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VIAGGIO SUL PO IN SECCA

La veneta si incaglia nel ‘fiume di sabbia’

Un equipaggio esperto della Bissolati in difficoltà, a vuoto le operazioni di recupero

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

24 Luglio 2025 - 05:20

La veneta si incaglia nel ‘fiume di sabbia’

CREMONA - Il Po è in risalita arrivando ieri a -7,05 sotto lo zero idrometrico, ma nei giorni scorsi si è rischiato di battere il record raggiunto nel 2022 (-8 e 12 centimetri sotto lo zero) con i -7,82 registrati dall’Aipo il 20 luglio. E con i -7,05, comunque, non si può dire di essere fuori dall’emergenza.

Inoltre per la navigazione il Po è più pericoloso in secca che in piena, come dimostra l’episodio accaduto nei giorni scorsi nel tratto tra il Riglio e lo sbocco della seconda canalina (attualmente sparita, prosciugata dal caldo): una barca a quattro, della canottieri Bissolati, si è incagliata sulla classica ‘socca’ posata sul fondo, la veneta si è inclinata, l’acqua l’ha riempita in pochi secondi e si rovesciata. Qualche momento di paura per l’equipaggio finito nel fiume, in un punto difficile, dove la corrente è molto forte, ma il capobarca ha fatto mantenere la calma a tutti.

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Il Po in secca ha consentito ai vogatori di raggiungere la riva in sicurezza e chiedere soccorsi per recuperare l’imbarcazione, operazione non riuscita anche perché il fiume in risalita l’ha coperta completamente: martedì dallo scafo affondato spuntavano solo le forcole.

L’episodio è avvenuto domenica, dalla Bissolati partono due ‘venete’ una doppia e una quattro. Due equipaggi esperti, soprattutto la barca più grande è pilotata da un poppiere di lungo corso. Ma mai fidarsi del fiume, sempre cangiante e mai uguale da ora in ora. La flottiglia arriva nel punto dove il fondo del fiume si alza e forma rapide e mulinelli, facendo incagliare grossi tronchi di alberi (il perché in questo punto il fondo si alzi e lo spiaggione di fronte sia coperto da migliaia di antichi mattoni forse andrebbe indagato). L’imbarcazione ‘doppia’ essendo leggera e con pochissimo pescaggio riesce a superare le rapide, la quattro la segue, ma è più pesante, il pescaggio è superiore, il fondo tocca il tronco sommerso, la barca si incaglia e si inclina, in pochi secondi il Po entra dalla fiancata e la fa affondare. Sono attimi di paura, il poppiere però mantiene la calma, rassicura l’equipaggio: il livello del fiume è basso, la riva è a qualche decina di metri, si può raggiungere guadando il tratto che li separa. I vogatori recuperano i remi e le borse e, anche se con qualche difficoltà provocata dalla corrente, raggiungono lo spiaggione sani e salvi.

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Il capobarca avvisa Aldo Zambelli, direttore della Bissolati dell’accaduto, che organizza soccorsi e recupero, già un altro motoscafo di un diportista aveva avvicinato i bissolatini per prestare soccorso. Dalla canottieri prende il fiume una barca a motore pilotata da Davide Magri, istruttore di canottaggio, esperto del Po (oltre che suo fotografo) che raggiunge il posto e cerca di recuperare la quattro, adagiata su un fianco e piena d’acqua: impossibile spostarla o farle prendere una posizione da traino, si decide così di legarla a un tronco sulla sponda per non farla andare alla deriva. Il giorno dopo altre due barche a motore della Bissolati tentano il recupero, ma la quattro adagiata sul fondo e con le forcole impuntate nella sabbia, che fanno da ancore, è per il momento inamovibile, ma sempre legata alla cima. Si aspetta dunque che il Po la faccia smuovere con qualche suo cambio d’umore.

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