L'ANALISI
30 Luglio 2025 - 08:25
CREMONA - Assestamento di bilancio e Centro Padane Engineering srl saranno al centro del Consiglio provinciale di oggi. E sulla questione della situazione finanziaria della partecipata esiste un Piano di risanamento che ha già avuto l’ok del Cda della Srl.
Ne danno notizia i tre consiglieri del gruppo Centrodestra per Cremona, Valeria Patelli, Gianni Rossoni (Forza Italia) e Filippo Raglio (Lega), accusando la maggioranza di rifiutare il confronto: «Nelle settimane scorse — spiegano in una nota — abbiamo lanciato l’allarme sulla situazione economico finanziaria della società a partecipazione pubblica Centro Padane Engineering srl mettendoci però anche a disposizione per confrontarci con la maggioranza. Per questa ragione a metà del mese di luglio abbiamo depositato un ordine del giorno con la richiesta di poterlo discutere rapidamente. Soltanto ieri mattina (lunedì, ndr), a circa 48 ore dal Consiglio provinciale già fissato, abbiamo ricevuto un corposo Piano di risanamento aziendale (120 pagine compreso gli allegati) predisposto e approvato dal Consiglio di amministrazione della società.
Cosa emerge da una prima lettura del corposo documento? Innanzitutto la conferma della perdita di 1.048.000 euro del bilancio del 2024, perdita che viene ripianata dando fondo alle riserve della società nella misura di 500mila euro e tramite l’azzeramento del capitale sociale di 500mila euro precedentemente versato dai soci. Tutti soldi pubblici sprecati». Quanto alla causa del ‘rosso’, «è da ricondursi alla responsabilità dei soci, con particolare riferimento alla Provincia di Cremona che nel corso del 2024 ha fatto mancare alla società circa 500mila euro di commesse promesse». Un’accusa, questa, a cui nei giorni scorsi aveva replicato il presidente Roberto Mariani: «Centro Padane Engineering è sì una società in house, ma per legge, quando si affidano incarichi di progettazione, bisogna fare una verifica di mercato per vedere se altri professionisti offrono lo stesso servizio a costi inferiori». Secondo il Centrodestra, «il risultato negativo della gestione 2024 ha portato i comuni che avevano creduto nelle potenzialità della società ad uscire dalla compagine sociale», che quindi ad oggi è quindi composta dalla Provincia di Brescia, Provincia di Cremona ed Unione Oglio Ciria.
Quanto al piano di risanamento aziendale, «è incentrato principalmente sulla riduzione del numero dei dipendenti i quali sono gli unici, paradossalmente, a non aver responsabilità dirette rispetto alla situazione economica finanziaria: il piano prevede infatti di licenziare quattro persone entro agosto, alle quali si vorrebbe addirittura rateizzare il versamento del Tfr. Si propone inoltre di azzerare i superminimi degli stipendi e di abolire le misure di welfare aziendale. Tali azioni sono totalmente contrarie a quanto accade normalmente nelle aziende ben gestite. Simili azioni non sarebbero tollerate dalle forze politiche che oggi governano la Provincia di Cremona se venissero messe in campo da un imprenditore privato, ma che invece oggi vengono avallate. Un esercizio muscolare che denota un approccio sbrigativo alla soluzione dei problemi aziendali oltre all’assenza di rispetto nei confronti delle 18 persone e delle loro famiglie che hanno investito le loro conoscenze e la loro professionalità nella società. Il nostro gruppo non ritiene, diversamente da quanto sostenuto nel piano, che l’organico della società sia sovradimensionato. Crediamo, invece, che l’organico attuale avrebbe potuto essere pienamente valorizzato se la Provincia avesse creduto di più nella propria società. In questo contesto di crisi, gli unici a non essere penalizzati sarebbero gli amministratori e il direttore generale, nonostante i risultati non certo lusinghieri. Il compenso del presidente e dei due consiglieri di amministrazione (circa 100mila euro all’anno) non verrebbe ridotto. Unica eccezione riguarda il compenso aggiuntivo di 6mila euro per la figura del vicepresidente, indennità che non sarebbe neppure dovuta». Infine «anche la previsione di chiusura del bilancio 2025 indicata in 2,5 milioni di euro circa nel piano di rilancio aziendale, ci lascia perplessi. Se nel primo semestre 2025 i soci hanno conferito alla società incarichi per soli 700mila euro, risulta difficile credere che in soli cinque mesi gli stessi soci affidino alla società incarichi per 1,8 milioni. Ma nel caso avvenisse, e lo auspichiamo, saremmo di fronte ad una palese mancanza di programmazione».
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