L'ANALISI
06 Ottobre 2025 - 17:28
Le immagini tratte dalla telecamera dell’abitazione.
CREMONA - Agosto 2021. Quattro fratelli fanno il bagno nella piscina gonfiabile che mamma e papà hanno messo nell’area del cortile di loro pertinenza. La più grande ha 12 anni, il più piccolo 1 soltanto, in mezzo, i due di 11 e 5 anni.
Non è il loro primo bagno, ma diversamente dalle altre volte, succede qualcosa: la loro pelle brucia moltissimo. Perché? La risposta è nel video girato il 22 agosto dalla telecamera dell’abitazione.
La vicina arriva con una tanica da 5 litri e getta la candeggina nella piscina. Una vendetta, pare, perché lei non sopportava la famiglia marocchina, non sopportava il caciare dei bimbi.
Il video è agli atti del processo per lesioni personali aggravate, l’accusa che ha portato davanti al giudice la donna, oggi 41enne. Lesioni «perché, versando per futili motivi sostanza tossica all’interno della piscina componibile da giardino, posta nell’area di pertinenza condominiale, cagionava lesioni cutanee ai quattro bambini» con prognosi di 7 giorni, con le aggravanti dei «futili motivi» e del danno causato a minorenni.
Nel processo, il papà che all’epoca aveva presentato querela contro la vicina si è costituito parte civile con l’avvocato Marco Fantini e il collega Alessandro De Nittis. L’avvocato della 41enne ha rinunciato a difenderla. Ieri è stato messo in campo il collega di turno, Davide Lacchini. Rinvio al 7 novembre.
Sul banco degli imputati, la vicina di casa è arrivata dopo una richiesta di archiviazione del pm, a cui il papà si era opposto e il gip gli ha dato ragione.
Nell’atto di opposizione a firma dell’avvocato Fantini, si evidenzia che «dalla visione del filmato contenuto nel cd-rom appare incontrovertibile la condotta posta in essere dall’indagata in merito allo sversamento all’interno della piscina di liquido di tipo candeggina, notoriamente tossico per la cute umana, contenuto in una tanica da 5 litri».
E, ancora, che «l’attività di indagine – perquisizione locale e sequestro – ha permesso di affermare che una delle due taniche sequestrate (quella contenente candeggina) fosse la stessa (colore, forma, etichetta) utilizzata dall’indagata per inquinare e alterare la salubrità dell’acqua della piscina con intento di procurare lesioni ai minori utilizzatori».
L’indagata, è scritto nel carteggio, «di fatto inchiodata dalle riprese del video, ha tentato artatamente di giustificare il siffatto comportamento, adducendo di essersi avvicinata alla piscina con l’intento di pulirne il bordo con una tanichetta con scritto candeggina, ma riempita con acqua. Ad ogni modo, dopo lo sversamento della candeggina nella piscina effettuato dall’indagata con entrambe le braccia a sorreggere la pesante tanica da 5 litri, i bambini hanno tutti riportato lesioni cutanee causalmente compatibili con le condotte poste in essere dall’indagata e con la sostanza tossica dalla medesima versata».
Nell’atto, poi si ricorda che in fase di indagini, sia l’imputata sia sua madre «hanno riferito di una forte conflittualità con i vicini di casa, dovuta al fastidio che le donne provano quando i figli giocano nella piscina, di fatto confermando il movente».
Nel filmato, l’imputata sembra anche che abbia ‘bucato la piscinetta’. Si annota che la vicina «non ha espresso alcun tipo di pentimento per ciò che ha fatto».
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