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Rsa, rette sempre più care: la Regione aumenta i fondi, ma il peso resta alle famiglie

I sindacati denunciano l’insostenibilità economica per molti nuclei familiari e chiedono una riforma strutturale che fermi i rincari, valorizzi il lavoro di cura e garantisca equità

La Provincia Redazione

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13 Luglio 2025 - 05:15

Rsa, rette sempre più care: la Regione aumenta i fondi, ma le famiglie restano scoperte

CREMONA - La Regione Lombardia impegna ogni anno 200 milioni di euro in più rispetto a quattro anni fa per le strutture sociosanitarie, ma le famiglie continuano a pagare rette sempre più insostenibili. A denunciarlo sono i segretari delle tre Confederazioni sindacali – Monica Vangi (CGIL), Roberta Vaia (CISL) e Salvatore Monteduro (UIL) – che chiedono un intervento strutturale per fermare i rincari.

Con una nuova delibera di Giunta, la Regione ha deciso di aumentare ulteriormente le risorse agli enti gestori delle RSA per far fronte ai costi legati ai rinnovi contrattuali. Una parte significativa di questi fondi sarà destinata alle Residenze Sanitarie Assistenziali. Ma secondo i sindacati, il provvedimento è l’ennesimo intervento "a senso unico" che, seppur positivo, lascia scoperte le famiglie lombarde.

«Anche chi ha un familiare in una struttura pubblica o accreditata è costretto a pagare rette ormai fuori controllo», denunciano i sindacalisti. «La quota a carico delle famiglie supera quella prevista dalla normativa nazionale, e gli aumenti continuano senza limiti e senza alcuna trasparenza».

Le RSA ricevono fondi pubblici, ma non sono soggette a vincoli reali sull’adeguamento delle rette: un paradosso che, secondo i sindacati, va affrontato con urgenza. «Serve coraggio da parte dell’assessore e della Giunta per introdurre meccanismi di contenimento dei costi. Le strutture devono essere sostenute, ma anche responsabilizzate. Le risorse pubbliche devono essere condizionate alla tutela effettiva degli utenti e alla sostenibilità economica per le famiglie».

Negli ultimi anni le rette sono cresciute fino a superare i 2.000 euro al mese, diventando un onere insostenibile per la maggior parte dei nuclei familiari lombardi, anche a fronte di un sistema pubblico sempre meno accessibile e incapace di garantire equità.

Per questo CGIL, CISL e UIL Lombardia chiedono che ogni incremento di risorse pubbliche sia vincolato a tre priorità fondamentali:

  • bloccare i rincari delle rette;

  • valorizzare il lavoro di cura nelle RSA;

  • rivedere gli standard assistenziali per garantire qualità e sostenibilità.

In particolare, è indispensabile che Regione Lombardia introduca un sistema di condizionalità che impedisca agli enti gestori di scaricare i maggiori costi sui cittadini mentre ricevono fondi pubblici aggiuntivi.

«Siamo pronti – concludono Vangi, Vaia e Monteduro – insieme alle nostre rappresentanze dei pensionati, a lavorare con tutte le parti coinvolte a una riforma vera e condivisa, che tuteli le famiglie e i lavoratori, metta fine a interventi tampone privi di visione d’insieme e riconosca finalmente il valore economico e sociale della cura, contrastando una deriva privatistica che penalizza le persone più fragili».

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