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IL PUNTO

La lezione di stile dei giovani campioni

Le eccellenze emergenti dello sport cremonese e nazionale non si distinguono solo per i successi in pista e in campo, ma anche per la maturità, la correttezza e il rispetto che mostrano, offrendo un esempio positivo di dedizione, educazione e valori sia per i coetanei sia per gli adulti

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

24 Agosto 2025 - 05:30

La lezione di stile dei giovani campioni

L’ultimo in ordine di tempo è stato il 18enne Federico Saccani, ciclista di Casalmaggiore cresciuto nella Gioca In Bici Oglio Po, che ha conquistato la medaglia d’oro ai Mondiali Juniores su pista ad Apeldoorn, in Olanda, nell’inseguimento a squadre. Domenica scorsa si erano laureate campionesse del mondo con le azzurre le pallavoliste Merit Adwige di Crema e Silene Martinelli di Offanengo. Pochi giorni prima si era appuntato al petto una medaglia dello stesso colore a Tampere, in Finlandia, Francesco Efeosa Crotti, cremasco di Capralba, neo campione europeo under 20 del salto triplo.

Sono giorni da incorniciare per lo sport giovanile cremonese. Anzi, per l’intero settore nazionale. A Tampere l’Italia è stata la squadra più forte d’Europa tra gli adolescenti. È la prima volta che succede nella storia della competizione.

Ma oltre al risultato sportivo, i nostri ragazzi hanno mostrato una serenità e una solidità di pensiero e di atteggiamenti che dovrebbero essere presi ad esempio. Portatori di educazione in un contesto, non solo nazionale, rissoso e volgare, dominato dalla voglia di prevaricazione in cui, soprattutto sui social, più dei contenuti contano i like, in cui la violenza verbale online contribuisce a creare un clima sociale tossico, polarizzando il dibattito pubblico e alimentando l’odio tra gruppi diversi.

I nostri campioncini hanno dato lezione di stile, figlia di una maturità che, con tutta probabilità, è la naturale conseguenza dell’impegno sportivo, fatto di sacrificio e costanza, di concretezza. Educazione e sport, si sa, formano un connubio inscindibile e attraverso le diverse attività è possibile apprendere una serie di valori indispensabili per la crescita personale e collettiva. È stato campione anche in questo, il nostro Crotti. Ecco il perché.

Nella bella intervista rilasciata al nostro Fabrizio Barbieri, una volta tornato a casa, Francesco Efeosa ha dimostrato una maturità insospettabile per un ragazzo della sua età. «La notorietà? Non è che mi piaccia tantissimo. Amo rimanere nella mia quotidianità — ha spiegato mostrando di saper tenere i piedi per terra —. Ora mi devo concentrare sulle prossime gare da una parte e sulla scuola dall’altra. Quest’anno avrò la Maturità e mi devo mettere d’impegno, senza troppe distrazioni. Sono già in tensione per questo appuntamento».

Spenti i riflettori, mostra di saper bene che si deve tornare alla vita di tutti i giorni e che la prossima medaglia pesante da conquistare è quella dell’esame di Maturità, dello studio, della crescita personale oltre che come atleta. Per molto meno altri sarebbero esaltati e pronti a portare all’incasso in termini di visibilità l’oro ottenuto. Ma c’è di più.

Ha detto anche, parlando dell’esperienza di Tampere: «Bellissima, è un posto tranquillissimo, dove non ci sono pregiudizi. Puoi uscire di casa vestito come vuoi che tutti ti sorridono e ti salutano». Parole semplici, ma pesanti, in cui si avverte il senso del rispetto e dell’attenzione per l’altro. Anche questa una lezione di stile.

Così come lo è la riflessione sulla decisione di rinunciare ai mondiali senior a Tokyo della velocista Kelly Doualla, quindicenne star della competizione, figlia del vento che ha dominato la gara regina della velocità, i cento metri piani, portando poi al successo la staffetta 4x100. «Avrei fatto come lei, avrei detto no. È necessario dare tempo al tempo. Bisogna costruirsi un passo alla volta. C’è il rischio di bruciarsi in fretta. È chiaro che il mio obiettivo sia arrivare lì, ma voglio farlo per step e affrontare un impegno così importante con la giusta preparazione sia fisica che mentale. Salire è dura, è anche bello, ma a scendere ci si mette un attimo».

A proposito di lezioni di stile e di Kelly Doualla, la più giovane in assoluto a vincere un oro agli europei U20, da manuale la replica della milanese Erika Saraceni, diciottenne medaglia d’oro nel salto triplo agli Europei Under 20 di Tampere, all’europarlamentare Roberto Vannacci, che ha cercato di strumentalizzarla con parole che si commentano da sole. Ha scritto l’ex generale: «Erika Saraceni, appena 18 anni, ha conquistato una spettacolare medaglia d’oro nel salto triplo agli Europei Under 20 di Tampere, in Finlandia. (...) un talento cristallino che porta l’Italia sul tetto d’Europa. In un Paese normale, questa notizia riempirebbe le prime pagine. Qui invece… giusto qualche trafiletto a fronte degli articoloni dedicati a qualche altra atleta altrettanto brava ma che, guarda caso, si distingue per le sue origini non italiane. E viene da pensare: perché? Forse perché bianca? Cristiana? Di origini italiane? Magari anche eterosessuale?».

Un presunto caso di razzismo al contrario dove per «qualche altra atleta» si deve intendere proprio Doualla. Cioè una ragazza nata a Pavia, da genitori del Camerun da tempo cittadini italiani ed entrambi operatori sanitari, che vive a Sant’Angelo Lodigiano e difende i colori del Cus Pro Patria Milano. Con grande serenità Erika gli fa sapere di «trovare giusto che Kelly abbia ricevuto grande attenzione mediatica: ha appena 15 anni e i 100 sono una gara più seguita rispetto al triplo. Kelly a Tampere ha cantato due volte l’inno a squarciagola, è un grande talento, una mia compagna: si merita tutto. È la più italiana di tutti noi!».

Una risposta al veleno: non a caso, la ragazza è soprannominata «cobrina». Sarà un caso che lei è figlia di due atleti — «mamma e papà avevano partecipato insieme a un Mondiale a San Sebastian» — ed è iscritta a Economia e gestione aziendale alla Cattolica?

Lo sport per definizione promuove l’inclusione ed educa al rispetto dell’avversario, dell’altro, a guardare al risultato più che alla carta d’identità. L’istruzione aiuta a maturare un senso critico e la capacità personale di assumersi responsabilità.

La gioia tricolore di Kelly, la serenità di Erika e la maturità di Francesco Efeosa (a proposito, è figlio di un cremasco e di una nigeriana: generale, cosa ne pensa, è promosso in italianità?) sono quelle lezioni di stile di cui si parlava all’inizio. Esempi dai quali certo mondo adulto solo a parole dovrebbe prendere ispirazione. Sono ragazzi che lottano per un risultato, che si stimano reciprocamente, che non guardano al colore della pelle, ma ai valori che ognuno porta nel cuore. Lasciamoli crescere così, per favore. È questione di stile.



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