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CREMONA. IL LUTTO

Addio a Rebecchi, l’uomo delle girandole

Le installazioni nel suo giardino continuano ad affascinare. Rappresentano la sua famiglia

Claudio Barcellari

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cbarcellari@laprovinciacr.it

02 Agosto 2025 - 05:25

Addio a Rebecchi, l’uomo delle girandole

CREMONA - Si è spento la notte di giovedì Giacomo Rebecchi, ex macchinista conosciuto a Cremona per le girandole che ha costruito e installato nel suo giardino di via dei Ferrovieri Caduti. Se ne è andato a 92 anni, una vita piena di passione. La moglie Pierina Pedroni, era scomparsa pochi mesi fa.

La nipote Sofia Badiini, ricorda con affetto i lunghi anni di matrimonio dei nonni e la passione visionaria di Rebecchi. Erano (e sono) ancora molti i cremonesi che rallentano il passo mentre camminano sul marciapiede di fronte a quella che è stata la sua casa dal 1974, volgendo lo sguardo al di là della cancellata che affaccia sul giardino, per ammirare le misteriose opere d’arte.

«Le girandole sono ancora lì — spiega Badiini — e speriamo che restino dove mio nonno le ha allestite. Aveva iniziato servendosi di materiali di recupero, come biciclette usate. Oggi sono sparse anche nella provincia e in Brasile, dove abitano alcuni nostri parenti». Erano gli anni Ottanta quando il disegno del ‘bosco delle girandole’ ha mosso i primi passi nell’orto di Rebecchi. Le costruzioni, come aveva spiegato in un’intervista nel 2019, sono ispirate al concetto universale del moto perpetuo, un’idea che lo ha affascinato per decenni e non se ne è mai andata: «Non ha mai smesso di farle — racconta Badiini — tant’è vero che fino a due o tre anni fa ne costruiva ancora».

Alberi di metallo enigmatici, nati per consacrare un evento, una persona cara, un avvenimento sportivo. «Ne faceva una per ogni nipote —aggiunge Sofia— poi anche altri cremonesi hanno cominciato a interessarsi e gli hanno chiesto di farne alcune per loro». Rappresentano la sua famiglia, che si è allargata negli anni fino a raggiungere una dimensione ‘extra large’: 4 figlie, 14 nipoti e 10 bisnipoti, frutto di una vita di amore forte e sincero, coltivato nei 66 anni di matrimonio.

«I nonni erano due persone molto diverse», prosegue Badiini. Non ha dubbi: «Mia nonna era una donna, si direbbe, con la ‘parlantina’. Era molto solare, le piaceva avere a che fare con le persone. Il nonno, invece, era più solitario. Tendeva a stare sulle sue, aveva un’indole molto più riflessiva e schiva. Tuttavia, questo non lo rendeva meno affettuoso». Due personalità che si sono ben completate: «Hanno dedicato l’uno all’altra un amore incondizionato. Ogni tanto c’era qualche discussione tra loro, come è normale dopo oltre 60 anni di matrimonio». La famiglia di Rebecchi, nel suo insieme, oggi arriva ad abbracciare addirittura un altro continente. Ma tutte le strade hanno sempre portato alle girandole: così, racconta Badiini, la casa di Rebecchi è man mano diventata il centro della famiglia. «Il giardino era il ritrovo di tutti noi. Il bosco delle girandole è sempre stato un punto di riferimento, dove ci si ritrovava per un pranzo, una cena, o semplicemente per incontrarsi».

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