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LE STORIE DI GIGIO

Così Rachele fa ‘vivere’ i libri da volontaria

Tra le più giovani dell’Auser, a 29 anni è riuscita a trasformare la biblioteca di Sesto ed Uniti in un luogo di incontro e dialogo

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

28 Luglio 2025 - 05:25

Così Rachele fa ‘vivere’ i libri da volontaria

Rachele Salti con il bibliotecario Enzo Cerutti

CREMONA - Sono visti come angeli che regalano il loro tempo per accompagnare le persone fragili a una visita in ospedale; invece lei è circondata dai libri. In genere hanno i capelli bianchi o quasi; invece lei è poco più di una ragazza. Con i suoi 29 anni, Rachele Salti è una delle più giovani se non la più giovane volontaria in assoluto dell’Auser. L’originalità del suo impegno, oltre che del suo entusiasmo contagioso e gratuito, sta nell’aver collaborato a rilanciare la biblioteca comunale di Sesto Cremonese.

«È diventata un luogo di incontro, da vivere, e non un museo da spolverare. È il contributo che ho cercato di dare alla comunità locale, al mio piccolo paese dove sono nata, cresciuta e abito da sempre. Il volontariato è un dono che faccio agli altri ma anche a me stessa». Dopo il Covid, Rachele ha prestato servizio civile presso il Forum del Terzo Settore. Da lì all’Auser, attraverso la sua storica presidente Donata Bertoletti, il passo è stato breve. E con Rachele, l’Auser è sbarcata a Sesto.

«Abbiamo cominciato a parlare della biblioteca, che era praticamente inutilizzata e aperta pochissime ore perché i dipendenti del Comune faticavano a occuparsene». La biblioteca è a fianco del municipio, in una magnifica sala affrescata e restaurata, che in passato era impiegata per altre attività, dagli incontri pubblici ai corsi di zumba. «Io stessa ne ho frequentato uno, avrò avuto 19 anni. Invece quando avevo bisogno di un libro dovevo andare a Cremona o altrove».

Si doveva ripartire da zero e il Comune, con una convenzione, ha affidato la gestione del servizio all’Auser. «All’inizio ero io la bibliotecaria, poi ho trovato lavoro come impiegata presso una società canottieri ma sono rimasta qui». Nel doppio ruolo di presidente e di volontaria della sezione locale dell’Auser. Con lei il nuovo bibliotecario, Enzo Cerutti, Antonia e Caterina, altre colonne dell’associazione. «Sono diventati la mia famiglia: è pensando a loro, a quanto abbiamo condiviso, che, anche se adesso il tempo è pochissimo, ho deciso di rimanere».

Il percorso che ha portato alla rinascita della biblioteca è stato lungo, per niente semplice: un’avventura. «Abbiamo cominciato da quello che c’era, i libri, esaminando il catalogo, i suoi punti di forza e quelli di debolezza. Abbiamo spalancato le porte alla gente, siamo andati nelle scuole e nelle altre realtà del volontariato, abbiamo cercato prima un confronto per capire quali fossero le richieste scoprendo che ce ne sono tantissime, che esiste un mondo molto vasto al di fuori dei libri. Siamo arrivati alla conclusione che la biblioteca non è solo un contenitore sterile di manuali ma un porto che può favorire un dialogo tra persone e generazioni. E su questa base abbiamo ideato alcuni progetti».

Rivolti in particolare alle scuole: «Ci sono tantissimi bambini che adorano le letture interpretate e ne abbiamo messe in cantiere una serie a cadenza mensile. I bambini hanno un mondo meraviglioso che va oltre la tv e il cellulare. Molti sono figli di immigrati, comprese le due cinesine, di 10 o 12 anni, alle quali devo la scoperta dei Manga, i fumetti giapponesi». È tra queste mura che un insegnante in pensione tiene, il sabato mattina, lezioni gratuite. La biblioteca funziona anche il lunedì mattina e il martedì pomeriggio oltre al mercoledì pomeriggio, riservato però esclusivamente agli studenti delle medie.

Ma Rachele e i suoi amici hanno pensato anche agli adulti. «È nato il Club del libro formato da un gruppo di donne che si ritrovano qui. Si comincia con i commenti sulle opere prese in prestito e si finisce per discutere di temi come la politica internazionale, la religione e i propri vissuti, che spesso sono i più disparati». Ci sono giorni uguali a se stessi, altri che confezionano sorprese. Come quella, poche ore fa, del neo diciottenne venuto con la mamma per chiedere un volume su Kobe Bryant, il campione di basket morto nell’elicottero precipitato vicino a Los Angeles.

«I titoli disponibili e dati gratuitamente sono ottomila circa, ne abbiamo acquistati 250 con il fondo Franceschini, che però non è stato rinnovato, potenziando soprattutto la sezione per i bambini, che era scarna, vetusta; altri volumi ce li scambiamo grazie alla Rete bibliotecaria. Ogni lunedì un pulmino, il ‘biblobus’, fa il giro delle biblioteche che aderiscono a quel sistema, arriva sino al Bresciano e al Mantovano».

Con le pagine, dal giallo al romanzo rosa, dal saggio di storia ai classici, è cresciuto anche il numero degli iscritti, degli utenti attivi, come vengono chiamati: «Sono 180 contro i 35-40 di prima. Pochi? Al contrario: tanti, nelle altre biblioteche in cui ho lavorato erano molto meno». Tra i fedelissimi ci sono figure particolari. Come la ricercatrice universitaria di cui hanno scritto i giornali o il signore che cerca soltanto i testi di James Patterson: ne ha divorati oltre trenta, ma gliene mancano ancora di più e ogni volta il bibliotecario cancella con l’evidenziatore giallo, dall’elenco che occupa quattro fogli, quelli riportati indietro.

«Un’altra figura speciale è la settantenne che si è trasferita dalla Bassa Bresciana per seguire la figlia. Il passaggio culturale l’ha devastata, lei così loquace, i cremonesi così chiusi. Adesso viene qui, parla, scambia qualche idea, cose all’apparenza poco importanti che però le fanno sopportare con più leggerezza la sua nuova vita». Ma c’è una fetta di popolazione che probabilmente non sa nemmeno dell’esistenza di questo scrigno di volumi, dipinti e rari strumenti musicali donati da una collezionista del posto.

«Sono i giovani della mia età. Possono sembrare menefreghisti, apatici, indifferenti ma, in realtà, sono riflessivi, e anche delusi. Non è stato fatto su di loro un lavoro quand’erano bambini o ragazzini. Io stessa se da piccola avessi avuto l’opportunità di trascorrere del tempo in un luogo magico come questo, forse sarei stata un’adulta più serena e avrei affrontato meno problematiche rispetto a quelle in cui mi sono imbattuta. Questo probabilmente vale anche per i miei coetanei».

Lei sembra diversa. Grazie alla passione per le potenzialità della biblioteca che ha rimesso in piedi, «un collante sociale per il mio paese»; all’incontro con l’Auser, «un’isola felice dove posso esprimere le mie idee, le mie speranze»; e al volontariato: «So di dare parte delle mie energie agli altri, ma è un’energia positiva che alla fine torna indietro, mi coccola e mi fa stare bene».

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