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CREMONA

Aggressione al kebab, il pm: «Non c'è la prova della rapina»

Richiesta di condannare a 9 mesi ciascuno i due gemelli albanesi, 18 anni compiuti 24 giorni prima della ‘zuffa’ nel locale di via Guarneri del Gesù, a cui partecipò anche un quindicenne. Il 13 ottobre, la sentenza

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

30 Settembre 2025 - 18:42

Violenza nel kebab, chiesti i domiciliari

Il kebab K2 di via Guarneri del Gesù. Nel riquadro, il Tribunale di Cremona

CREMONA - Da sette mesi sono agli arresti — 45 giorni di carcere, poi ai domiciliari con braccialetto elettronico - per rapina. Per aver rapinato, il 26 febbraio scorso, il 40enne titolare pakistano del Kebab in via Guarneri del Gesù, aggredito con pugni al volto e, coltello in pugno, minacciato di consegnare l’incasso. Ma per il pm, Francesco Messina, «sulla rapina non ci sono prove». Piuttosto («è più corretto») minaccia aggravata con il coltello e lesioni cagionate al titolare (5 giorni di prognosi). Da qui, la richiesta di condannare a 9 mesi ciascuno i due gemelli albanesi, 18 anni compiuti il 3 febbraio scorso, 24 giorni prima della ‘zuffa’ nel kebab, a cui partecipò anche un quindicenne. Il 13 ottobre, la sentenza.

La richiesta del pm è arrivata oggi, dopo aver sentito il pakistano, chiamato oggi in aula «per chiarimenti». In fase di indagini, era stato sentito tre volte: la prima a sommarie informazioni, la seconda quando ha fatto la querela, la terza ancora a sommarie informazioni. Era stato molto preciso, allora. Oggi, più traballante, tanto che il pm e il presidente del collegio lo hanno incalzato. 

Il pm Francesco Messina

Torniamo a quel mercoledì pomeriggio. I gemelli, il 15enne e una comitiva di ragazzi stanno tornando da una festa di compleanno. Sono ubriachi di vodka. Prima delle 18, in via Guarneri del Gesù, il minorenne entra nel kebab con uno dei gemelli. «Fammi pisciare», dice al titolare, puntando dritto verso il bagno, di fronte al quale c’è l’interruttore generale. Il pakistano non vuole, lo afferra per un braccio, perché, come ha spiegato oggi, «spesso i ragazzi entrano, vanno in bagno e non comprano niente». Zuffa, colluttazione. Nel locale c’è la telecamera che riprende la scena. Una aggressione in due fasi. La prima: il pakistano viene aggredito da due ragazzi. Le luci sono accese. Poi la corrente viene staccata. A luci spente, «si unisce un terzo soggetto», ha detto il pm.

I difensori dei 18enni, gli avvocati Guido Priori e Marco Soldi di Brescia, hanno prodotto la trascrizione del videol’azione è di 9 minuti»). Quando il pakistano si rifiuta di far andare in bagno il 15enne, gli viene detto: ‘Vuoi dei soldi per andare in bagno?’. La vittima: «Non me lo ricordo, io non ho preso soldi, non mi hanno offerto soldi per andare in bagno». «Le hanno mai chiesto i soldi dell’incasso?».

L’avvocato Marco Soldi

«Non sono sicuro, mi hanno picchiato, non sono sicuro che mi hanno chiesto i soldi dell’incasso, ero molto confuso, stavo male, perdevo sangue, però mi hanno aperto il frigorifero. Quando è stata staccata la luce, ho sentito ‘Dammi i soldi’». Non è che abbia equivocato, abbia confuso ‘Ti diamo i soldi’ con ‘Dammi i soldi?’. «Sono sicurissimo che mi hanno picchiato». Chi l’ha picchiata? «Uno dei ragazzi». «Chi le ha chiesto i soldi?». «Uno dei ragazzi che mi stava picchiando». «Lo stesso che aveva impugnato il coltello?». «Non lo so, io non sono riuscito a dire niente».


Sette mesi fa, il pakistano aveva raccontato di aver visto insieme ai giovani una ragazza «che ha aperto il frigorifero, ha preso una o due bottiglie di birra». Oggi: «Sono sicuro che è stato preso qualcosa dal frigo». Gli è stata mostrata la foto di una ragazza estrapolata dal video. «Se la vedo difronte, la riconosco». «Ha sentito nella concitazione del momento una voce femminile che incitava i ragazzi?». «Non ricordo in questo momento».

L’avvocato Marco Soldi


«Il quadro non è più chiaro nell’istruttoria dibattimentale — ha concluso il pm —. Questa cosa non mi lascia molto tranquillo, anche perché abbiamo le trascrizioni prodotte dalla difesa. I ragazzi hanno offerto dei soldi in modo provocatorio e non è da escludere che il titolare abbia capito ‘Dammi i soldi’». E ancora: «La sottrazione delle bottiglie non è pacifica. Forse è stata una ragazza, ma può essere un fatto disgiunto, un’iniziativa autonoma della ragazza. Non è così scontato che sia sicuramente in relazione all’aggressione. Sulla rapina non ci sono prove».


«Il quadro prima solido, ora lo è molto, molto meno — ha arringato l’avvocato Priori —. C’è stata una lite per il bagno. Molto stupida? Sì. Si sono comportati male? Sì, ma non è stata commessa la rapina da cui il mio cliente va assolto». Dopo Priori, l’avvocato Soldi: «Non c’è la rapina. Il mio entra una volta alle 17.54, insulta il titolare dalla porta e se ne va, non torna più. Si vede dai filmati. Successivamente, quando c’è la zuffa, lui non né dentro né fuori dal locale. Non c’è proprio. Va assolto».

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