L'ANALISI
CREMONA
05 Settembre 2025 - 17:47
L'esterno de La Ciocco e l'avvocato Alessio Romanelli, legale del barman aggredito
CREMONA - Il primo ad affrontare il processo con il rito abbreviato, sarà il 19enne: il 15 dicembre prossimo si presenterà davanti al gup del Tribunale di Cremona. Il 21 gennaio successivo, sarà la volta dei quattro 17enni: udienza a Brescia, davanti al gup del Tribunale per i minori. I cinque giovani sono accusati, in concorso, di lesioni gravi: la brutale aggressione a Filippo, ‘Digiu’, il barman 36enne de La Ciocco, pestato con una violenza inaudita e insensata, la notte del 23 febbraio scorso (domenica) davanti al locale di piazza Roma, sotto la Galleria 25 Aprile. Ferito, Filippo, al volto con un bicchiere di vetro e con una bottiglia di vetro. Colpito ancora a terra con una scarica di calci e pugni sul viso. E su tutto il corpo.
«Lesioni personali gravi — è scritto nel capo di imputazione — consistite in trauma oculare con perforazione del bulbo oculare e in plurime ferite da taglio e lacero contuse al volto, con prognosi superiore ai quaranta giorni e malattia ancora in corso di svolgimento e, comunque, l’indebolimento permanente del senso della vista dell’occhio sinistro». Un pestaggio per «futili motivi»: uno del branco aveva infastidito un cliente. Il dipendente de La Ciocco era uscito per mandare via i ‘bulli’. E questi gli erano saltati addosso.
I «futili motivi» sono una delle aggravanti, insieme all’altra «dell’aver prodotto l’indebolimento permanente di un senso», contestate agli imputati dalle Procure, ordinaria e minorile, nell’ambito dell’indagine dei carabinieri, che in tre settimane avevano chiuso il cerchio. Era il 16 marzo, il sabato degli arresti (all’alba): il maggiorenne era stato accompagnato a Cà del Ferro (ora è agli arresti domiciliari), i tre minorenni al Beccaria di Milano (successivamente sono stati portai in comunità). Unico indagato a piede libero, il quarto 17enne coimputato.
Nel procedimento a carico del maggiorenne (lo difende l’avvocato Simona Pellegrini), il barman si costituirà parte civile con l’avvocato Alessio Romanelli, al quale affida una dichiarazione: «Filippo ribadisce la propria profonda fiducia nella giustizia, attende l’inizio del processo e ringrazia la Procura della Repubblica e le Forze dell’ordine per la professionalità e la cura con cui sono state condotte le indagini».
Nel processo che affronteranno i minori non è, invece, possibile costituirsi parte civile: Filippo sarà parte offesa. I tre giovani all’epoca arrestati, sono assistiti uno dagli avvocati Consuelo Beber e Paolo Brambilla, due dall’avvocato Luigi Lupinacci. Nell’indagine, i carabinieri avevano lavorato sulle telecamere della zona e avevano messo a verbale le testimonianze dei clienti del locale.
Domenica 23 febbraio: verso le tre di notte, i cinque si spostano dal Lord Life Lounge, il pub in piazza della Pace, e si incamminano in via Verdi. Raggiungono piazza Stradivari. Qui, una telecamera inquadra uno dei 17enni con una bottiglia in mano, il 19enne con un bicchiere da cocktail. I cinque fanno una breve sosta poi si dirigono verso piazza Roma. Il gruppo forza la porta automatica e si infila nello sportello bancomat dell’Unicredit. Pochi minuti dopo, il branco va verso La Ciocco. All’esterno del pub ci sono gli ultimi clienti della serata. Uno dei violenti provoca un cliente. Gli chiede una sigaretta, lo insulta e — senza motivo — gli lancia addosso la birra. C’è tensione. Dal pub esce il barman. «Stiamo chiudendo, andatevene».
‘Digiu’ viene massacrato e messo in salvo da un collega, mentre il branco è in fuga. L’azione è rapida. I violenti ritornano verso piazza Stradivari. Il cliente provocato rimane «pietrificato da quanto accaduto». Alla Ciocco arrivano ambulanza e carabinieri. ‘Digiu’ viene soccorso e portato in ospedale. Scatta l’indagine. Si sentono i clienti del pub, dai quali gli investigatori raccolgono la descrizione dei violenti: altezza, corporatura, carnagione, i vestiti indossati.
I testimoni riferiscono particolari utili. C’è chi indossa «jeans slavati», chi «un bomber di colore beige con disegni colorati» e chi «un giubbotto catarifrangente». Le descrizioni combaciano con gli aggressori immortalati dalle telecamere pubbliche e private quando da piazza della Pace si spostano in piazza Roma. L’orario è compatibile. I carabinieri preparano un fascicolo fotografico dei sospettati: i testimoni li riconoscono. Venti giorni di indagine, gli arresti. Ora i processi. In questi mesi, ‘Digiu’ è stato ‘travolto’ da uno tsunami di solidarietà.
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