Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA

Branco arrestato, i minorenni domani davanti al gip: «Risponderanno»

Gli avvocati confermano che i tre 17enni non hanno intenzione di fare scena muta. Si terrà invece mercoledì l’interrogatorio di garanzia del 19enne detenuto a Ca' del Ferro

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

17 Marzo 2025 - 15:41

Branco arrestato, i minorenni domani davanti al gip: «Risponderanno»

La Ciocco e, nel riquadro, il Tribunale dei minorenni di Brescia

CREMONA - Saranno interrogati domattina dal gip del Tribunale per i minorenni di Brescia, i tre 17enni da sabato scorso detenuti nel carcere minorile Beccaria di Milano, indagati per il brutale pestaggio a Filippo, barman 36enne del pub La Ciocco, in piazza Roma, la notte del 23 febbraio scorso.

L’udienza è fissata alle 8.30. È stata disposta la loro traduzione dal Beccaria al Palagiustizia di Brescia. Si terrà invece domani l’interrogatorio di garanzia del 19enne, residente nel Cremonese, lui detenuto a Ca’ del Ferro: lo assiste l’avvocato Simona Pellegrini di Crema.

I minori non hanno intenzione di fare scena muta. «Risponderanno alle domande del gip», hanno confermato sia l’avvocato Luigi Lupinacci, difensore dei due 17enni residenti in un paese del Cremonese, sia gli avvocati Paolo Brambilla e Consuelo Beber, che assistono il coetaneo residente a Cremona.

L'avvocato Luigi Lupinacci

Gli avvocati Consuelo Beber e Paolo Brambilla

Alla vigilia degli interrogatori, gli avvocati non si sbilanciano. «I fatti vanno ricostruiti in un modo più articolato dopo gli interrogatori di garanzia e dopo aver letto gli atti contenuti nel fascicolo del pm, perché c’è qualche pezzo che manca, la vicenda va ricostruita nel suo complesso», hanno commentato gli avvocati Brambilla e Beber. Il collega Lupinacci ha ribadito quanto già affermato sabato, dopo il brevissimo scambio di parole con i suoi clienti al Comando dell’Arma prima che li portassero al Beccaria. «I miei assistiti mi hanno dato una ricostruzione dei fatti molto diversa da quella narrata nel capo di imputazione. Ma solo dopo l’interrogatorio di garanzia, avrò la possibilità di fare copia degli atti contenuti nel fascicolo del pm e solo allora mi confronterò con loro».

C’è un quinto indagato a piede libero, 17 anni ancora da compiere, residente in città, nell’inchiesta per lesioni personali aggravate, coordinata delle due Procure: quella minorile e quella ordinaria diretta dal procuratore Silvio Bonfigli e con il pm Alessio Dinoi titolare del fascicolo sul maggiorenne.

Ai cinque ragazzi, i pm contestano l’ipotesi di accusa di lesioni personali con quattro aggravanti: i futili motivi, l’aver commesso il fatto in cinque persone, l’averlo commesso con armi e da più persone riunite. E poi l’aggravante di aver cagionato al barman «una malattia e comunque una incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai 40 giorni» e «dell’aver prodotto l’indebolimento permanente della vista».

Nelle carte dell’indagine effettuata dai carabinieri, la notte di violenza è stata ricostruita attraverso le testimonianze dei clienti de La Ciocco e i filmati delle telecamere sia pubbliche sia private.

Verso le tre di notte, i cinque si spostano dal Lord Life Lounge, il pub in piazza della Pace, e si incamminano in via Verdi. Raggiungono piazza Stradivari. Qui, una telecamera inquadra il 17enne (quello che abita in città) con una bottiglia in mano e il 19enne con un bicchiere da cocktail. I cinque fanno una breve sosta, quindi si dirigono verso piazza Roma. Il gruppo forza la porta automatica ed entra nello sportello bancomat dell’Unicredit. Pochi minuti dopo, il branco va verso La Ciocco. All’esterno del pub ci sono gli ultimi clienti della serata. Uno del branco provoca un cliente. Gli chiede una sigaretta, lo insulta e — senza motivo — gli lancia addosso la birra. Il violento calza un cappuccio. C’è tensione. Dal pub esce il barman. «Stiamo chiudendo, andatevene». Si prende il bicchiere in testa, poi la bottiglia: gliela scaglia un altro del branco. I violenti gli scaricano addosso pugni e calci anche quando lui è a terra. Gli massacrano il volto. E mentre lo aggrediscono, uno della gang gli urla: «Figlio di p..., ti ammazzo». Il quinto indagato a piede libero è lì (anche nel caso di una sua partecipazione passiva, sarebbe concorso morale). Il barista viene messo in salvo da un collega. Il branco fugge, ritorna verso piazza Stradivari.

Già l’indomani del pestaggio al barman, e nei giorni successivi, si è scatenato il ‘tribunale social’. «Di gogna social», parla l’avvocato Brambilla. Su Instragram giravano frasi come ‘Li andiamo a cercare’. Una ‘giustizia fai da te’ sdoganata, a Milano, dalle ‘ronde anti-maranza’ promosse dagli ideatori di ‘Articolo 52’: gente tra i 18 e i 30 anni che in una riunione on-line aveva promesso di riportare ordine in città. A Milano, la Procura ha aperto un’indagine per associazione a delinquere sul movimento ‘Articolo 52’.

A Cremona, una «gogna social» che ha colpevolizzato anche i genitori degli indagati: famiglie e mamme perbene, che pur manifestando vicinanza alla vittima e alla sua famiglia, sono divenute bersagli di «cattiverie gratuite e insulti» lanciati da «leoni da tastiera che alimentano solo odio senza immaginare nemmeno lontanamente quello che stanno provando gli stessi genitori».

«NO GIUSTIZIA FAI-DA TE»

«Desidero esprimere un sentito ringraziamento al prefetto, alla Procura, alla Questura e a tutte le forze dell’ordine per l’importante risultato raggiunto con l’individuazione e l’arresto dei responsabili dell’aggressione avvenuta in piazza Roma — dichiara il presidente della Provincia, Roberto Mariani —. Il lavoro investigativo puntuale e coordinato dimostra come la collaborazione tra istituzioni e operatori della sicurezza sia lo strumento più efficace per garantire legalità e tutela dei cittadini. La sicurezza non può essere lasciata all’improvvisazione o alla giustizia fai-da-te: il compito di intervenire spetta alle autorità competenti. Ogni deviazione da questo principio rischia di alimentare tensioni e derive pericolose». 

mariani

Il riferimento, neanche troppo velato, è alle ronde annunciate da autoproclamati ‘gruppi anticrimine’. «Stiamo affrontando fenomeni nuovi — prosegue Mariani —, che richiedono risposte complesse: controllo del territorio, ma anche prevenzione, educazione, vicinanza alle comunità. È in questa direzione che dobbiamo proseguire, rafforzando la rete istituzionale che ogni giorno lavora per il bene collettivo. Siamo vicini a chi ha subito questa violenza e ribadiamo con forza che il nostro territorio non può essere terreno fertile per intimidazioni o comportamenti aggressivi».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400