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Il vescovo celebra San Francesco: «I germogli di pace diano frutti»

Celebrazione nella chiesa dei Cappuccini di via Brescia, con riferimento alle speranze di convivenza pacifica in Terra Santa dove monsignor Napolioni si recherà a fine mese con altri presuli lombardi

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

05 Ottobre 2025 - 17:49

Il vescovo celebra San Francesco: «I germogli di pace diano frutti»

CREMONA - «Perché i germogli di pace di queste ore portino frutto». È la preghiera che il vescovo Antonio Napolioni ha aggiunto a quelle dei fedeli celebrando, sabato sera, nella chiesa dei cappuccini in via Brescia, la solennità di San Francesco d’Assisi, uomo di pace, nonché patrono d’Italia. Evidente il riferimento ai segni di speranza per una nuova possibilità di convivenza pacifica in Terra Santa, dove monsignor Napolioni si recherà alla fine del mese con gli altri vescovi lombardi.

La messa in onore del “poverello d’Assisi”, concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e da diversi sacerdoti e religiosi, molto partecipata dai fedeli e accompagnata dai canti francescani del coro, è stata introdotta dal saluto del padre guardiano, Andrea Cassinelli, che ha ricordato, fra l’altro, che quest’anno ricorre l’ottocentesimo anniversario del “Cantico delle creature” in preparazione a quello del transito del santo, nel 2026.

Il vescovo, all’omelia, ha raccolto i motivi del «fascino intramontabile» di San Francesco, il cui «ascolto del Signore» è stato tale da accoglierlo nella propria vita fino alle stigmate, così come Maria lo ha accolto fino a diventare la madre di Cristo. La fede di Francesco nella sua «piccolezza consegnata» non si è posta solo nella prospettiva di una consolazione futura, ma ha saputo mettere in circolo, da subito, un principio di vita negli scenari drammatici della storia degli uomini, delle donne e dei bambini del suo come del nostro tempo.

Lui che aveva ricchezze e desiderio di successo, non ha trovato in queste cose sazietà per la propria fame di vita: l'ha trovata nei poveri, perfino nei lebbrosi verso i quali, prima, provava ripugnanza. Così la sua vita, coltivando la preghiera, i sacramenti, la fede, la carità, ha generato incontro e accoglienza, verso il Signore e verso i fratelli. A questo proposito, il presule ha anche invitato i fedeli a leggere l’esortazione “Dilexi te” (“Ti ho amato”) firmata proprio il 4 ottobre da papa Leone XIV e dedicata all’amore per i poveri, in continuità con il magistero di papa Francesco.


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