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LE SFIDE DELLA SOSTENIBILITÀ

Cer: boom di richieste e altre cinque ‘stazioni’

Nel progetto della Diocesi le cabine primarie salgono a 17. Quella cittadina vicina al debutto

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

30 Luglio 2025 - 05:10

 Cer: boom di richieste e altre cinque ‘stazioni’

CREMONA - La crescita delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) della Diocesi di Cremona non si arresta. Saranno aggiunte altre 5 configurazioni di cabina primaria alle 12 che formano il bacino territoriale gestito dalle 6 Cer attualmente operative sul territorio della Diocesi, 5 delle quali situate nella provincia di Cremona. Ciò significa, in altri termini, che il raggio d’azione delle Cer si sta espandendo fisicamente, e che alle comunità energetiche potrà aderire un numero maggiore di cittadini.

È la prova del nove che il progetto sta funzionando, come spiega il coordinatore, Giuseppe Dasti. «Stiamo ricevendo diverse sollecitazioni da parte di enti e privati cittadini che risiedono al di fuori delle 12 configurazioni di cabina primaria su cui il progetto originariamente operava, e che tuttavia fanno richiesta di poter aderire. Abbiamo dunque deciso di allargare il bacino di gestione con 5 nuove cabine primarie. Lo facciamo con piacere: significa che il nostro modello è riconosciuto dalla cittadinanza come serio e istituzionale».

Tanto che, racconta Dasti, le Comunità energetiche stanno ricevendo attenzione anche ad alti livelli: «Non è un caso — spiega Dasti — che in un seminario promosso dal Politecnico di Milano, accademia tecnico scientifica di importanza indiscussa, Cremona sia stata chiamata a presentare il suo modello. Nell’ambito delle diocesi italiane, siamo in grado di lavorare da apripista. La nostra iniziativa non è calata dall’alto, ma nasce dal basso, dalla realtà territoriale».

Ma lo dimostra anche il fatto che le Cer della Diocesi sono tutte operative, e già da tempo, a differenza di quanto accade in altri territori: «Una a Caravaggio, una a Soresina, una a Castelverde, una a Sospiro, una a Gussola, e una sesta a Viadana — illustra Dasti — recepiscono centinaia di manifestazioni di interesse, che nella maggior parte dei casi diventano domande di adesione. Si procede individuando il cliente all’interno di una configurazione di cabina primaria, così come prevede la legge. Se tutto è in regola, l’utenza viene individuata e il cliente viene accompagnato in tutto il processo. C’è poi un iter per presentare la domanda (esclusivamente online), facilitato dal sito web».

Dasti, come già annunciato, ribadisce che anche Cremona presto avrà la sua Comunità energetica rinnovabile, e che i lavori proseguono. «Verrà costituita quest’autunno — aggiunge — e sarà fondata sullo stesso modello organizzativo delle altre. Anche i soci fondatori saranno del tutto simili a quelli che hanno costituito le 6 già esistenti: si tratta di enti istituzionali che rappresentano tre categorie, ovvero enti pubblici (nel caso di Cremona, sarà il Comune), enti religiosi (le parrocchie della città) ed enti del terzo settore (Ets). Tra i fondatori, Cremona vedrà un certo numero di realtà significative, che comunicheremo a tempo debito».

Tra questi, anticipa Dasti, «ci saranno anche delle università». Alla comunità energetica cittadina faranno capo entrambe le configurazioni di cabina primaria in cui Cremona è suddivisa, portando il numero complessivo delle cabine da 17 a 19. «Dal punto di vista delle cabine primarie — illustra Dasti — la città è ripartita tra Est e Ovest. La nuova Cer sarà in grado di gestire entrambe le porzioni di territorio». Il cronoprogramma: «Entro fine settembre chiuderemo le attività di raccolta del consenso finalizzate ad individuare i soci fondatori. A ottobre ciascuno andrà nei propri organi deliberativi per assumere la decisione di costituire la comunità energetica. Una volta che tutti avranno espresso la propria approvazione, ci sarà l’atto costitutivo vero e proprio, a cui seguirà l’apertura alle manifestazioni di interesse».
Il successo delle Cer diocesane dipende anche dalla forma giuridica che è stata scelta per costituirle. «Le Cer sono fondazioni di partecipazione — chiarisce — e chi aderisce alla Cer diventa socio di una Fondazione, che da statuto è un ente del terzo settore. Hanno una finalità non lucrativa, e una finalità coerente con la legge che istituisce le comunità energetiche. Ecco perché le nostre sono in realtà ‘CerS’, ossia comunità energetiche rinnovabili solidali».

Il prossimo fronte di espansione sono le imprese, chiamate negli ultimi mesi a conoscere questa realtà. «Le 6 Cer hanno vinto un bando della Camera di Commercio che finanzierà una campagna di promozione per l’adesione delle imprese alle Comunità Energetiche. Con questa risorsa, abbiamo incaricato il consorzio Sol.Co di avviare su tutto il territorio provinciale questa campagna, che consiste in incontri diretti o contatti con le imprese, cercando di far conoscere le nostre realtà e rappresentando loro i benefici che esse garantiscono, economici, sociali e ambientali. La comunicazione sta procedendo anche sui social media». La campagna, spiega Dasti, sta già portando i suoi frutti: «Abbiamo già coinvolto anche le associazioni di categoria, creando occasioni conoscitive come incontri e webinar. Le imprese devono comprendere che hanno di fronte una grande opportunità».

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