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CREMONA. CARCERE

«Sovraffollato e carenza di personale»

La visita della Camera Penale. «Criticità, ma anche molti progetti in cantiere»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

01 Agosto 2025 - 18:52

«Sovraffollato e carenza di personale»

CREMONA - Sovraffollamento e carenza di agenti. Nel carcere di Cà del Ferro la situazione continua ad essere critica. Lo è perché «ci sono 552 detenuti a fronte dei 384 regolamentari. Sarebbero 394, ma 10 posti sono inagibili. A maggio erano 539, di cui circa 388 stranieri, a maggioranza marocchini». E lo è perché «gli agenti sono comunque sotto organico, gli educatori sono 5 anziché 6, ma, di fatto, sono 4, perché il capo area è distaccato. E ogni educatore deve gestire una media di 150-160 detenuti».

Micol Parati, presidente della Camera Penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’, consegna i dati al termine della visita di questa mattina in carcere con i colleghi Cristiana Speroni, Laura Negri, Francesco Cogrossi, Paolo Sperolini, Andrea Vigani. E con Michele Ferranti e Luigi També, praticanti legali.

Luci e ombre a Cà del Ferro. Durante le due ore e mezza di visita cominciata alle 9,30 con la direttrice Giulia Antonicelli, si è preso nota anche degli aspetti positivi. Come la falegnameria, un fiore all’occhiello, i corsi di formazione, i numerosi progetti in cantiere in un carcere dove si sta risolvendo anche il problema «gravoso» del ‘caldo’. Sono stati installati quasi tutti gli 80 ventilatori comprati con i fondi raccolti alla cena del ‘Penalista goloso’ di aprile scorso.

«Alcuni ventilatori sono già stati montati, altri li stanno montando — dice Parati —. Li abbiamo visti già montati nella biblioteca e in alcune parti comuni. Stanno modificando le canaline davanti alle celle e li monteranno in modo tale da creare un bel giro d’aria». La delegazione ha visitato «una sezione dei protetti a trattamento avanzato, l’unica sezione aperta del carcere. Si tratta di persone che hanno avuto un comportamento premiato: si occupano anche degli orti». Poi, la visita in una sezione dei detenuti comuni. Torna sui dati, la presidente Parati. «Da gennaio di quest’anno, 1 suicidio, 25 tentati suicidi (nel numero si inseriscono anche quelli dimostrativi), 190 atti di autolesionismo: anche qui ci sono quelli dimostrativi con piccoli tagli, ma intanto ci sono; 17 detenuti sono stati messi in isolamento disciplinare; 9 atti di accumulo farmaci e 72 danneggiamenti».

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Alla voce 'organico, «è arrivato qualche nuovo assistente, forse due nuovi commissari della polizia penitenziaria, ma, comunque, nonostante si sia leggermente rimpolpata la situazione rispetto alla pianta organica di maggio, sono molto tirati».

Le luci: le attività trattamentali. «Sono partiti vari progetti — spiega Parati —. Ad esempio, è stato fatto il corso di sanificazione, il corso da pizzaiolo, formando sette pizzaioli professionisti, il corso di arboricoltura, di orientamento al lavoro, di apicoltura, di sicurezza sul lavoro. Dovrebbe iniziare un corso di archivio digitale. Sono stati fatti corsi di formazione sia di informatica sia di inglese». I detenuti formati passati al secondo livello, diventano i prof dei detenuti del primo livello. «Ci sono nuovi fondi scolastici, quindi sono riusciti ad aumentare un po’ le attività».

La delegazione della Camera Penale è passata dalla falegnameria. «Adesso hanno un accordo con la Caritas e con il Comune per i quali stanno facendo dei lavori — prosegue Parati — anche se, purtroppo, stanno ancora cercando un partner commerciale che possa farli lavorare dall’interno, perché stanno facendo delle cose di pregio. Hanno uno spazio enorme con i macchinari, si potrebbero mettere altri macchinari e avviare una produzione di mobili e oggetti veramente di pregio».

Nella falegnameria di Cà del Ferro, si realizzano mobili da giardino, vasi dipinti e portavasi in scala, cantinette per il vino, supporti per i cellulari. Tutti «oggetti veramente belli, fatti bene. Loro auspicherebbero una collaborazione dall’esterno per poter far lavorare i detenuti, perché poi c’è chi lavora in falegnameria da tre anni: sono persone formate, che hanno una professionalità».

In carcere, «stanno attivando un corso per la genitorialità — aggiunge Parati —, c’è un trattamento specifico in partenza per il sex offender, stanno portando avanti una progettualità con l’ospedale per far entrare i medici specialistici, per attivare la telemedicina, c’è un corso di pet-therapy, ci sono progetti di mediazione». C’è tanto in cantiere, «ma va tenuto conto che i corsi coinvolgono gruppi di 6-7 detenuti su 552 da tenere impegnati. È un problema legato anche alla permanenza in carcere. La direttrice ha spiegato che i detenuti che vi stanno 3-4 mesi non si riesce a coinvolgerli nel trattamento». Non si fa in tempo. «Non iniziano neanche e poi magari rischiano di perdere il lavoro che avevano fuori, escono che sono peggiorati».

È il tema dei reati ostativi. «Per i reati gravi, siamo tutti d’accordo — osserva Parati —, ma i reati della Spazzacorrotti che impediscono le misure alternative alla detenzione, sono deleteri, inutili e vanno ad ingrossare il numero dei detenuti che dovrebbero essere gestiti all’esterno. Così come per i soggetti psichiatrici: non è certo il carcere il luogo per contenerli». I penalisti torneremo «a fare un check».

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