L'ANALISI
07 Agosto 2025 - 05:30
CREMONA - Ha il cuore spezzato, la professoressa cremonese Astrid De Rosa. Accetta di raccontare quanto successo lunedì, quando dopo una passeggiata nei boschi di Vernasca ha perso i suoi tre cani, «per scuotere le coscienze». Ronnie e Roche erano due labrador di otto anni, Sole una meticcia di tre anni e mezzo. A distanza di poche ore l’uno dall’altro sono morti tra atroci sofferenze: avvelenati, in modo crudele, da qualcuno che forse voleva colpire i lupi utilizzando bocconi killer a base di carne di capriolo.
L’insegnante, molto conosciuta nel Cremonese dove ha lavorato per diversi anni in varie scuole della città e del territorio, durante l’estate si sposta spesso sulle colline della Val d’Arda per trovare refrigerio e relax. L’ha fatto anche due giorni fa quando insieme agli animali – «come tre figli, che dormivano anche con noi», spiega – ha raggiunto località Farina nei pressi del sentiero che porta a Mocomero.
«Conosco bene quelle zone, ci andavo spesso. Lunedì era una giornata come tante altre – racconta la donna –. Ho liberato i cani dal guinzaglio perché non c’era nessuno e comunque rispondono subito al richiamo. Li ho persi di vista solo tre minuti, cinque al massimo. Quando li ho chiamati sono usciti da una zona con la vegetazione un po’ più fitta. Dev’essere successo tutto in quel punto. Abbiamo raggiunto la macchina, li ho ripuliti e li ho fatti risalire. Il tempo di arrivare in via Palazzina a Vernasca e ho visto che Ronnie, il più vorace dei tre, si stava sentendo male. Era rigido e inizialmente ho pensato si fosse incastrato con la testa nel sedile dell’auto, magari giocando. Poi ho capito che qualcosa non andava: sembrava avesse un attacco epilettico. Ho chiesto aiuto, ho tentato di rianimarlo e lo abbiamo fatto bere. Nel frattempo ho chiamato la mia educatrice cinofila, Manuela Pagani di Castelvetro, che è preparatissima e mi ha consigliato di portarlo subito alla clinica veterinaria Farnesiana di Piacenza». Ma Ronnie non è arrivato in tempo. È morto in auto, durante il tragitto.
«Alla clinica inizialmente mi hanno detto che poteva avere avuto un colpo di calore, anche se la cosa mi è sembrata improbabile – continua la cremonese –. Nel frattempo anche la meticcia sembrava strana, aveva la temperatura corporea molto alta. E poco dopo, a 50 metri dalla clinica, Roche ha iniziato ad avere le zampe rigide, prima di cadere a terra». Quando è stato ormai chiaro che anche gli altri animali avevano sintomi neurologici da avvelenamento, la clinica ha contattato l’istituto zooprofilattico di Gariga (Podenzano), che ha preso in custodia la salma del primo cane per avviare gli accertamenti. Nel frattempo Roche e Sole sono stati tenuti sotto osservazione dai veterinari ed è stato fatto di tutto per salvarli, ma anche per loro non c’è stato nulla da fare: «Alle 16.30 ho ricevuto la prima telefonata. Mi hanno detto che neppure Roche ce l’aveva fatta. E alle 3.30 di notte se ne è andata Sole – dice la donna con la voce rotta dal pianto –. Erano parte della famiglia, dormivano anche con noi. Sono distrutta. Considerata la morte violenta e terribile che hanno avuto, ho subito ipotizzato che potessero avere mangiato bocconi avvelenati gettati per i lupi. Io quella zona la conosco bene e so che in passato ce n’erano parecchi, io stessa in altre occasioni avevo notato le tracce. Ma l’altro giorno effettivamente non ho più visto le loro impronte, che grazie a Manuela ho imparato a riconoscere».
La perdita dei tre cani lascia un vuoto immenso. Ma la professoressa si fa forza e racconta soprattutto per evitare che altre famiglie piombino nello stesso dolore. «Vi prego, voi che scrivete cercate di sensibilizzare – chiede De Rosa –. Spiegate che lasciare nei boschi carne avvelenata è un’azione fai da te assurda, pericolosissima, criminale. Quella è terra di lupi, siamo noi gli ospiti. E in ogni caso gettare bocconi non può essere considerato un metodo di contenimento».
Subito dopo l’episodio il Comune di Vernasca ha provveduto a posizionare nell’area cartelli di avviso, per invitare i proprietari di cani a prestare massima attenzione visti i sospetti (e poi confermati) avvelenamenti. La clinica veterinaria intanto ha segnalato il caso alle autorità competenti e nel pomeriggio di ieri è arrivato anche l’esito parziale delle analisi dell’istituto zooprofilattico: nello stomaco di tutti i cani era appunto presente carne di capriolo avvelenata. Riconducibile ad esche. La sostanza utilizzata per infliggere agli animali quell’atroce sofferenza e infine la morte non è stata ancora ufficializzata, in quanto devono essere ultimate analisi più approfondite, ma intanto è stato confermato che l’intento di chi le ha lasciate era proprio quello di uccidere.
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«Ci stiamo muovendo in collaborazione con la stazione dei carabinieri forestali di Castell’Arquato – dice il sindaco di Vernasca, ed ex consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, Gian Luigi Molinari –, innanzitutto per capire l’area esatta in cui è avvenuto l’avvelenamento, che a questo punto possiamo dichiarare non presunto ma reale. L’obiettivo immediato è una azione di bonifica, mentre successivamente chiederemo, laddove possibile, anche azioni di prevenzione e monitoraggio. Il fatto è grave, non entro nel merito delle motivazioni, avendo visto negli anni le più svariate tipologie di motivazioni dietro questi gesti folli. Ho contattato la proprietaria dei cani e condiviso la delusione e il dolore di questi momenti».
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