la figlia si occupasse delle faccende domestiche, malgrado avesse iniziato a frequentare un istituto scolastico.
Le “nefandezze”. In un paio di occasioni, il padre avrebbe minacciato la figlia, mettendole un coltello all’altezza della gola: “Ti uccido”.
Le “nefandezze”. A ottobre 2021, papà e matrigna avrebbero impedito alla figlia di andare a scuola per una settimana e altre volte, a seguito di litigate, le avrebbero fatto saltare la scuola per uno o due giorni per volta.
Le “nefandezze”. A febbraio 2022, a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine per una lite in corso, avrebbero imposto ai figli di stare zitti, di non raccontare la verità. “Le urla? Dite che stavate litigando voi fratelli”.
Per l’accusa, papà e matrigna avrebbero causato nei figli “uno stato di prostrazione, di terrore, di avvilimento e di sofferenza”.
Difesi dall’avvocato Consuelo Beber, la matrigna e il papà hanno negato. “I miei figli (anche il primogenito) stavano bene con la matrigna, tranne la femmina che non l’aveva accettata”, racconta il padre, in Italia dagli anni Novanta, a Cremona dal 1998. “Quando ho chiesto il divorzio, sono sceso in Tunisia. I miei figli mi hanno detto che non stavano bene con la mamma, che lei li picchiava, li maltrattava. Io ho chiesto l’affidamento e la mia attuale moglie ha aiutato i miei figli, ha portato avanti il discorso dell’affidamento”. Dopo la sentenza di divorzio, i figli sono stati affidati alla madre, la procedura si è conclusa in Appello. Il papà ha l’affidamento.
Il genitore spiega che la figlia aveva “piena libertà assoluta. Mi chiedeva di andare a casa di un’amica a fare i compiti, di cenare da lei, tornava alle 23/24”. Racconta di “essersi preparato per accoglierli, quando sono arrivati a Cremona: ho cominciato a preparare la casa”. Per ogni “nefandezza” contestata, il padre nega, precisa, dà la sua versione.
Una spiegazione del perché i figli abbiano accusato papà e matrigna, la dà il primogenito. “Abbiamo avuto un vissuto traumatico in Tunisia con la mamma. Ci picchiava tutti e tre. Qui, soprattutto mia sorella trattava male la matrigna. Le dicevo: ‘Non la conosci neanche, perché ti comporti così?’. Mio padre come reagiva? Urlava, ma non li ha mai picchiati, i miei fratelli hanno sfogato la loro rabbia qui in Italia per quello che hanno passato là, in Tunisia”.
“Di maltrattamenti in Italia la ragazzina non ha parlato. Solo chiedeva di non incontrare il papà con la matrigna e basta”, fa mettere a verbale l’assistente sociale che ha avuto in carico la famiglia dalla primavera 2023 ad aprile del 2024. “Le relazioni sempre positive, la coppia ha sempre collaborato, le condizioni igienico-abitative adeguate. Non ho mai segnalato situazioni di rischio o di pericolo”. “C’è il desiderio dei ragazzi di vedere il padre e la matrigna? Avete trattato l’argomento?”, la domanda del pm all’assistente sociale che ha seguito il nucleo familiare da giugno 2024. “Nessuno dei due figli ha l’intenzione di rientrare a casa e di vedere il padre”. Si tornerà in aula il 20 gennaio per la discussione.
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