L'ANALISI
04 Ottobre 2025 - 09:22
Nel riquadro Roberto Rava
SORESINA - Quello che in città è ormai soprannominato «Rava-gate», cioè il caso del «licenziamento» improvviso del vicesindaco da parte del primo cittadino Alessandro Tirloni, continua a infiammare il dibattito politico soresinese. E adesso il rischio di crepe nella maggioranza sembra sempre più concreto: anche Italia Viva, come già fatto da Fratelli d’Italia, con una lettera cofirmata dal presidente provinciale Giovanni Biondi e dal consigliere (in quota Insieme) Giampiero Cominetti, ha chiesto al primo cittadino un vertice urgente per discutere del futuro.
Il testo originale della missiva lascia trapelare la tensione, al di là delle cortesie istituzionali: «Egregio signor sindaco, abbiamo letto sulla stampa locale della revoca del vicesindaco Rava. Ci spiace che la vicenda sia precipitata in questo modo prima di un collegiale e opportuno approfondimento. Riteniamo la questione particolarmente significativa e pensiamo che riguardi l’intera maggioranza in tutte le sue componenti. Per questo – scrivono Biondi e Cominetti – chiediamo un incontro urgente che coinvolga i consiglieri e le forze politiche per approfondire la questione e per valutare se ci sono le condizioni per un nuovo equilibrio politico-istituzionale e una rinnovata condivisione».
L’impressione è che possa giocarsi tutto su quell’apparentemente banale, ma in realtà pesantissimo, «se». Che, tradotto, potrebbe anche significare «non è certo che continueremo questo cammino politico insieme». Altro dettaglio da non sottovalutare: Biondi e Cominetti confermano che la decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Per loro come già per il protagonista, Roberto Rava, per il segretario di Fratelli d’Italia Simone Tirelli e per Rinnova Soresina. Ma perché quel semplice «se» potenzialmente conta così tanto? Questione di numeri. Tirloni, che evidentemente aveva divergenze politiche con Rava, ha scelto di togliergli sia la carica di vice (presa da Fabio Grassani) che quella di assessore al Bilancio (vacante). Il suo ex braccio destro, però, non ha dato le dimissioni e resterà in consiglio. E pare difficile che dopo lo scontro frontale possa votare seguendo le indicazioni di una maggioranza che l’ha messo da parte. E adesso che l’allineamento di Cominetti è in bilico, considerando che l’emiciclo di piazza Marconi era composto da 9 votanti in maggioranza (ora otto senza Rava) e quattro per l’opposizione, appare chiaro perché il summit sia decisivo.
Beninteso: comunque vada, Tirloni ha la maggioranza non solo de facto ma anche aritmetica. Anche ipotizzando che non si trovi la quadra con Italia Viva, infatti, i conti tornano e in più il sindaco vota, quindi le alzate di mano finirebbero nel peggiore dei casi sette a sei. Basterebbe però una defezione temporanea, un consigliere assente, per creare lo stallo. Fantapolitica? Oggi sì. Ma resta comunque una situazione intricata, specialmente considerando che la corazzata centrodestra-civiche aveva ottenuto alla scorsa tornata elettorale una vittoria quasi «bulgara».
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