L'ANALISI
21 Agosto 2025 - 17:14
CREMONA - L’estate 2025 è al fotofinish, ma i modelli climatici sembrano preannunciare — dopo una prima fase perturbata — una recrudescenza delle alte temperature, anche nel mese di settembre. Come proteggersi in modo efficace da un clima sempre più instabile, a partire dalle nostre scelte nutrizionali?
Marco D’Amico, nuovo primario dell’Unità Operativa di Nefrologia dell’ospedale Maggiore di Cremona, sottolinea l’importanza cruciale della nutrizione clinica non soltanto nella gestione del paziente nefropatico o in dialisi, ma anche in una prospettiva di salute collettiva.
Dottor D’Amico, qual è il legame tra nutrizione e patologie renali?
«La nutrizione rappresenta un pilastro fondamentale nella prevenzione e nella gestione delle malattie renali. Un piano alimentare adeguato contribuisce infatti ad alleggerire il carico funzionale dei reni, attraverso il controllo dei sintomi e la prevenzione delle complicanze metaboliche associate. Per rispondere alle esigenze di un’utenza in continua crescita, presso l’Unità operativa di Nefrologia e Dialisi di Asst Cremona, è attivo il servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica, coordinato dalla dottoressa Flavia Cornacchia, con il supporto della dottoressa Giusy Chiarelli. Il servizio si rivolge non soltanto a pazienti dializzati, ma anche a quanti soffrono di patologie croniche ad alta prevalenza, quali diabete mellito, ipertensione arteriosa e dislipidemie. A partire da giugno, l’ambulatorio è stato inoltre ulteriormente potenziato, con il rientro del dottor Antonio La Russa, fondatore del servizio ed ora consulente clinico».
Siamo ormai nella seconda metà di agosto: ma il caldo estivo, come accaduto negli ultimi anni, potrebbe riproporsi anche in autunno inoltrato. Quali adeguamenti alimentari sono consigliabili, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione?
«L’estensione del periodo caldo comporta innanzitutto la necessità di preservare un’adeguata idratazione, in particolare nei soggetti anziani e nei pazienti cronici. Pertanto, è raccomandato un apporto idrico giornaliero compreso tra 1,5 e 2 litri, da modulare in base alla funzionalità renale e allo stato clinico, anche mediante l’assunzione di alimenti ricchi di acqua, come frutta e verdura fresca di stagione. Occorrerà, invece, limitare il consumo di alcol, che può accentuare gli effetti termici e disidratanti, e ridurre l’assunzione di carni rosse e lavorate, più indicate nei mesi freddi. Si consiglia di privilegiare, piuttosto, pesce fresco, fonte di proteine ad alto valore biologico e di acidi grassi omega 3, e di optare per prodotti locali, freschi e poco processati. Gli alimenti industriali conservati, infatti, sono spesso ricchi di fosfati, sodio ed additivi, nonché significativamente impoveriti, dal punto di vista nutrizionale».
Per i pazienti in dialisi, è vero che alcuni frutti tipicamente estivi potrebbero rappresentare un rischio?
«Si e no: bisogna comunque ricordare che il paziente in dialisi è generalmente educato ad un’alimentazione consapevole, e segue già un piano alimentare personalizzato. Tuttavia, alcuni frutti estivi – quali ad esempio l’anguria, molto ricca di acqua e potassio – vanno effettivamente consumati con moderazione, soprattutto da soggetti con iperkaliemia o con restrizioni idriche.
Il rischio di squilibri elettrolitici, tuttavia, è più elevato nei pazienti con compromissione avanzata della funzione renale: per i nefropatici lievi e moderati, dunque, non esistono, in realtà, grosse controindicazioni in tal senso. Particolare attenzione andrà posta, invece, al consumo di frutta secca, notoriamente ricca di fosforo e potassio, difficili da eliminare, per chi è in trattamento sostitutivo renale».
A proposito del rischio di disidratazione, sappiamo che quest’ultimo è tangibile soprattutto per gli anziani, in cui il senso della sete appare ridotto. A quali segnali prestare attenzione, per scongiurare questa eventualità?
«Occorre individuare tempestivamente sintomi come la secchezza delle fauci, la sonnolenza, il disorientamento improvviso o la confusione mentale, spesso accompagnata da difficoltà a parlare. Anche piccoli gesti possono aiutare a valutare lo stato di idratazione, come toccare la pelle per verificarne la temperatura o osservare il colore delle urine, che non dovrebbe mai apparire troppo scuro o concentrato. Sarà opportuno offrire all’anziano piccole quantità di acqua nel corso di tutta la giornata, proponendo anche soluzioni più gradevoli, quali acqua unita a spremuta di limone o di pompelmo, che garantiscono un efficace apporto di sali minerali. Anche la pressione arteriosa andrà monitorata con regolarità, soprattutto nei pazienti ipertesi e negli anziani: una variazione pressoria improvvisa, specie al cambio di posizione, può aumentare infatti il rischio di cadute».
Con l’arrivo di settembre, per chi è in età lavorativa, è previsto inoltre il rientro alla propria attività professionale. Può darci qualche consiglio per gestire questa transizione nel modo più efficace possibile?
«Sicuramente, il cambiamento della propria routine va accompagnato anche dal punto di vista delle scelte nutrizionali, incrementando con gradualità il consumo di cibi a maggior apporto calorico e di carboidrati complessi. Praticare un’ attività fisica moderata, preferibilmente nelle prime ore del mattino, è ugualmente fondamentale per contrastare la spossatezza estiva, e mantenere il tono muscolare. Infine, per i pazienti dializzati o affetti da patologie croniche come il diabete, il cambio di stagione richiederà anche una valutazione clinica accurata per la rimodulazione terapeutica, soprattutto in relazione a parametri pressori, glicemici e ponderali».
Per concludere, quali sono i principi fondamentali di un’alimentazione equilibrata, valida per tutti?
«Direi che gli aspetti da considerare sono soprattutto due: varietà e consumo ‘consapevole’. L’obiettivo di chi si occupa di nutrizione clinica non coincide mai con la demonizzazione del singolo alimento, ma con una corretta modulazione delle quantità. Sono infatti i consumi eccessivi e sbilanciati a determinare i maggiori rischi; pertanto, una dieta equilibrata dovrà sicuramente riconoscere la priorità a frutta e verdura, limitando invece l’assunzione di grassi saturi, di zuccheri semplici e di alimenti ultra-processati; ma dovrà includere, viceversa, tutti i gruppi alimentari. A questo scopo, appare essenziale promuovere l’educazione alimentare sin dalla prima infanzia, affinché scelte nutrizionali consapevoli, inclini a privilegiare alimenti freschi, diventino una componente naturale dello stile di vita. Contrastare la malnutrizione in tutte le sue forme rientra, infatti, tra gli obiettivi cardinali dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. In quest’ottica, il cibo dovrebbe essere sempre ‘slow’, e non ‘fast’: una scelta, cioè, ponderata e sostenibile, a beneficio della salute individuale e collettiva».
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