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IL PUNTO

Cremona non guarda il cielo, ma solo il proprio ombelico

I giovani talenti faticano a trovare opportunità e stimoli, mentre il territorio resta ancorato al passato, senza investire su iniziative innovative e collaborazioni che potrebbero valorizzare competenze, cultura e attrattività

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

21 Settembre 2025 - 05:30

Cremona  non  guarda  il cielo, ma solo il proprio ombelico

La storia di Davide Facchini, giovanissimo talento del violino è la rappresentazione plastica di quello che potrebbe essere e, purtroppo, invece, ancora non è. Romano di nascita, spirito internazionale per formazione e vocazione, il 25enne ha scelto di vivere a Cremona, città dove si è formato, al Conservatorio Monteverdi, dopo esperienze di perfezionamento all’Accademia Chigiana di Siena e collaborazioni con il Mozarteum di Salisburgo. Due ‘templi’ della musica barocca.

Colpisce la motivazione della sua scelta: «Vivere qui non solo mi piace, ma credo sia il posto giusto, vicino a Milano, ma non nel caos milanese. Soprattutto, Cremona è una città che potrebbe vivere di musica antica: ne sono convinto, deve solo crederci».

Quanti potrebbero seguirne l’esempio se solo la città riuscisse a diventare veramente attrattiva? «Deve solo crederci» è la parola magica. Dove ciò significa mettere in atto iniziative capaci di esaltare i valori aggiunti del territorio - non solo la musica ma anche l’intero spettro delle eccellenze economiche - smettendo di vivere sugli allori di un passato eccezionale e sulla presunzione che questi ‘quarti di nobiltà’ possano essere sufficienti come passaporto per il successo futuro.

Cremona città della musica è un brand fantastico solo se si riesce a coltivarlo, farlo crescere. In un mondo veloce come quello attuale, non si deve mai dare nulla per scontato. La grande fatica necessaria per salire negli indici di gradimento può essere vanificata dall’eccesso di immobilismo, fattore di attrazione per la città e l’intero territorio. CremonaFiere sta lavorando con grande determinazione in questo senso.

Cremona Musica è una grande manifestazione che ha saputo rinnovarsi, aprirsi alle novità, attirando un’attenzione mondiale. È frutto non del caso ma di una intelligente programmazione il successo dell’Electric Sound Village che dallo scorso anno affianca l’Acoustic Guitar Village. Cremona Musica, che andrà in scena nel prossimo fine settimana, è una manifestazione che genera eventi diffusi nell’intera città, contribuendo ad aumentarne l’appeal. Aprirsi al mondo che cambia e rinnovarsi nel metodo. Lo stesso vale per l’altra manifestazione ‘regina’: le Fiere Zootecniche Internazionali, punto di riferimento mondiale per il settore, capace di introdurre ogni anno significative ‘variazioni sul tema’.

Per tutto questo è però necessario un gioco di squadra che ancora non si vede chiaramente. Una bella lezione in questo senso viene da Crema e dai suoi ‘Beauty Days’ che si concludono oggi. Pur essendo la capitale della cosmesi, Crema, con grande coesione tra imprese e istituzioni, non ha avuto la presunzione di fare da sé, ma ha stretto un gemellaggio con la settimana della cosmesi milanese intercettando così attenzione e nuove risorse, anche creative. Cremona invece dà la sensazione di preferire il proprio splendido isolamento. Piacenza si è candidata a Capitale Europea della Cultura nel 2033. Perché non provare a fare sinergia così come fecero con successo Bergamo e Brescia capitali della cultura italiana nel 2023? Cremona e Piacenza sono ‘gemelle’, insieme rafforzerebbero la proposta.

Sotto il Torrazzo, invece, si preferisce investire risorse in manifestazioni culturali incapaci di superare i confini cittadini. Eppure avremmo molto da dire e da dare. Purtroppo la sensazione è che ci si limiti a guardare il proprio ombelico anziché l’orizzonte. Lo dimostrano i risultati della ricerca ‘Unboxing the future, le sfide del territorio cremonese’ presentata nei giorni scorsi. Promossi da Informagiovani del Comune di Cremona e dal Gruppo Giovani industriali Cremonesi, guidati da Davide Nicoletti, in collaborazione con l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Studi Superiori e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, i sondaggi tra milleduecento studenti delle scuole superiori e universitari - la cosiddetta Generazione Zeta, cioè quella nata tra la metà degli anni Novanta e il 2010 - certificano una situazione del tutto congelata rispetto a due anni fa, quando venne organizzato un analogo sondaggio.

Si legge, tra l’altro: «La maggioranza dei giovani intervistati (55 per cento) esprime una preferenza a lavorare in Italia, con un buon grado di radicamento territoriale: il 14 per cento si immagina il proprio futuro professionale nella provincia di Cremona. Tuttavia, il dato va letto accanto al 45 per cento che indica come preferenza l’estero: un giovane su quattro sceglierebbe un Paese europeo (28 per cento), e uno su sei un Paese Extra-Ue (17 per cento). Questa polarizzazione tra apertura internazionale e radicamento locale racconta un desiderio di equilibrio tra mobilità e appartenenza, tra aspirazioni globali e legami territoriali. È anche un segnale d’opportunità per il territorio: investire su attrattività e prospettive professionali può aiutare a trattenere talenti che – pur guardando lontano – non escludono di restare». Un’opzione, quest’ultima, come si vede presa in considerazione da uno studente su sette. Poco, considerando anche l’inverno demografico che sta svuotando le famiglie e le scuole, creando problemi al sistema produttivo in perenne affanno nella ricerca di nuovi talenti da inserire.

Cosa chiedono i ragazzi per considerare Cremona un territorio in cui vivere? Oltre all’eccellenza dell’insegnamento, che peraltro è garantita a livello di medie superiori e universitario, anche qualità della vita. Che tradotto in soldoni significa luoghi e spazi di incontro e svago, occasioni per fare sport, attività culturali e di spettacolo a misura di Generazione Zeta. Esattamente le stesse richieste avanzate due anni fa e fin qui rimaste per lo più inevase, come ha valutato uno sconfortato Paride Spinelli, vicepresidente dei Giovani Industriali con delega all’Education in occasione della presentazione del report. Cremona se vuole diventare attrattiva per i giovani e convincerli a restare deve agire con convinzione. «Bisogna solo crederci» come ci ha spiegato Facchini.

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