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Morta nella villa, autopsia sulla badante

Lunedì l’esame autoptico. La famiglia di Renata Bossi: «Circostanze oscure»

Francesca Morandi

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10 Ottobre 2025 - 08:47

Morta nella villa, autopsia sulla badante

L’avvocato Marilena Gigliotti, l’avvocato Antonio Maestrini, il pm Carmen Santoro e Renata Bossi

CREMONA - Sarà effettuata lunedì prossimo, 13 ottobre, l’autopsia su Renata Bossi, la badante 60enne di Cremona morta il 3 ottobre, venerdì, nella villa a Dalmine (Bergamo) dove lavorava come badante. Nell’indagine contro ignoti per morte come conseguenza di altro delitto, ieri il pm, Carmen Santoro, ha conferito l’incarico a Matteo Marchesi, primario di Medicina legale dell’ospedale di Bergamo. Il consulente tecnico si è preso 90 giorni per depositare le sue conclusioni. Gli avvocati Marilena Gigliotti per Erica e Giuseppe, 39 e 25 anni, i figli di Renata, e Antonio Maestrini per l’ex secondo marito della badante, hanno messo in campo Michele Fiorentino, fino all’1 settembre scorso medico legale all’ospedale Maggiore di Cremona.


L’autopsia chiarirà le cause della morte di Renata, che da circa un mese lavorava nella Bergamasca. Ai suoi familiari e allo stesso avvocato Gigliotti, che l’aveva incontrata una decina di giorni prima a Cremona, aveva confidato di non trovarsi bene. Aveva parlato di «vessazioni» e di non essere ancora stata regolarizzata con un contratto. Voleva lasciare il posto, Renata. Aveva già deciso di fare i bagagli proprio il 3 ottobre, quando la padrona di casa l’ha trovata morta a letto.

Ai carabinieri ha riferito di essere entrata nella stanza una prima volta intorno alle 7,30/8. Renata le ha detto di non essersi sentita bene, di aver vomitato. La padrona l’ha lasciata riposare. Rincasata dalle commissioni, è tornata in camera. La badante non dava segni di vita. Sono stati chiamati i soccorsi, nel frattempo la padrona, con un amico, le ha praticato il massaggio: tutto inutile. In villa è rientrato anche il marito, imprenditore. Ai carabinieri, la coppia ha riferito che Renata era in prova da cinque giorni (il 3 ottobre sarebbe stato il sesto giorno) e che gli ultimi due l’avevano ospitata anche la notte.


Quando Giuseppe, avvisato alle 14.20 mentre era al lavoro dai militari della stazione di Dalmine, con la sua fidanzata e l’ex marito è arrivato nel paese della Bergamasca, intorno alle quattro del pomeriggio, i bagagli della mamma erano già stati sistemati al piano terra. I carabinieri hanno accompagnato il figlio nella stanza, al primo piano. Renata era coricata sul letto. In villa sono poi arrivati quelli delle pompe funebri. C’era un carteggio già compilato dalla guardia medicamorte naturale per arresto cardiaco — con sbarrata una casella: i familiari non avevano richiesto l’autopsia, ma non era vero, anzi.

Quel venerdì, Giuseppe, fidanzata ed ex marito di Renata hanno scoperto che la guardia medica non si era recata in villa a ispezionare la salma. Il carteggio l’aveva firmato dall’ambulatorio. I familiari, dietro insistenza, si sono fatti accompagnare da un addetto delle pompe funebri in ambulatorio. La dottoressa, nello scusarsi, si è fatta portare nella villa: qui ha visitato la salma e ha ricompilato il carteggio, stavolta con l’indicazione dei familiari di disporre l’autopsia.


L’indomani, a fronte di «troppe stranezze», i figli e l’ex marito di Renata si sono presentati in Questura a Cremona. Qui l’ex coniuge ha riempito quattro fogli — una querela contro ignoti - mettendo, nero su bianco, le «troppe stranezze». «Visto che aveva dormito lì», il letto non era sfatto. Renata non indossava il pigiama, come, invece, faceva abitualmente, ma era vestita da giorno. Al polso aveva l’orologio, mentre prima di coricarsi lo toglieva sempre. Non c’era nessun pigiama, neanche quello sporco di vomito».


«La famiglia sta ricostruendo l’ultimo mese di vita di Renata — spiega l’avvocato Gigliotti —. Ci sono stati molti cambiamenti, si era trasferita, aveva lasciato le chiavi di casa ai figli. Aveva confidato sia ai figli sia all’ex marito che era preoccupata. Si sta cercando di ricostruire tutte le sue relazioni, mettendole in correlazione con quelle informazioni che lei stessa ci aveva fornito. I motivi per i quali la famiglia si è determinata a chiedere approfondimenti, nascono dalle circostanze oscure nelle quali tutto questo è avvenuto. Chiedono che sia fatta chiarezza: quando ci lasciano persone molto care, è umano cercare di ricostruire gli ultimi momenti di vita. Che cosa può essere successo? I familiari non si danno pace».

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