L'ANALISI
19 Agosto 2025 - 08:01
CASTELVERDE - C’è un ‘fazzoletto’ di terra speciale tra Castelverde e San Martino in Beliseto. Saranno in tutto due ettari, circa ventimila metri quadrati dietro al cimitero di Marzalengo. È il “Bosco didattico”, un’area di proprietà comunale nata grazie alla sensibilità ambientale e all’amore per gli animali di Danio Milanesi (nella foto in basso) e Carlo Zovadelli, due pensionati con il pollice verde che insieme ad altri volontari lo tengono in ordine. Tagliano l’erba e sfoltiscono le piante giovani portando via i rami secchi.
Milanesi, oltre che ad essere una guardia ecologica volontaria del Comune di Cremona, è un ottimo fotografo, mentre Zovadelli sa tutto sui funghi. «Qui – spiega Milanesi – un progetto preparato a regola d’arte da un dirigente della Provincia incaricato dal Comune di Castelverde anni fa, prevedeva di realizzare un parco, ma era un progetto talmente bello e ambizioso che alla fine non sono stati trovati i soldi per realizzarlo; avrebbe dovuto sorgere anche un laghetto con una sorta di arginello piantumato, ma non se n’è fatto nulla; otto anni fa, io e Carlo passando da queste parti, abbiamo visto subito che si poteva realizzare un bosco didattico e quindi abbiamo chiesto al sindaco Graziella Locci e all’allora assessore all’ambiente Maurizio Ferla di riqualificarlo per insegnare ai bambini l’amore per la natura e la fauna. Il Comune ci ha dato una mano e il nostro obiettivo così è stato realizzato».
Prosegue Milanesi: «Qui c’erano piante nate spontaneamente e noi ne abbiamo piantumato altre come quercia, brugnolo, acero campestre, pioppi bianchi, e salice con la collaborazione dell’Avis di Castelverde e dell’Ersac (Ente regionale di sviluppo agricolo) di Curno nel Bergamasco, realizzando un percorso didattico che ha coinvolto alcune classi della scuola primaria guidate dal maestro Mario Zelioli, che ha portato qui gli alunni coinvolgendoli nelle operazioni di piantumazione e monitorando in questi anni la loro evoluzione. Inoltre nel boschetto si è formata una garzaia, vale a dire una sorta di ‘condominio’ di aironi, che hanno creato qualcosa come circa 150 nidi e ogni anno tornano a casa. La Regione l’ha riconosciuta come garzaia ufficiale e la Provincia ha collaborato per piantumare altre essenze e creare un habitat per potenziare la presenza di questi uccelli».
La macchina fotografica di Milanesi di giorno e di notte ha immortalato però altri ospiti come lepri, fagiani, la volpe, il tasso, la donnola, i ricci, uno scoiattolo e, di passaggio, anche un capriolo e i cinghiali. Per non parlare del picchio rosso, della garza, del gheppio e dell’upupa. «Vorremo ampliarlo – annuncia Milanesi - cercando di acquistare un’area confinante che è zona particolarmente umida perché quando piove si ferma acqua per delle settimane e quindi si potrebbe popolare di anatre piantando essenze come ontani e salici. Il nostro auspicio è quello di continuare la collaborazione con le scuole con visite programmate, perché non si può entrare nel bosco quando si vuole visto che sta ancora crescendo.
Il fatto che tanti animali abbiano deciso di stanziarsi qui è la conferma che se c’è la protezione ambientale la fauna si ferma volentieri nutrendosi con more, gelso e nocciole, tutte piante tipiche della Pianura Padana. «C’è una fetta d’area a vocazione didattica – spiega l’assessore all’Ambiente Nicola Tinelli – ma la maggior parte è lasciata completamente all’evoluzione naturale per fare in modo che l’habitat raggiunga il suo climax o disordine naturale, visto che ospita una biodiversità difficile da trovare in Pianura; è un luogo dove ogni anno vengono portati centinaia di bambini per imparare, vedendo e toccando con mano la natura cremonese in tutto il suo splendore».
Soddisfatto e orgoglioso anche il sindaco Locci: «Sono grata ai volontari per il lavoro che è stato fatto e per la grande opera educativa che viene svolta attraverso momenti di laboratori con le scuole che rivestono grande importanza».
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