L'ANALISI
01 Settembre 2025 - 05:00
Nel riquadro, Dunia Lamaestra affetta da sclerosi multipla. In sfondo, il servoscale rotto nello stabile Aler in cui Dunia abita
CREMONA - È già passato un altro mese, ma niente da fare. Nonostante le richieste di aiuto, ogni giorno è fumata nera per Dunia Lamaestra, 53 anni, bloccata in casa con la sclerosi multipla e il servoscala rotto: così la sua quotidianità si è trasformata in un’odissea, nello stabile Aler che la ospita in zona ospedale. Dunia, però, non si arrende.
Per Dunia, quei 14 gradini che separano il suo appartamento dalla strada sono diventati una montagna insormontabile. Dopo essersi ‘arrampicata’ faticosamente, prende fiato e racconta una storia di disagio e abbandono. La sua vita è già stata un viaggio difficile: nata a Tripoli da padre siciliano e madre egiziana, è arrivata in Italia 17 anni fa per le cure necessarie dopo la diagnosi di sclerosi multipla. Dalla morte del padre, la sua esistenza è diventata una lotta per conciliare la malattia con l’obiettivo di una vita dignitosa.
Dopo anni passati tra la strada e il divano di conoscenti, circa un anno fa è finalmente uscita dalle graduatorie per le case popolari e ha ottenuto questo appartamento. Una speranza, però, che si è rapidamente spenta. «Nei giorni in cui i dolori per la malattia sono più acuti – spiega Dunia – non riesco nemmeno a fare la rampa e resto bloccata in casa. Sono prigioniera».
Al suo fianco, ormai da sette anni, c’è Umberto Alboni, un volontario di Santo Stefano Lodigiano che la supporta in tutte le faccende quotidiane. È lui a denunciare il perpetuarsi del disservizio: «Da mesi il servoscala non funziona — racconta — e, nonostante i solleciti, nessuno viene a ripararlo. Abbiamo anche fatto richiesta per un appartamento al piano terra, ma ci hanno risposto che ‘non ci sono case’. Poi leggiamo dei 2000 alloggi vuoti in Provincia...».
A questa condizione si aggiunge il rapporto travagliato con gli altri inquilini del palazzo: «Dunia — prosegue Alboni — non è mai stata accettata qui. Guardando il servoscala sembra proprio che qualcuno lo abbia manomesso».
Dal balcone Dunia lancia un appello accorato, che va ben oltre la sua situazione: «Ora speriamo che sistemino il montascale — conclude — e che tutte le persone che vivono come me vengano ascoltate». Un monito a non dimenticare che il diritto all’abitazione significa, prima di tutto, diritto a una vita dignitosa.
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