L'ANALISI
30 Luglio 2025 - 12:29
SORESINA - Quando nel 1996 ha deciso di deporre la toga e lasciare dopo 35 anni lo studio di piazza Italia, aveva già in mente cosa avrebbe fatto dopo, da giovane pensionato: dedicarsi alla pubblicistica diventando collaboratore di importanti riviste e autore di manuali di Diritto agrario, la sua specialità. La sua passione, però, è sempre stata il dialetto e al dialetto soresinese Oscar Cinquetti, classe 1935, ha già dedicato tre pubblicazioni per le edizioni WE di Nicola Bergamaschi. Due raccolte poetiche e un dizionario con parecchie centinaia di lemmi e un appendice dedicata ai soprannomi, «ma sono solamente agli inizi», spiega. «Ne ho già slavati su chiavetta almeno altrettanti. Urge un aggiornamento... e in tempi brevi».
Dopo il diploma al liceo classico Manin nel 1953 («la sezione A, quella maschile») e la laurea in Diritto amministrativo alla Statale di Milano, Cinquetti alterna allo studio quotidiano il lavoro nei campi. Dà una mano al papà Gisberto e al fratello e poi nel 1961 apre il suo studio e inizia la professione forense. «Sono stato davvero fortunato — aggiunge — nella mia famiglia si è sempre parlato dialetto. Era la lingua comune. Il mio papà lavorava nei campi ma era nato per la musica. Suonava mandolino, violino, fisarmonica... Nella cascine dei dintorni lo chiamavo per le serenate al balcone, e lo pagavano pure... Leggeva molto, era sempre informato. Da lui ho ereditato la passione per la Settimana enigmistica che mi appassiona ancora oggi. È solo recentemente che si è incominciato a capire che i dialetti erano storia viva che andava conservata accanto alle vicende sociali e alla piccola storia locale», aggiunge Cinquetti.
«L’imposizione della lingua italiana poteva avere un senso in certi ambiti, ma relegare o peggio osteggiare il dialetto come mera forma di folklore non mi ha mai trovato d’accordo. Penso a quei poveri scolaretti bacchettati per essere venuti meno alle imposizioni dei loro maestri... ». Un’attenzione speciale l’avvocato Oscar rivolge ai suoni e alla musicalità che contraddistinguono la parlata soresinese, differenziandola da quelle circostanti, retaggio della lontana «lingua di Francia, connotazione che è giocoforza considerare nella trascrizione delle parole e dei suoni». La fatica della trascrizione - è arduo rendere visivamente la sonorità delle sillabe — si compensa però con il piacere della lettura e il gusto della musicalità «difficili da consacrare nello scritto. Compito del Dizionario è anche quello di facilitare il ricordo dei suoni, altrimenti irripetibile». Cinquetti sa che non può competere con le composizioni dialettali dei soresinesi più celebri — Luigi Talamona, Ivalda Stanga, Franco Merli, Peppino Cominetti e Edoardo Ginestri fra gli altri — però, nel suo piccolo, fa precedere i suoi «modesti esempi di poesiole» dalle cosiddette istruzioni per l’uso, accorgimenti necessari perchè anche il lettore ‘straniero’ riesca a cogliere i suoni nascosti nelle parole scritte.
Per questo nei futuri progetti di Cinquetti c’è la raccolta di una documentazione fonica con l’affidare «agli ultimi anziani rimasti la lettura genuina delle composizioni in dialetto». Un archivio che vuole preservare la ricchezza linguistica e culturale di Soresina rendendo accessibili le registrazioni a studiosi, ricercatori e chiunque sia interessato a storia e cultura. «Lo dico sempre ai miei nipoti: imparate a gustare i suoi del vostro dialetto: dietro si celano i colori di un mondo contadino che non c’è più».
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