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IL PUNTO

Estate 2025, del vorrei ma proprio non posso

Tra spese obbligate in aumento, redditi stagnanti e povertà lavorativa, per molte famiglie cremonesi le vacanze restano un miraggio. Pochi gli eventi agostani per chi resta in città, mentre bambini e ragazzi rischiano di perdere occasioni preziose di svago e crescita

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

10 Agosto 2025 - 05:00

Estate 2025, del vorrei ma proprio non posso

Più che negli anni precedenti, per molte famiglie cremonesi il 2025, e in particolare questa estate, potrebbe essere intitolato quello del ‘vorrei ma non posso’. Quasi un nucleo su tre con uno o due figli non riesce a permettersi una vacanza, uno su due se i marmocchi sono di più. Numeri che rispecchiano la situazione italiana. Non è solo questione dell’inspiegabile e terrificante aumento del costo dell’ombrellone. La partita è assai più complessa, come ci ha spiegato una recentissima ricerca dell’Ufficio studi di Confcommercio, secondo la quale le spese obbligate delle famiglie cremonesi assorbono ben il 42 per cento del budget domestico. Sotto quella voce si iscrivono i costi di beni e servizi dei quali proprio non si può fare a meno come casa, energia, altri tipi di bollette, sanità, trasporti e assicurazioni. Se si aggiunge la spesa per generi alimentari, pure con prezzi in continuo aumento, o quella per fare studiare i figli, si arriva facilmente alla conclusione che per il tempo libero, vacanze comprese, non restano che le briciole.

Morale: qualità della vita, chi l’ha vista? Il cambio di comportamenti agostani pone nuovi problemi sia sul fronte interno delle famiglie che su quello esterno, cioè dei responsabili della cosa pubblica intesa in senso lato, amministrazioni locali ma anche parrocchie e altri luoghi possibili di aggregazione, così come dentro le mura di casa. In queste condizioni come si può chiedere con qualche speranza di successo alle giovani coppie di fare più figli per contrastare l’inverno demografico? Dove possono mettere serenamente i loro ragazzi se e quando, invece che andare in ferie devono lavorare? Domande banali che però richiedono risposte complesse ma non rinviabili.

Le spese obbligate sono aumentate di 5,2 punti percentuali rispetto al 1995 e sono in continua lievitazione. Nello stesso periodo l’indice dei prezzi è cresciuto del 132 per cento, quello dell’energia addirittura del 178. Si capisce bene che con un reddito medio di poco superiore ai 24mila euro lordi annui, per le famiglie cremonesi (le quali stanno un po’ meglio che nel resto d’Italia: in classifica al 19° posto) il budget per le vacanze rischia di essere molto risicato, quando non addirittura nullo. Va però ricordato che il fatto di lavorare e non potersi permettere di andare in vacanza è un incubo paradossale per più di 41,5 milioni di lavoratori nell’Ue, come ricorda l’Etuc, la Confederazione europea dei sindacati, in uno studio realizzato per il periodo associato a villeggiature e relax. É la cosiddetta povertà lavorativa, nella cui classifica l’Italia con il suo 31,4 per cento detiene il triste primato europeo della rinuncia al riposo, superando Romania (30,1) e Grecia (28,7). Eppure il diritto alle ferie è tanto importante da essere stato perfino inserito nella Costituzione Italiana. L’articolo 36, comma 3, dispone infatti che «Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunciarvi». Perché i periodi di vacanza dal lavoro si rivelano ben più di una semplice pausa, ma possono essere considerati addirittura un investimento trasversale sul capitale umano di una Nazione in quanto proteggono la salute mentale, alimentano la curiosità, fanno crescere gli individui. Viste da quest’ottica rappresentano un atto di prevenzione sociale non solo individuale, ma collettiva, un miglioramento della qualità della vita con la ricaduta di una maggiore felicità del cittadino-lavoratore che si riverbera certamente anche sulla sua produttività. È il rovescio della medaglia di un altro fronte critico, quello per cui un italiano su dieci ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria perché proprio non ce la fa e in cui si registra anche una contrazione delle spese dedicate a beni tradizionali, alimentari compresi. Viene ora da chiedersi che situazione si presenta agli occhi di quanti decidono di restare a casa, quali occasioni agostane di svago offre il territorio in un simulacro di vacanza. Poche, in realtà, e questo è un problema che investe le amministrazioni pubbliche.

L’estate per chi resta ha un palinsesto piuttosto povero sul territorio, fatte salve alcune lodevoli iniziative come sagre o feste popolari e tradizionali, per esempio la storica Tortellata cremasca oggi denominata Chiacchiere e Tortelli. Una vitalità che si registra più nei paesi che in città, dove non c’è un programma specifico ma solo qualche apprezzabilissima iniziativa spot. Non diciamo di arrivare a mega e costosi eventi come il cartellone dell’Estate romana resa celebre dal visionario (tanto da essere poi ricordato come l’assessore all’effimero) Renato Nicolini negli anni a cavallo fra i Settanta e gli Ottanta del secolo scorso. Amministrazioni minimamente illuminate, a partire da quella del comune capoluogo di provincia, dovrebbero però prendere atto della mutata realtà, del fatto che la città non chiude per ferie in agosto, che chi resta a casa ha diritto e piacere a momenti di spettacolo e svago. Il che non sarebbe niente di nuovo neppure a Cremona, basti ricordare le notevoli e partecipate programmazioni all’Arena Giardino o all’Area Frazzi messe in campo solo pochi anni fa, come il Festival di Mezza Estate, per esempio.

Altro aspetto è la condizione di bambini e ragazzi che, al pari delle loro famiglie, non vanno in vacanza. Eppure cambiare aria e disconnettersi con gli impegni di tutti i giorni del resto dell’anno per loro sarebbe fondamentale. Uscire dalla routine e affrontare nuove amicizie o situazioni inusuali è uno stimolo. Ossigeno per il cervello e gioia per il cuore. Fare buone vacanze aiuta gli studenti, sia dal punto di vista del benessere psicologico che del rendimento scolastico. Oratori e alcune scuole lodevolmente offrono spazi di svago e incontro, sono però per molti ma non per tutti. Centri estivi sono attivi, anche se a volte a costi inaccessibili per chi è alle prese con la scommessa di fare quadrare i conti di casa. Il futuro è loro, dei ragazzi, compito della società è garantirgli di crescere e progredire in un presente rassicurante.

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