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Firma falsa sulla ricetta, oppioidi: il nuovo sballo

Prescrizione fasulla per l’ossicodone, Faliva (Cure palliative): «Campanello d’allarme da non sottovalutare»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

11 Luglio 2025 - 05:30

Firma falsa sulla ricetta, oppioidi: il nuovo sballo

Compresse di ossicodone, analgesico oppioide tra i più utilizzati nei casi di dolore cronico specialmente nei pazienti oncologici

CREMONA - La prescrizione: tre confezioni di Delpagos in compresse, farmaco a base di ossicodone, potente analgesico oppioide. In calce, il nome di Alessio Faliva, responsabile del servizio di Terapia del dolore e Cure palliative dell’Asst di Cremona. Quella firma, però, era stata contraffatta. Il farmacista che si è ritrovato la ricetta tra le mani se n’è accorto quasi subito. E ha lanciato l’allarme. Un caso isolato – per il momento – nel Cremonese, che basta tuttavia ad accendere un riflettore su una questione ben più ampia e ad aprire un nuovo fronte caldo nelle farmacie del territorio.

«Non mi era mai capitato di essere vittima di un episodio simile – spiega Faliva —. Sono rimasto sorpreso, ma non più di tanto. La pratica è piuttosto frequente in altre province, come è emerso anche dai colloqui con i carabinieri del Nas». Quella presentata in farmacia era una cosiddetta ‘bianca’, compilata in modo verosimile, con dati autentici del medico prescrittore, ma firmata con una firma falsa. Un falso di buona fattura, reso possibile anche dalla facilità con cui online si possono reperire informazioni mediche e anagrafiche. Un campanello d’allarme, che apre scenari preoccupanti.

Alessio Faliva responsabile del servizio di Terapia del dolore e Cure palliative dell’Asst 


«Mi preme chiarire un aspetto cruciale – sottolinea Faliva –: il vero problema non sono i farmaci in sé. Un paziente con dolore cronico, seguito da un medico, ha un rischio di dipendenza molto basso. L’uso è controllato, il dosaggio calibrato, la terapia monitorata. Il problema, enorme e sottovalutato, è in chi utilizza questi farmaci senza alcuna necessità terapeutica. Non solo tossicodipendenti, ma anche giovani e adulti che li assumono a scopo ricreativo o, peggio, per alimentare il mercato dello spaccio».
Il fenomeno non è circoscritto. Eppure, in provincia di Cremona, la rete tra ospedale, medici di base e farmacie ha finora tenuto.

«Con le farmacie del territorio c’è un dialogo costante, un rapporto solido basato su fiducia e confronto – dice Faliva –. E questo è fondamentale per intercettare situazioni sospette. Una ricetta presentata fuori orario, da una persona sconosciuta, su carta bianca e per un farmaco ad alto impatto come l’ossicodone, deve insospettire. Come con le mail di spam: si sente che c’è qualcosa che non torna. E allora si prende tempo, si cerca di contattare il medico, si verifica».


Il rischio maggiore, secondo lo specialista in Terapia del dolore, riguarda le prescrizioni fuori dal sistema sanitario nazionale. «Io, per scelta, non faccio mai ricette private per farmaci di questa categoria – spiega –. Una ricetta del Servizio sanitario ha un codice tracciabile, una sicurezza in più». Faliva tocca anche un nodo delicato: l’equilibrio tra controllo e libertà prescrittiva. «C’è chi propone di eliminare del tutto le ricette fuori dal Servizio sanitario, ma sarebbe un errore. Esistono medici che lavorano solo in ambito privato, e non si può criminalizzare un’intera modalità. La soluzione sta nella responsabilità: da parte dei farmacisti, nel verificare attentamente; da parte dei medici, nel fare attenzione alle modalità con cui prescrivono farmaci così sensibili».


L’ossicodone, se usato senza controllo, può avere effetti devastanti. «Un uso prolungato, fuori da un contesto terapeutico, comporta rischi serissimi – avverte Faliva –. Può alterare il sistema immunitario, quello ormonale, e in modo particolare agisce sul sistema nervoso centrale. Chi diventa dipendente da queste sostanze è spesso più vulnerabile anche ad altre dipendenze. Le conseguenze non sono solo sanitarie, ma anche sociali: si rovina la vita, si mettono in ginocchio le famiglie. C’è chi arriva a rubare ai genitori per procurarsi la dose». Un gesto che, oltre a tutto, è un reato penale: «Falsificare una ricetta non è uno scherzo: si rischia la galera».


Faliva tiene, però, a non lasciare spazio a equivoci. «Prescrivere un oppiaceo a chi ne ha bisogno è un dovere. Non dobbiamo demonizzare la sostanza. È uno strumento fondamentale per garantire dignità e sollievo a chi vive con dolore cronico. Ma dobbiamo fare in modo che il sistema rimanga sicuro». L’auspicio è che episodi come questo siano uno stimolo per rafforzare quella rete virtuosa che già esiste. «Ospedali, specialisti, medici di base, farmacisti: serve una collaborazione ancora più stretta – conclude Faliva –. Solo così possiamo contrastare il rischio di abusi, proteggere i pazienti e impedire che i farmaci salvavita diventino strumenti di distruzione».

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