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IL CASO

Anziana rapinatrice ludopatica: «Capace di intendere e di volere»

La 75enne, segnata da anni di dipendenza, ha intimato a un’impiegata di banca e a una titolare di centro estetico di consegnarle denaro minacciando di gettare acido; una perizia psichiatrica l’ha giudicata capace di affrontare il processo

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

18 Settembre 2025 - 14:33

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Il tribunale di Cremona

CASALMAGGIORE - Ha il vizio del gioco d’azzardo, ma quando a marzo scorso ha messo a segno due rapine in 72 ore, la prima nella banca di Gussola, la seconda da un’estetista di Casalmaggiore, con la minaccia di lanciare acido, Maria, 75 anni, napoletana di origine, “era capace di intendere e di volere” e, di conseguenza, “non è socialmente pericolosa”. Lo ha accertato lo psichiatra Sergio Monchieri, perito nominato dal giudice nell’ambito del processo con il rito abbreviato. Inoltre, la 75enne “ha la capacità di stare in giudizio”. Sono le conclusioni riversate nelle 39 pagine di relazione. Fissato per le 9.20 di oggi, su richiesta dell’avvocato Mimma Aiello (nella foto sotto), il processo è stato rinviato al 20 novembre prossimo per consentire all’anziana di essere presente: verrà tradotta dai domiciliari

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La prima rapina è del 10 marzo, in via Roma a Gussola. Maria era entrata nel Credit Agricole e minacciato la dipendente: “Dammi i soldi, ho l’acido, se non me li dai, te lo tiro”. Era uscita con 1.500 euro di bottino in banconote da 50 euro. I soldi era andata a spenderli in una tabaccheria. Quel giorno, i carabinieri l’avevano denunciata.

Il 12 marzo, la rapina bis nel centro estetico “Mantra”, in via D’Azeglio. Maria impugnava un flacone in plastica bianco opaco. “Questo è acido, dammi tutti i soldi che hai, altrimenti te lo butto in faccia, muoviti”, la minaccia a Elisa, la titolare. Bottino: 200 euro. Intorno all’una e mezza, l’estetista aveva chiamato il 112. Raccolte le informazioni e la descrizione della rapinatrice, i carabinieri si erano messi a cercarla: era la stessa del colpo di tre giorni prima. Sapevano dove andarla a cercare: nelle sale slot di Casalmaggiore. Maria era un’assidua frequentatrice. L’avevano trovata alle 14.10, all’interno del bar “Smile”, in via Romani. Era davanti a una macchinetta, stava giocando. Arresto.

L’anziana ha un amministratore di sostegno. Davanti allo psichiatra, ha riavvolto il nastro della sua storia familiare. Del padre ha detto che “giocava d’azzardo, soprattutto a carte e spesso era litigioso e dispotico in famiglia ed anche manesco”. Ha raccontato che a giocare d’azzardo in maniera patologica ha iniziato 15-16 anni fa. Il fratello e la cognata l’avevano ospitata alle Canarie. C’era andata da sola, perché suo marito aveva paura di volare. Durante il soggiorno, la cognata l’avrebbe invitata ad accompagnarla al casinò dove, dopo una prima vincita, ci sarebbe tornata, stavolta da sola, “vincendo 800 euro, per poi perdere tutto”. Rincasata, avrebbe cominciato a giocare con le slot-machine, azzerando il conto corrente condiviso con il marito che, sin che è stato in vita, aveva cercato di frenarla. Maria ha raccontato di aver anche contratto prestiti e venduto oggetti di valore. “Questo vizio è peggio della droga”. È stata seguita al Centro psicosociale. Nella sua storia clinica ci sono anche alcuni ricoveri.

Da quando è ai domiciliari, la 75enne passa le giornate sistemando casa e davanti alla tv. Sa di aver sbagliato. Allo psichiatra ha riferito che “adesso si sente più sicura, perché è costretta e vincolata”. Con l’aggiunta “che avrebbe dovuto, anche in precedenza, essere condotta in una struttura terapeutica per potersi in questo modo controllare”.

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