L'ANALISI
12 Agosto 2025 - 10:28
Foto: Caritas
CREMONA - Un viaggio diverso dal solito, all’insegna della condivisione e dell’aiuto concreto. Alcune famiglie cremonesi sono partite a inizio agosto con tre mezzi a sette posti, dieci bambini (dai nove mesi ai 17 anni). Destinazione: Trieste, dove per una settimana le famiglie dell’associazione Drum Bun, in collaborazione con la Caritas Diocesana di Cremona, hanno vissuto un’esperienza unica di servizio e incontro con i bisognosi della città di frontiera.
Il gruppo è stato impegnato nelle strutture di accoglienza Teresiano e Casa Stani, affiancando volontari e operatori locali. Le attività si sono concentrate in particolar modo sul servizio in refettorio, struttura di distribuzione dei pasti della Caritas triestina «ma non solo – racconta Andrea Cariani, volontario della Caritas di Cremona che ha partecipato all’esperienza con la famiglia –. Certo, abbiamo preparato pasti e li abbiamo distribuiti a più di 150 persone al giorno, ma lo spazio del refettorio rappresenta anche un luogo di incontro e condivisione».
Dopo i pasti non mancava mai infatti un momento di svago con i tanti ospiti della struttura che, nelle calde giornate d’agosto, hanno trovato volti nuovi di volontari e giovanissimi aiutanti pronti a condividere con loro una partita di carte, un racconto o un esercizio per imparare l’italiano.
«Sono esperienze e storie che ti coinvolgono e travolgono con la loro intensità – continua Cariani – Queste persone, spesso alla fine di un viaggio lungo mesi sulla rotta balcanica e intrappolati in un limbo senza tempistiche certe per ottenere i documenti in Italia sono spesso più ‘affamati’ di esperienze e attività che non di un piatto caldo. Si mangia insieme, certo, ma ci si conosce anche e si costruiscono rapporti. In questo la presenza di bambini e ragazzi insieme a noi ha aiutato ad abbattere il muro della freddezza. A contatto con i ragazzi molti ospiti si lasciavano coinvolgere di più, instauravano dei meccanismi di cura reciproca che si sono rivelati molto preziosi».
Oltre al servizio del refettorio le famiglie cremonesi si sono dedicate ad attività di animazione per i più piccoli (e non solo) accolti nelle strutture di seconda accoglienza della Caritas triestina e all’abbellimento delle sale comuni: «Negli anni abbiamo sviluppato delle competenze: chi sa dipingere, chi fare giocoleria, chi cucire braccialetti. L’attività pratica aiuta a rompere il ghiaccio con le persone che incontriamo e coinvolgerle attivamente al di là della barriera della lingua».
E sabato, chiusa l’esperienza delle famiglie, c’è stato l’avvicendamento con il gruppo dei giovani: alla presenza del vescovo di Trieste, Enrico Trevisi, la nuova delegazione è stata accolta per un’esperienza a contatto con i migranti che durerà fino a domenica. «Con i giovani entreremo nel vivo delle attività di assistenza dei migranti, un’esperienza ancor più ‘forte’ che porterà ragazze e ragazzi cremonesi a toccare con mano le sfide quotidiane delle persone in movimento».
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