L'ANALISI
07 Agosto 2025 - 17:11
Un intervento della polizia di Stato
CREMONA - «Non sopporto di vedere un uomo che picchia una donna o un bambino o un animale, non ce la faccio. È questo che mi ha spinto ad intervenire». Roberto, 58 anni, racconta così il gesto di generosità che ieri gli è costato qualche ferita e contusione. L’uomo è infatti intervenuto per difendere una donna di circa 50 anni insultata e spintonata su un autobus della linea E in via Giuseppina da un trentenne che poi se l’è presa con lui, prima sferrandogli un calcio ai genitali e facendolo cadere dal mezzo, fermo e con le porte aperte, e poi tentando di colpirlo ancora mentre era a terra. «Mi ha spinto ad agire — racconta — il mio dovere civico. Tutti i giorni si sentono notizie di femminicidi, è una follia». Sul posto è poi intervenuta la polizia che ha denunciato il trentenne per interruzione di pubblico servizio. Sia la donna che il denunciato sono soggetti già noti alle forze dell’ordine.
Originario di Pordenone e residente a Soresina, Roberto è salito sull’autobus in stazione: «Il trentenne è già a bordo insieme ad una ragazza. Sul bus c’è anche il controllore e io sto chiacchierando con lui quando sentiamo urla e insulti molto pesanti. La lite verteva sul caldo e l’aria condizionata. I due si sono alzati entrambi e lui prima la spintona, poi le sputa addosso. La donna reagisce, ma purtroppo nessuno interviene, nemmeno a voce. Quindi sia io che il controllore esortiamo l’uomo a darci un taglio. Ma quello non si placa e ci sputa addosso. Allora io vado verso di lui, ma con le mani in tasca, lo giuro. Sono convinto che ad alzare le mani passi dalla parte del torto e non insegni nulla. A quel punto l’autista ferma l’autobus e apre le porte. Io gli dico ancora ‘Falla finita, state litigando per una sciocchezza. Lasciala stare’. Ma lui sputa a me, alla donna e anche alla sorella che era seduta a fianco. E mentre scendo dal bus, quello mi sferra un calcio ai genitali e mi fa cadere e io mi ferisco anche a un gomito. Ma io cosa gli avevo fatto? E mentre sono a terra quello prova a darmi altri calci. Per fortuna è intervenuto un signore di colore, bravissimo lo ringrazio, che mi protegge».
Poi il tentativo di furto: «Mi ha strappato il marsupio ed è corso via, ma io sono come un rottweiler e pur dolorante l’ho inseguito fino a quando non l’ho ripreso. Lui mi ha consegnato il marsupio, ma vuoto: dove sono i soldi e le carte? E quello si cala i pantaloncini e le mutande in mezzo alla strada per dimostrarmi che non li aveva nascosti. Li aveva in mano...» Roberto, che fa il giardiniere, fra pochi giorni tornerà a Pordenone: «Sono venuto a Cremona perché mia mamma era originaria di Orzivecchi e voleva tornare in Lombardia. Ma ora è mancata e io qui non trovo lavoro. Quindi torno in Friuli. Ecco perché non ho denunciato l’aggressore. L’ho spiegato anche agli agenti: da Pordenone dovrei tornare a Cremona per un c....così?»
Poi nel racconto trapela l’emozione: «Tutto l’autobus, una ventina di persone, è venuto a stringermi la mano, mi veniva da piangere. Ma io ho fatto solo il mio dovere».
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